Rischio e speranza: l'appetito dei mercati sotto Trump 2.0

Pubblicato 22.01.2025, 09:24
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"Il miglior politico è colui che sa servire gli altri, non servirsene.” (Seneca)

Finché c’è appetito per il rischio, c’è speranza. Le borse europee hanno chiuso in rialzo, con lo STOXX 600 a +0,4%, il FTSE 100 a +0,3%, il DAX a +0,2% e il CAC 40 a +0,5%. In controtendenza, l’indice di Piazza Affari (FTSE MIB) ha registrato un calo dello 0,23%, mantenendosi comunque sopra i 36.000 punti, il massimo dal 2007. Negli Stati Uniti, gli indici azionari hanno registrato guadagni, con l’S&P 500 che ha superato la soglia dei 6.000 punti per la prima volta in due settimane. Il sentiment di mercato è stato supportato da un mix di animal spirits, e aspettative di una buona stagione degli utili del quarto trimestre in Usa. Tra i temi principali, l’ottimismo legato alle politiche Trump 2.0 continua a dominare, con sviluppi meno aggressivi del previsto sui dazi verso la Cina, sebbene nuove tariffe verso Canada e Messico rimangano in discussione. Il mercato attende ulteriori dettagli sulle politiche fiscali e commerciali, regolamentazione cripto (ieri Bitcoin su nuovi massimi) con un occhio ai risultati delle big tech, previsti nella settimana del 27 gennaio, e alla riapertura delle finestre per i buyback aziendali.

C’è appetito, per il rischio in Europa

Secondo l’ultimo BofA Global Fund Manager Survey, gli investitori rimangono ottimisti sulle azioni statunitensi e sul dollaro, ma mostrano pessimismo su altre classi di attivi, in particolare sulle obbligazioni, con la più alta sottoponderazione dal 2022. Il livello di liquidità è rimasto invariato al 3,9%, il minimo da giugno 2021, segnalando un rinnovato appetito per il rischio. I gestori hanno aumentato le allocazioni sull’Europa, segnando il secondo incremento più ampio degli ultimi 25 anni, a scapito delle azioni statunitensi, passate dal record di sovrappeso del 36% di dicembre al 19%. Tuttavia, persistono preoccupazioni per un rialzo disordinato dei rendimenti obbligazionari, considerato lo scenario più negativo per il 2025, e per il rischio di una stretta monetaria aggiuntiva da parte della Fed a causa dell’inflazione. Infine le aspettative di crescita economica globale restano tiepide, con solo il 26% che prevede un boom economico.

Donald come Re Mida?

Sul fronte politico, Donald Trump ha giurato come 47° presidente degli Stati Uniti, annunciando una serie di politiche destinate a plasmare i mercati e l’economia globale. Nel suo discorso inaugurale, Trump ha dipinto un quadro fosco ma ambizioso, promettendo una “età dell’oro” per l’America. Tra le priorità, la dichiarazione di un’emergenza energetica nazionale per aumentare la produzione di combustibili fossili, lo sviluppo di nuovi giacimenti su terreni federali e l’allentamento delle normative sul clima introdotte dall’amministrazione Biden (Usa fuori dall’accordo sul clima di Parigi). Tuttavia, molti dei suoi piani dipenderanno da un Congresso con maggioranze repubblicane strette e già segnato da divisioni interne. Sullo sfondo, l’eredità controversa di Trump pesa: è il presidente più anziano mai eletto, il primo con una condanna penale e con due impeachment alle spalle. Nonostante ciò, Trump torna alla guida degli Stati Uniti più determinato che mai, con un controllo più ampio delle leve del potere e un’agenda che potrebbe amplificare la volatilità nei mercati globali.

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