È lecito aspettarsi un ulteriore calo dell’NZD/USD, perché il differenziale fra i tassi d’interesse continua a muoversi negativamente, rendendo costosi i corti in NZD.
Gli speculatori sono ancora lunghi sul kiwi (posizioni non commerciali: i lunghi netti rappresentano il 40% delle posizioni aperte totali) e liquideranno le posizioni man mano che la valuta scende in picchiata.
Il prossimo supporto chiave si trova a 0,7188 (minimo 29 marzo), seguito da 0,7154 (minimo 21 marzo).
Al rialzo, una resistenza giace intorno a 0,74 (massimo di metà aprile). Nel complesso, sembra ragionevole un ritorno verso 0,70, o su livelli ancora più bassi.
Venerdì il dollaro neozelandese è stato oggetto di forti pressioni a vendere sulla scia dei deboli dati sull’inflazione.
Il kiwi è sceso dello 0,53% contro il biglietto verde, toccando quota $0,7230. Nel T1, l’inflazione primaria è scesa all’1,1% a/a, in calo dall’1,6% del trimestre precedente.
Dopo essere cresciuta dello 0,5% nell’ultimo trimestre dell’anno scorso, l’inflazione tradable è diminuita dello 0,40% a/a, quella non-tradable si è attenuata al +2,3% a/a.
La forza relativa del kiwi in quel periodo spiega gran parte della riduzione delle pressioni sui prezzi.
Tuttavia, il modello settoriale a fattori, utilizzato dalla banca centrale neozelandese (Reserve Bank of New Zealand, RBNZ), mostra un quadro più luminoso, infatti l’indice tiene all’1,5%.