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Post FED, reazione a scoppio ritardato: su il Dollaro, corregge l'azionario

Pubblicato 27.09.2018, 09:00
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Buongiorno ai Lettori di Investing.com.

La Fed aumenta i tassi di interesse e il mercato reagisce poco o nulla, il ché è bene ricordarlo è lo scenario ideale per una banca centrale. Un aumento di 25 punti base, aspettative di crescita e soprattutto l'eliminazione della frase tassi "accomodanti" all’interno dello statement. Questo sostanzialmente quanto accaduto ieri, ma la reazione dei mercati è stata tutto sommato contenuta anche perché Powell ha cercato di minimizzare il significato di tale modifica.

Secondo alcuni analisti l’aver tolto la parola “accomodante” avrebbe avuto un significato proprio accomodante, certificando un perocorso del ciclo economico ormai maturo e pronto per la sostenibilità. E’ stato interessante vedere come i rendimenti obbligazionari non sono aumentati durante l’annuncio, ma ora stanno calando. Il rendimento a 2 anni ha perso 2 punti base e il rendimento a 10 anni 3 punti base. Ma sul forex stiamo osservando movimenti divergenti dato che il dollaro ha guadagnato terreno durante la notte, nonostante i rendimenti siano diminuiti. Questo potrebbe trovare spiegazione anche nella continua diatriba Trump-Cina ma col rendimento del bond che non riesce ad accelerare al rialzo la forza del biglietto verde potrebbe essere di breve durata.

Wall Street ha chiuso la sessione di mercoledì in calo, l’SP 500 -0.3% a 2906 punti, mentre i futures sono sostanzialmente stabili o in lieve flessione. Ciò non ha aiutato i mercati asiatici che vedono il Nikkei perdere l’1,0% (un rimbalzo dello yen non aiuterà in questo senso), sebbene l’azionario cinese sia sostanzialmente piatto. In Europa stiamo registrando un’accelerazione al ribasso, soprattutto sul DAX e sul nostro FTSE. Nel forex abbiamo una rinnovata vigoria del Dollaro che guadagna un po’ su tutti i fronti eccezion fatta per lo Yen. Nelle materie prime l'oro è stabile, mentre il petrolio ha recuperato parte del terreno perso durante la scivolata di ieri su scorte in crescita.

Il calendario economico è ancora una volta incentrato sugli Stati Uniti, si dovrà prestare attenzione anche all'inflazione preliminare tedesca che potrebbe rappresentare già un buon indizio sull'inflazione dell’Eurozona di domani. Per quanto riguarda la Germania si prevede che rimanga attoron al 2,0% (2,0% ad agosto). Per quanto riguarda i dati statunitensi, gli ordini di beni durevoli e soprattutto la lettura finale del PIL del secondo trimestre saranno i movers più importanti. Per quanto riguarda il PIL si dovrebbe confermare il + 4,2% (+ 4,2% della lettura preliminare). Attenzione perché poi ci saranno anche le parole di Draghi alle 15:30, mentre il presidente della Fed Powell parlerà alle 22:30 (anche se a seguito della conferenza stampa di ieri non ci sarà nulla di nuovo, infine alle 23:45 parlerà anche Stephen Poloz della Bank of Canada.

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