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Scivolone dell’USD, pausa del rally dell’azionario

Pubblicato 16.08.2016, 10:24
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Martedì il dollaro USA è sceso in picchiata perché i partecipanti al mercato attendono la pubblicazione dei verbali del FOMC di luglio.

Il mercato teme sempre di più che la Fed sia diventata ancor più “colomba” sulla scia delle deboli prospettive globali e della forte inclinazione accomodante di gran parte delle banche centrali di tutto il mondo; il biglietto verde ha ceduto terreno contro tutte le valute G10, scendendo soprattutto contro lo yen giapponese, il kiwi (NZD) e l’aussie (AUD).

L’USD/JPY ha violato il minimo della fascia mensile a 100,68 (minimo 2 agosto) e ora testa l’area di supporto successiva, compresa fra 99,02 e 100,60 (minimo 24 giugno, livello psicologico e 50% di Fibonacci sul rally in atto dal 2011 al 2015).

La struttura tecnica suggerisce un’impostazione ribassista di lungo termine. Il prossimo supporto chiave giace a 94,64 (61,8% di Fibonacci).

Nella notte, gran parte delle valute legate alle materie prime ha esteso i guadagni, malgrado la stabilizzazione dei prezzi del Petrolio Greggio. Il forte rally dei metalli preziosi non è però di grande aiuto per l’AUD.

L’Oro ha guadagnato lo 0,70% a Tokyo e ha testato il livello a 1.350 USD; il dollaro australiano è lievitato dello 0,45%, salendo a 0,77 contro il biglietto verde.

Il dollaro australiano continua a rinsaldarsi nonostante il taglio del tasso della RBA d’inizio agosto, perché gli investitori cercano disperatamente rendimenti più elevati.

La pubblicazione non ha fornito indizi su un ulteriore taglio da parte della banca centrale prima della fine dell’anno.

La coppia AUD/USD sta per testare la base del canale discendente pluriennale, che al momento si aggira intorno a 0,7750.

L’AUD/USD ha un certo potenziale al ribasso, ma sembra che solo un rafforzamento delle aspettative di un rialzo del tasso dalla Fed possa aiutare la RBA a svalutare l’AUD.

Mentre scriviamo, l’EUR/USD tenta di violare il livello di resistenza 1,1231-1,1234 (61,8% di Fibonacci sulla svalutazione di luglio e massimo 2 agosto).

Dalla Brexit, la moneta unica si è mossa per lo più lateralmente, mentre gli investitori valutavano le conseguenze di breve e lungo termine di un’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.

Questo processo non si è ancora concluso, ciò significa che il rialzo dell’EUR/USD è dovuto soprattutto alla debolezza del dollaro e non all’euro forte.

Per quanto concerne l’azionario, le borse regionali asiatiche sono tutte in calo per le prese di beneficio degli operatori dopo il recente rally. Il Nikkei giapponese ha ceduto l’1,62% e il Topix l’1,38%. Nella Cina continentale, l’indice CSI 300 ha ceduto lo 0,36%. Sulle piazze offshore, l’Hang Seng di Hong Kong ha guadagnato un marginale 0,08%, invece il Taiex di Taiwan ha ceduto lo 0,42%. Infine, in Europa i future sui listini azionari seguono la scia dell’Asia, mostrando diffusamente il segno meno.

Oggi gli operatori monitoreranno il rapporto sull’inflazione, l’indice dei prezzi al dettaglio (RPI) e l’IPP nel Regno Unito; il sondaggio ZEW in Germania; le vendite del manifatturiero in Canada; i nuovi cantieri residenziali, i permessi di costruzione, l’IPC, la produzione industriale e il tasso di utilizzo degli impianti negli USA.

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