Market Brief
Dopo un avvio di giornata incoraggiante, i mercati azionari USA sono entrati rapidamente in territorio negativo sull’onda della persistente avversione al rischio. Lo S&P 500 ha ceduto il 2,50%, il Dow Jones il 2,21% e il Nasdaq è crollato del 3,41%. In Canada, l’indice S&P/TSX 60 è arretrato dell’1,64% con la ripresa del crollo del Petrolio Greggio WTI, che ieri, in chiusura di seduta, ha raggiunto quota 29,93 USD in Europa, minimo da 13 anni. Stamattina il Petrolio Brent ha testato il livello a 29,73 USD, lo spread fra Brent e WTI ha toccato quota -0,70 centesimi. In Asia, fatta eccezione per la Cina continentale, i mercati azionari regionali si sono mossi in territorio negativo; gli indici di Shanghai e Shenzhen hanno chiuso in positivo, in rialzo rispettivamente dell’1,97% e del 3,81%. La banca centrale cinese (PBoC) ha fissato la quotazione del USD/CNY a 6,5616, in calo dello 0,14% rispetto a ieri. Altrove, l’Hang Seng di Hong Kong ha ceduto lo 0,32%, il Kospi sudcoreano è arretrato di un marginale 0,85%. Il BGK tailandese è calato dello 0,93%, l’indice JCI indonesiano dello 0,50%, in India il BSE Sensex 30 ha ceduto un esiguo 0,14%. In Giappone, i titoli azionari hanno subito un colpo più duro, perché gli ordini di macchinari hanno toccato il minimo da 18 mesi, in calo del -14,4% m/m a fronte del -7,3% previsto e del +10,7% di ottobre. Anche se le cifre sono piuttosto volatili, una contrazione a due cifre non avviene spesso, ciò suggerisce che la fiducia del settore privato è stata intaccata dalle deboli prospettive per la crescita globale e dall’assenza di segnali di ripresa dall’economia giapponese. Dopo la pubblicazione dei dati, la coppia USD/JPY è balzata dello 0,75% a 118,16, poco sopra il supporto precedente ubicato a 118,07. Al ribasso, il supporto più vicino si trova a 116,18, quello successivo giace a 115,57. Il giudizio rimane ribassista. Sul mercato dei cambi, l’USD ha sovraperformato tutte le altre valute del G10. Il franco svizzero ha ceduto lo 0,30% contro il biglietto verde, che ha recuperato le perdite precedenti, riportandosi a quota 1,0090. Durante la seduta asiatica, la coppia ha trovato un forte supporto a 1,0057 (50% di Fibonacci sulla svalutazione di novembre e dicembre). Al rialzo, si osserva una resistenza a 1,0121 (61,8% di Fibonacci e massimi d’inizio gennaio). Nel complesso, le valute legate alle materie prime hanno vissuto una seduta difficile in Asia perché il petrolio ha fatto registrare minimi che non si vedevano da anni. Ciò nonostante, stamattina l’AUD ha ripreso fiato grazie ai dati incoraggianti riferiti al mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione ha sorpreso gli osservatori, rimanendo stabile al 5,8%, a fronte del rialzo pari allo 0,1% (5,9%) stimato dagli economisti. Per quanto riguarda la variazione nell’occupazione, c’è stata solo una contrazione pari a 1.000 unità a fronte delle 10.000 previste dal mercato. L’incremento del mese precedente è stato rivisto al rialzo, a 74.900 da 71.400 unità. L’AUD/USD ora passa di mano a 0,6960, dopo aver testato molte volte il supporto a 0,6937 USD (minimo 29 settembre). Il giudizio rimane inclinato al ribasso, il prossimo livello chiave giace a 0,6896 USD (minimo 11 settembre). Oggi gli operatori monitoreranno l’IPC in Svezia; la produzione industriale in Italia; la decisione sul tasso della BoE; le riserve in oro e valuta straniera in Russia; i prezzi all’importazione, le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione e il discorso di Bullard negli USA. |