Mercoledì 10 Ottobre
Ottovolante italiano, ieri a lieto fine, e progressi nella negoziazione Brexit hanno supportato le piazze europee e la moneta unica dopo una partenza sofferta. Wall Street fatica a costruire sul rimbalzo del Vecchio Continente mentre si interrompe la salita dei tassi US con la curva che torna ad appiattirsi e il dollaro che fatica a superare resistenze importanti.
Italia. Un vero ottovolante quello di ieri dove il sollievo che avevo pensato potesse arrivare dopo la difficile sessione di lunedì, si è in effetti concretizzato ma solo dopo ulteriori iniziali sofferenze. All’ora di pranzo lo spread aveva allargato fino a 317bp (aveva chiuso poco sopra 300 lunedì sera) e le banche italiane (indice FTSE All-Banks) perdeva il 1.9% quando questa headline è passata sugli schermi: CONTE, TRIA, SALVINI, DI MAIO TO MEET AT 8 PM OVER BUDGET: BBG. Nonostante il contenuto positivo della notizia fosse più nelle speranze degli osservatori che un dato oggettivo, la situazione ha rappresentato un evidente giro di boa che ha consentito un robusto recupero nelle ore successive. Lo spread con il Bund (10Y) ha finito per segnare una riduzione di 11bp (292bp), di cui 9bp di discesa per il rendimento del BTP (3.47%), trascinatosi dietro anche la sofferente Grecia di questi giorni (7bp di riduzione dello spread per i governativi ellenici). Coerente il progresso del FTSE MIB (+1.1%) che ha riportato in positivo tutte le piazze europee (Euro Stoxx 50 +0.4%). Dalla riunione di ieri sera è in realtà emerso il solito mix di dichiarazioni intransigenti (ITALY'S DI MAIO SAYS TURNING BACK ON 2019 BUDGET PLAN WOULD MEAN "BETRAYING ITALIANS" / ITALY MIN TO CONFIRM TARGETS AFTER WATCHDOG REJECTED PLAN / ITALY PREMIER SAYS FISCAL OUTLINE WON'T CHANGE) e di qualche accennata apertura a limare i numeri (su pensioni e reddito di cittadinanza nello specifico). Oggi il ministro Tria sarà ascoltato in Parlamento (10am). Ieri è intanto arrivata l’attesa bocciatura dell’Ufficio per il Budget del Parlamento nella sua analisi della coerenza e sostenibilità di previsioni macroeconomiche e obiettivi di bilancio contenuti nell’aggiornamento al DEF del 26 settembre. Il giudizio ha solo valore consultivo e il governo tirerà dritto per la sua strada (più o meno disposta alla negoziazione) ma mantiene alto lo scetticismo sul realismo delle ipotesi di crescita che sottendono agli obiettivi dichiarati di deficit. Il volatile gioco delle parti, in cui emerge sempre più chiaramente come la partita vera possa essere rappresentata dalle elezioni europei di maggio, è destinato a continuare in attesa di maggiori dettagli della legge finanziaria che dovranno obbligatoriamente arrivare nei prossimi giorni con le scadenze del 15 (anticipazione a Bruxelles) e del 20 (presentazione in Parlamento) ormai alle porte. Senza dimenticare l’attesissimo giudizio di S&P e Moody’s previsto per il 26.
Brexit. EU, U.K. MAKE PROGRESS IN BREXIT TALKS, DIVORCE TERMS COULD BE SETTLED BY MONDAY –DIPLOMATS / IRELAND FOREIGN MINISTER COVENEY: STRONG CHANCE OF BREXIT DEAL. Le possibilità che un accordo di divorzio venga firmato dal Consiglio Europeo in agenda settimana prossima stanno evidentemente diventando più corpose. In questo caso si sarebbe quindi rispettando la tabella di marcia che prevede di raggiungere un più vago accordo sull’assetto futuro (da dettagliare durante il periodo transitorio al momento previsto fino a fine 2020) nel Consiglio da fissare ad hoc in novembre. Accordi che si cercherà di far ratificare al Parlamento britannico a cavallo tra fine novembre e inizio dicembre. Contro euro la sterlina ha coerentemente raggiunto i livelli migliori da giugno. Dopo i recenti visibili guadagni credo però che il risk-reward a favore della GBP si sia considerevolmente ridotto. Le forche caudine della ratifica inglese rimangono strette, con Theresa May sempre schiacciata tra la sua ala oltranzista (hard-Brexiteers) e i Remainers che continuano a sognare un referendum di ‘ribaltamento’. L’ipotesi base, dal mio punto di vista, rimane quella che, messo di fronte a un out-out tra votare l’accordo raggiunto eventualmente tra il governo UK e l’Europa e una ‘no-deal’ Brexit, i legislatori sceglieranno, molti di essi loro malgrado, la prima opzione. Ma è tutta da verificare l’ipotesi che si arrivi a quel voto in questi termini (l’Europa dovrà lavorare adeguatamente in questo senso) per cui fasi di rinnovata volatilità e il ritorno dell’incertezza sull’esito positivo della vicenda nei prossimi due mesi mi sembrano probabili.
Il recupero dei mercati italiani e il tono costruttivo sulla negoziazione relativa alla Brexit hanno tolto i riflettori dalla price-action del Treasury che ha vissuto una sessione di consolidamento e recupero con una moderata discesa dei rendimenti e flattening della curva in controtendenza rispetto agli ultimi giorni. Il rendimento a 10Y è tornato a 3.20% dopo aver toccato all’apertura europea 3.25%. Ancora una volta il dollaro mostra difficoltà a superare resistenze importanti evidenti sia per l’indice DXY (un paniere molto concentrato sull’euro, ben 57%) sia nel più ampio basket BBDXY, come si vede dai grafici sotto. Ieri, con il recupero della moneta unica nel pomeriggio favorito dall’italico turn-around, il rigetto dai massimi è stato particolarmente evidente. Forse anche perché: “Trump says Fed going too fast in raising interest rates”…
…difficoltà che continua da qualche mese nell’indice più ampio (con maggiore presenza delle valute emergenti)
Wall Street. L’azionario US continua a mostrare difficoltà a ripartire di slancio dalle difficoltà come così spesso ha fatto in passato. Anche ieri il riscatto delle piazze europee, innescato dalla ripartenza del BTP, non è riuscito a infiammare più di tanto gli ‘animal spirits’ statunitensi. Il fatto che si stia attraversando il periodo più ‘buio’ nel black-out dell’acquisto di azioni proprie, che coincide con la fase iniziale delle trimestrali, sta probabilmente avendo un peso. Continuano ad essere i settori che hanno trascinato per mesi al rialzo gli indici a zoppicare. Ieri non è stato in realtà il caso del Nasdaq (praticamente flat come l’S&P 500) ma delle small cap (Russell 2000 -0.5%) che, come si vede anche dal grafico sotto, stanno avendo un ottobre complicato anche analizzando diverse fasce di capitalizzazione nello stesso S&P 500.
Politica italiana (ovviamente) e PPI US, che ci introduce al molto atteso CPI di domani, nel menù di oggi. Buona giornata.
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