Quando i tassi di interesse scendono, i titoli che pagano dividendi diventano più allettanti. Questo perché, in un contesto di tassi in discesa, i cosiddetti asset rifugio (come i bond governativi ed i conti di risparmio bancari) pagano quasi zero, spingendo gli investitori a cercare altre opportunità per avere dei ritorni decenti.
Con la Federal Reserve USA che lascia intendere un taglio dei tassi come prossima mossa anziché l’aumento atteso, è probabilmente il momento giusto per dare un’occhiata al mondo dei titoli che pagano dividendi e cercare compagnie che hanno fatto del restituire i soldi agli investitori una priorità. Oggi ci concentreremo su due super-colossi del petrolio per capire quale sia meglio per questa strategia.
1. Royal Dutch Shell
Tra i supergiganti petroliferi è difficile ignorare Royal Dutch Shell (NYSE:RDSa) per quanto riguarda l’ottenere un succoso dividendo. La compagnia paga 0,94 dollari ad azione di dividendo trimestrale, che si traduce in un rendimento annuo del 6% al prezzo di ieri.
Il titolo ha chiuso con un balzo dell’1,4% a 63,62 dollari ieri, nel quarto giorno consecutivo al rialzo. È schizzato del 9,5% finora quest’anno e, malgrado i problemi degli ultimi anni, ha registrato un’impennata del 17% nello scorso decennio.
Nell’ultimo aggiornamento della strategia martedì, il colosso petrolifero anglo-olandese ha previsto una generazione di denaro molto più forte nei prossimi anni. Ciò potrebbe significare che il produttore sarà in una posizione migliore per alzare il suo dividendo, che ha mantenuto invariato negli ultimi quattro anni.
Shell ha affermato di poter spendere 125 miliardi di dollari in dividendi e riacquisti di azioni tra il 2021 ed il 2025. La compagnia ha pagato 16 miliardi di dollari di dividendi annui lo scorso anno, oltre all’attuale programma di riacquisto che segna una media di poco meno di 10 miliardi di dollari l’anno.
Queste previsioni potrebbero dimostrarsi ottimistiche, tuttavia, se l’attuale ribasso del prezzo del greggio dovesse persistere. Il titolo di Shell ha avuto una performance bassa dopo il tonfo del greggio del 2014 in quanto il debito della compagnia è aumentato esponenzialmente in seguito all’acquisizione di BG Group. Da allora, Shell ha lavorato duramente per tagliare il debito ed ha reso prioritaria la restituzione di denaro agli investitori.
Secondo noi, Shell è molto più preparata stavolta per gestire un calo prolungato del prezzo del greggio grazie alla sua aggressiva strategia di riduzione del debito, appoggiata dal piano di vendita di asset per un valore di 30 miliardi di dollari.
2. Exxon Mobil
Exxon Mobil Corp (NYSE:XOM), altro produttore petrolifero globale, presenta un’equazione di rischio-ricompensa differente se si è alla ricerca di rendimenti del dividendo maggiori. Dopo un crollo dell’8% negli ultimi tre mesi, il titolo rende ora circa il 4,7% con i dividendi, molto più rispetto alla media quinquennale passata di circa il 3,5%.
La compagnia paga 0,87 dollari ad azione ogni trimestre, con un aumento di oltre il 5% l’anno negli ultimi cinque anni.
Diversamente da Shell, Exxon alza il dividendo ogni anno, da oltre 30 anni di fila, malgrado operi in un settore altamente volatile. Questo risultato la dice lunga sulla qualità del bilancio della compagnia e sulla sua abilità di generare ritorni superiori per gli azionisti.
Il titolo ieri ha chiuso con un balzo dell’1,8% a 74,31 dollari ed è schizzato del 9% dall’inizio del 2019. La performance del titolo negli ultimi 10 anni non è stata spettacolare, ma ha comunque segnato +1,8% nel periodo.
Exxon, rispetto agli operatori puramente upstream, ha una capacità migliore di superare un periodo di ribasso sui mercati energetici grazie alla sua enorme portata ed alla sua diversificazione di asset. La posizione dominante della compagnia nei settori delle operazioni upstream e downstream e nell’industria chimica contribuisce a farla restare redditizia, persino durante le recessioni e nei periodi di grave consolidamento del mercato delle materie prime.
Morale della favola
Per gli investitori da reddito a lungo termine, le compagnie presentano un appeal diverso. Se siete tori del greggio, vale la pena considerare il succoso rendimento del dividendo di Shell, soprattutto con gli sforzi della compagnia per risanare il bilancio che stanno dando risultati. Se il prezzo del greggio dovesse migliorare, Shell ha un mix di asset allettante con cui produrre solidi flussi di cassa, col potenziale di aumentare i dividendi.
Il rendimento di Exxon, invece, potrebbe non sembrare altrettanto interessante, ma la compagnia è uno dei migliori operatori nel settore petrolifero. Il suo bilancio è forte, il suo payout ratio è gestibile e la compagnia ha un massiccio piano di crescita in atto. Consigliamo entrambi i titoli agli investitori buy and hold che puntano a guadagnare entrate costanti.