- Il titolo Coca-Cola ha una reputazione difensiva, immune ai problemi macroeconomici ed inflazionari
- Ma la storia suggerisce altrimenti: Coca-Cola ha faticato con la crescita anche in un periodo più positivo
- Al prezzo giusto, KO è una scelta allettante. Ma nonostante il selloff del 10% in cinque settimane, il prezzo giusto potrebbe non essere ancora arrivato
L’opinione diffusa suggerisce che Coca-Cola (NYSE:KO) sia il tipo di titolo da comprare al momento. La sicurezza di uno dei marchi più importanti del mondo dovrebbe dare stabilità.
Fonte: Investing.com
Ha senso. Il titolo KO è un successo pluridecennale e uno dei principali fattori dei ritorni superiori al mercato di Berkshire Hathaway (NYSE:BRKa) (NYSE:BRKb) di Warren Buffett. Shortare il titolo sarebbe da pazzi in qualsiasi contesto e aspettarsi un considerevole calo pluriennale è troppo pessimistico.
Ma ci sono degli aspetti da considerare. Nei passati downturn, il titolo Coca-Cola è crollato. Nel contesto che ha creato l’attuale selloff, la compagnia ha davanti un rischio reale che non sembra messo in conto. E, sebbene la performance della compagnia e del titolo sia straordinaria sul lungo termine, lo scorso decennio è stato mediocre.
Ci sono troppi rischi per considerare KO “sicuro”. Al momento giusto e al prezzo giusto, le azioni potrebbero essere allettanti ma, in questo momento, sopra i 58 dollari, il titolo Coca-Cola non è quello che sembra.
Il problema della crescita
Ultimamente, Coca-Cola ha registrato una performance superiore. Compresi i dividendi, ha restituito il 12% nello scorso anno, contro il 16% dell’S&P 500.
Ma anche dopo gli ultimi 12 mesi, KO resta indietro su base pluriennale. I ritorni su tre anni dell’S&P 500 sono del 30,8%, contro il 18,6% di Coca-Cola. Su cinque anni, l’indice è più che raddoppiato rispetto a KO; su un decennio ha fatto quasi lo stesso.
Gli affari semplicemente non sono cresciuti abbastanza velocemente. Dal 2013 al 2021, gli EPS rivisti di Coca-Cola sono passati da 2,08 a 2,32 dollari. Si tratta di una crescita dell’11,5% su otto anni, circa l’1,4% su base annua.
Nel 2013 Coca-Cola ha generato profitti rivisti al netto delle tasse di 12,2 miliardi. L’anno scorso, 12,4 miliardi.
Due punti a favore di Coca-Cola
Ci sono due fattori responsabili di questa performance stagnante.
Innanzitutto, l’enorme ristrutturazione per gran parte degli anni 2010. In particolare l’operazione di “refranchising“ che ha rivoluzionato la sua rete di imbottigliamento.
Il secondo fattore è l’impatto della valuta. In quegli otto anni, l’indice del dollaro USA è salito da 81 a 96, un rafforzamento di quasi il 20%.
Un dollaro più forte è negativo per i profitti di Coca-Cola, in quanto la compagnia ha più costi in dollari che entrate.
È sbagliato quindi dire che gli affari di Coca-Cola abbiano semplicemente smesso di crescere, e/o usare le entrate stagnanti al netto delle tasse per affermare che non crescerà più. La ristrutturazione sembra aver funzionato. Dopo un forte report sugli utili del secondo trimestre a luglio, Coca-Cola ha alzato le previsioni sull’intero anno fiscale. Persino in un contesto inflazionario i consumatori vogliono bere una coca-cola.
Questioni finanziarie
Ci sono due problemi chiave, però. Il primo è che anche un’impresa che va bene non può del tutto negare l’impatto dell’enorme recente impennata del dollaro. Escludendo l’impatto della valuta, Coca-Cola vede gli utili per azione rivisti salire del 14%-15% sull’intero anno fiscale. Tenendone conto, però, la crescita prevista è di appena il 5%-6%.
Ovviamente è un bel problema.
La seconda questione è che, nonostante il forte ribasso da metà agosto, KO è tutt’altro che economico. Le azioni sono scambiate a circa 24x gli EPS rivisti attesi per quest’anno.
È un prezzo che vale la pena pagare per la sicurezza? Alcuni investitori possono pensare di sì. Ma la storia ci viene in aiuto. Sia nel crash del 2008-09 che nel bust del 2000, il titolo KO aveva perso oltre il 30% del suo valore in meno di un anno. Un altro tonfo di questa portata non è certo da qui in poi, ma la storia dimostra che anche KO può essere vittima delle vendite sul mercato.
Ha senso considerare questi rischi a breve termine e comunque vedere una potenziale ipotesi a lungo termine. È probabile che questa ipotesi si realizzi.
Quello che non è ragionevole è presumere che il titolo KO sarà immune a quello che sta succedendo. Non è andata così in passato e quasi certamente non andrà così nemmeno stavolta.
Nota: Al momento della scrittura, Vince Martin non ha posizioni su nessuno dei nomi menzionati.