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Tavola Rotonda sull'anno 2017, previsioni e idee (parte 1)

Pubblicato 25.12.2016, 13:00
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Cari Lettori,

come oramai è nostra tradizione, con il desiderio di portarvi a conoscenza delle idee e dei pareri degli analisti ed esperti di trading per l’anno 2017, Investing.com è lieta, anche quest’anno, di proporvi una “Tavola rotonda” alla quale, alcuni fra i migliori di loro, ai quali vanno i nostri sinceri ringraziamenti, hanno gentilmente partecipato.

Per motivi di spazio abbiamo diviso in due parti la tavola rotonda, la seconda parte verrà pubblicata il 29 dicembre.

Di seguito proponiamo, con l’augurio di farvi cosa gradita, una selezione di questi pareri, riflessioni ed indicazioni che, ci auguriamo, possano esservi di aiuto per le scelte di trading nel Nuovo Anno.

Lo Staff di Investing.com Italia, al suo completo, vi porge i suoi migliori Auguri per un Sereno Natale ed un Prospero Anno Nuovo.

Buona lettura.

FRANCESCO BOSCOLO BRAGADIN
Lambra Analysis Ltd. - Vedaforexsignals

I mercati azionari statunitensi ai massimi storici stanno trasmettendo una tale euforia che stavo quasi per lasciarmi inebriare dai suoi fumi allucinogeni.

Purtroppo non vivo nel paese delle meraviglie, non credo alle magie, all’influenza delle costellazioni e tempeste solari o alle rotture di supporti e resistenze che non rispondano alle domande: chi sta spostando soldi? Perché’? Dove? Ormai gran parte degli affari in finanza si fanno creando simil Abacus2007-AC1 oppure attraverso operazioni di Shares Buyback o M&A finanziate da Junk Bonds.

Il suggerimento di Lambra Analysis per il 2017 è di stare alla larga dai titoli bancari e in generale, diminuire significativamente l’ammontare di risorse allocate in azionario sino a quando una correzione del 20 – 30% sia avvenuta. Di seguito l’analisi:

Come tutti sappiamo, il dollaro sta vivendo una fase di estremo rafforzamento col Indice del Dollaro(DXY) ben al disopra dei 100 e ci sembra anche strano che stia attraversando una tale crisi di liquidità nonostante la quantità di denaro “stampata” dal 2008 a oggi: $3,300 Miliardi. Il patrimonio della FED è cresciuto di quattro volte mentre il di PIL appena una.

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Risulta meno strano se pensiamo che insieme a quella quantità di monetata creata, i mercati hanno generato $60,000 Miliardi di debito e centinaia di migliaia di Miliardi di dollari in derivati (solo Deutsche Bank ne ha generati $75,000 Miliardi).

La nuova moneta ha generato una leva finanziaria di 50 a 1. Non tutto il debito e derivati emessi, costituisce “cash” nel senso che conosciamo. Quando il valore del margine posto a garanzia scende (e ciò succederà con l’alzamento dei tassi di interesse) la controparte, liquida la sua posizione obbligando l’altra al riacquisto (repo market) che ovviamente fallirà nell’adempimento della sua obbligazione.

In diverse fasi i creditori rifiutano di fare il roll over, banche rifiutano di prestare soldi ad altre banche e il sistema entra nella fase di deleverage (riduzione della leva finanziaria) perché’ gli attori del mercato, vogliono ritornare in possesso della liquidità.

La domanda sorge spontanea: Liquidità? Quale?

Ed è proprio in quel caso, che il dollaro mostra i suoi denti; le prove le conosciamo tutti: la crescita del Indice del Dollaro dal 2013 a oggi, la crisi delle banche italiane (vedi mio articolo sulla guerra valutaria), la liquidazione di bond americani da parte della Cina, Russia e Arabia Saudita ($1,500 Miliardi in un solo giorno a Ottobre) fa capire come queste nazioni abbiano bisogno di dollari per mantenere il Peg o per compensare il flusso in uscita; i rendimenti dei decennali in rialzo e tanti altri fattori come la correlazione triangolare tra TIPS (Treasury Inflaction Protected Securities), oro e il T10Y, che ometto per non complicare le cose.

L’intero sistema è un campo minato di “Bad Debt” ed è tale sin dall’origine. Bisogna solo capire quale mina esploderà per prima.

$5,400 Miliardi di debito emesso da aziende del settore energetico tra il 2009 e il 2015 la maggior parte delle quali petroliferi. La sostenibilità di quel debito era basata sul prezzo del greggio a $70 al barile. Col prezzo al disotto dei $60 negli ultimi 2 anni il tasso di inadempienza di quei bond è schizzato verso l’alto.

Un’altra minaccia arriva dai Corporate Bond dei mercati emergenti che ammontano a circa $9,000 miliardi. Questi non sono titoli del debito pubblico come quelli che hanno causato la crisi della Grecia nel 2011 piuttosto obbligazioni emesse in dollari da produttori di commodities in Brasile, Russia, Messico, Indonesia, Tailandia, Turchia e chi più ne ha più ne metta; fatto sta che il rafforzamento del dollaro rende questi debiti ancora più difficili da ripagare.

Il problema sta sempre lì, nell’ammontare di derivati creati da questo debito tale per cui una minima perdita di pochi punti percentuali, si tradurrebbe in un terremoto per via della leva finanziaria.

Da dove parte il tutto? Le banche centrali negli ultimi hanno fatto a gara per la riduzione dei tassi ed indebolire la propria moneta (Draghi è in testa al momento) portando il rendimento dei titoli di stato di breve, sotto lo zero%. La strategia dei rendimenti negativi offre un rimedio temporaneo al rallentamento della crescita ma ha destabilizzato ulteriormente il mercato interbancario dell’approvvigionamento di risorse e minato la stabilità finanziaria dell’intera industria finanziaria togliendo rendimenti sicuri dalle loro tasche.

La giustificazione che la Yellen ha sempre sostenuto è stata quella di far crescere l’inflazione. Di fatto sappiano che l’unica inflazione cresciuta è stata quella degli asset finanziari (guarda indici americani) anche perché’ questo debito non è andato nell’economia reale, non ha fatto crescere capacità di spesa né salari né influenzato altre variabili macroeconomiche.

Cosa potrà evitare il panico? Un’ulteriore iniezione di liquidità attraverso QE che di fatto avrà lo stesso effetto della marjuana e della morfina, non ti farà sentire il dolore alterando la percezione della realtà.

Noi di Lambra Analysi Ltd crediamo che la soluzione sarà quella di riportare i tassi di interesse costantemente al disopra dell’inflazione. Sarà estremamente doloroso, ma giusto, per la collettività. Se ciò non avverrà nell’immediato futuro allora continueremo a danzare nella sala da ballo del Titanic in viaggio per NYC, spensieratamente credendo che la nostra nave sia inaffondabile.

Pensiamo che si possano trovare veloci profitti da operazioni intraday ma crediamo altresì che sia necessario essere prudenti e aspettare le opportunità’ giuste, se vogliamo cercare effettivo “Valore”.

GERARDO MARCIANO

Proiezionidiborsa

Previsioni di prezzo e tempo per l’anno 2017 dei mercati azionari

L'anno 2016 si avvicina agli ultimi giorni di contrattazione. E' stato un anno di forti ribassi per i mercati europei e di successiva ripresa negli ultimi mesi, mentre il mercato giapponese e americano, ha visto una salita quasi ininterrotta.

A questo punto è lecito già da ora, iniziare a tirare le somme sull'anno che è appena trascorso ed effettuare le prime bozze di proiezioni sull'anno che verrà. Le nostre proiezioni per il 2016 (Figura 1) sui mercati americani, fino ad oggi, si sono rivelate corrette con percentuali superiori al 90%.

Figura 1_Frattale previsionale anno 2016 e quello che è realmente successo

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Come sarà l'anno 2017 dei mercati americani?

L'anno 2017 per i mercati americani (Figura 2) dovrebbe chiudersi in negativo con percentuali fra il 7 ed il 10%. Fino al mese di maggio, dovremmo assistere a una fase di congestione per poi lasciare spazio a direzionalità rialzista fino alla fine di agosto.

Da quel momento in poi dovrebbe iniziare un vero e proprio panic selling con discese verticali da brivido per almeno 6/7 mesi consecutivi.

Ricordiamo che i mercati internazionali sono correlati con Wall Street con percentuale del 76% e quindi tutti gli altri mercati (chi più, chi meno) dovrebbero ricalcare questo percorso.

Figura 2_Frattale previsionale per l'anno 2017 dei mercati americani su scala giornaliera

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Quali sono i valori che andranno monitorati nel corso dell'anno venturo?

Questi valoro andranno probabilmente aggiornati al 30 dicembre 2016.
Future FTSE MIB
Trend rialzista. Possibili ritracciamenti fino all’area 18.275/17.830. Il trend diventa ribassista solo con chiusure daily e poi settimanali inferiori ai 17.610. Long sopra 18.275. Short sotto 17.610.
Future Dax
Trend rialzista. Possibili ritracciamenti fino all’area 10.095/9.983. Il trend diventa ribassista solo con chiusure daily e poi settimanali inferiori ai 9.935. Long sopra 10.095. Short sotto 9.935.
Future Eurostoxx
Trend rialzista. Possibili ritracciamenti fino all’area 2.907/2.865. Il trend diventa ribassista solo con chiusure daily e poi settimanali inferiori ai 2.827. Long sopra 2.907. Short sotto 2.827.
S&P 500
Trend rialzista. Possibili ritracciamenti fino all’area 2.053/2.034. Il trend diventa ribassista solo con chiusure daily e poi settimanali inferiori ai 2.029. Long sopra 2.053. Short sotto 2.029.

Questi sono valori che saranno soggetti a modifica e verifica mensile.

A questo punto possiamo definire i canali temporanei di minimo/massimo da ora fino a Luglio/agosto 2017.

Nel corso del tempo questi canali andranno aggiornati e ricalcolati.
Future Ftse Mib
Minimo fra 18.275/17.610
Massimo fra 23.785/23.005
Future Dax
Minimo fra 10.095/9.983
Massimo fra 12.045/11.990
Future Eurostoxx
Minimo fra 2.907/2.865
Massimo fra 3.415/3.394
S&P 500
Minimo fra 2.053/2.034
Massimo fra 2.500/2.465

Nulla da aggiungere: da ora in poi si dovranno solo monitorare i valori e i cambiamenti eventuali di trend, ribadendo che le verifiche mensili che andremo a fare faranno variare i prezzi proiettati.
Si procederà per steps.

ROBERTO D’ADDARIO
Rdfinanza.it


2017: Materie prime, osserva dove vanno per sapere cosa fare…

Parto dall’idea che non è possibile, a mio parere, fornire una indicazione in ottica trading e quindi con un orizzonte temporale breve, su un periodo così lungo, oltre al supporto dei grafici è necessario fare anche delle valutazioni macroeconomiche.

Probabilmente assisteremo ad un passaggio di testimone dalle banche centrali ai singoli stati, ovvero la tendenza potrebbe essere quella di un passaggio da una politica monetaria ad una politica fiscale per sostenere l’aumento dell’inflazione diventata ormai una ossessione da parte dei governi e delle banche centrali.

L’andamento dell’inflazione è spesso anticipato dalle variazioni di prezzo delle materie prime ed in particolare Petrolio Greggio e Rame.

Non è tanto la loro quotazione che bisogna osservare, quanto lo scostamento in termini percentuali rispetto ad un periodo precedente.

Nel grafico sottostante possiamo vedere l’evoluzione delle quotazioni del petrolio.

Le quotazioni del petrolio hanno raggiunto il loro minimo nel mese di febbraio 2016, da Febbraio 2016 a Dicembre 2016 il petrolio ha più che raddoppiato la sua quotazione registrando quindi un +100%.

L’effetto di tale variazione, verrà però percepito dalle statistiche ufficiali nei primi mesi del 2017.

Quindi è possibile che le quotazioni del petrolio possano subire un incremento, ma non è affatto scontato in quanto potrebbero rimanere anche alle attuali quotazioni pur in presenza di una inflazione registrata in aumento.

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Un’altra materia prima, forse anche più importante del petrolio, per valutare le aspettative sull’inflazione è il rame. Infatti mentre il petrolio è soggetto alla concorrenza di fonti energetiche alternative, il rame trova largo impiego nel settore industriale in quanto conduttore di primaria importanza.

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Il rame ha avuto un trend discendente negli ultimi anni che sembra essersi interrotto in questi ultimi mesi. Riflettendoci un attimo è tutto compatibile con quanto accaduto negli ultimi anni.
Infatti siamo stati in presenza di una inflazione reale di fatto stagnante, nonostante le politiche monetarie aggressive da parte delle banche centrali, che si sono riflettute in un prezzo delle quotazioni del rame decrescenti. Quindi l’interruzione del trend al ribasso, sembrerebbe segnare l’inizio di una nuova fase economica.

Ulteriore passaggio che voglio valutare è il dollar index. Il dollar index è un indice che serve per misurare la forza del dollaro nei confronti di un paniere di valute (euro, sterlina, yen, dollaro canadese, corona svedese e franco svizzero). Ho voluto riportare questo grafico in quanto attesta l’attuale forza del dollaro americano.

Tutte le materie prime ed i principali contratti futures sono quotati in dollari americani. Questo ci dice che i maggiori contratti di scambio sono espressi in dollari e questo rimane sempre vero aldilà delle quotazioni del dollaro rispetto alle altre valute. L’attuale forza del dollaro però potrebbe essere ulteriormente sostenuta anche dalle politiche, per ora parliamo solo di promesse, del neo presidente americano Trump.

Se così fosse, un dollaro forte avrebbe un impatto negativo sulla crescita dei paesi emergenti da un punto di vista delle quotazioni azionarie in quanto oltre alle materie prime denominate in dollari, i paesi emergenti hanno il loro debito espresso in dollari americani e quindi un rafforzamento dello stesso sarebbe negativo per le economie emergenti che potrebbero vedere le loro valute deprezzate e di conseguenza potrebbe esserci l’intervento da parte delle banche centrali locali a sostegno delle quotazioni delle diverse valute nazionali.

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Una ulteriore considerazione che voglio fare è relativa al rendimento dell’obbligazionario investment grade. Ho messo in confronto il rendimento del US 10-Anni T-Note ed il Euro Bund tedesco a 10 anni. Come è possibile notare, il rendimento del titolo di stato americano ha sempre anticipato il rendimento del titolo di stato tedesco. Un aumento dei rendimenti dell’obbligazionario investment grade è anch’esso compatibile con uno scenario inflazionistico. (Linea viola bund, linea blu Treasury)

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Tutte le considerazioni appena svolte tengono conto della situazione allo stato attuale che chiaramente può sempre cambiare da un momento all’altro e quindi rimettere in discussione tutti i ragionamenti fin qui svolti. Infatti bisogna comunque considerare che ci sono diverse incognite come le tensioni a livello geopolitico, soprattutto in Europa nei rapporti tra i diversi stati che, tra l’altro, sono alle prese con un sistema bancario in estrema difficoltà. Per questo motivo uno degli asset che non deve mai mancare in portafoglio deve essere l’oro di cui riporto il grafico. Aldilà delle quotazioni assunte da questa materia prima e dalle considerazioni tecniche che è possibile fare, vale la pena ricordare che storicamente questo asset ha sempre manifestato la sua forza in momenti di inflazione elevata, nei momenti di crisi finanziarie oppure di shock geopolitici. L’oro può essere utilizzato come unità di misura per esprimere le quotazioni reali di un indice ma anche di un bene e ci aiuta a capire se ciò che stiamo valutando in termini reali è sottovalutato o meno.

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Partendo quindi dallo spunto appena esposto, ho valutato la quotazione del principale indice azionario S&P 500 in oro per poter capire in termini reali e da un altro punto di vista l’andamento della quotazione dell’indice azionario. A seguito della brusca correzione intervenuta dal 2000 al 2010, attualmente l’indice S&P 500 espresso in oro è ben lontano dai massimi storici raggiunti nel 2000 e quindi potrebbe avere degli ulteriori spazi di crescita nei prossimi anni.

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In conclusione, allo stato attuale delle cose e in considerazione dei ragionamenti svolti, per il 2017 le mosse da valutare sono:
⦁ Aumento e mantenimento delle posizioni in dollari americani;
⦁ Lieve aumento ed accumulazione delle posizioni in oro;
⦁ Mantenimento esposizione su azionario USA ed Europa;
⦁ Mantenimento esposizione su High Yeld USA ed Europa;
⦁ Mantenimento/lieve riduzione dell’esposizione su obbligazionario emergente.
⦁ Riduzione dell’esposizione sui mercati azionari emergenti;
⦁ Riduzione decisa dell’obbligazionario investment grade;
Quanto riportato nel presente articolo è una opinione personale dell’autore al solo scopo didattico che quindi non costituisce in alcun modo sollecitazione al risparmio o indicazione agli investimenti che devono essere eventualmente valutati con il proprio consulente.

Roberto D’Addario
Consulente Finanziario Indipendente

CORRADO RONDELLI
Rataran.com

Analisi Tecnica per l’anno 2017

Personalmente credo che l’anno 2017 sarà ricco di sorprese e con direzioni evidenti al contrario di quanto accaduto nella seconda parte del 2016 dove la latealità per i mercati europei l’ha fatta da padrona. In linea di massima mi aspetto una prima parte all’insegna del rialzo per tutti i mercati in generale e una seconda parte dove S&P 500 trainerà il resto dei mercati verso i bassi fondi.

Partiamo appunto da S&P 500 dove credo vedremo nuovi massimi aggiornati per via dei buoni dati macro che continuano ad arrivare; inoltre vedo molta euforia per la politica espressa a parole da Trump e anche questo aiuterà la probabile continuazione dell’ondata rialzista che, a mio avviso, potrà spingersi fino ad area 2.300/2.350 punti.

E’ comunque innegabile che ci troviamo di fronte a dei prezzi enormemente sopra il loro reale valore e quindi credo che, come per ogni bolla che si rispetti, nella seconda parte dell’anno potremmo assistere ad una inesorabile discesa che potrebbe portare i corsi addirittura fino ad area 1.600 dove troverà un primo vero supporto statico di lungo periodo.

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Il Petrolio Greggio andrà a braccetto con S&P500. Credo che vedremo finalmente area 55/60 dollari, ma non escludo escursioni fino a 69 dollari; il problema principale sarà capire se riusciranno a sistemare il rapporto domanda/offerta che in questi anni ha creato la vertiginosa discesa fino ai minimi di febbraio 2016 in area 26 dollari. Ovviamente, nella seconda parte dell’anno, se S&P dovesse cominciare a scendere, anche il petrolio subirebbe il contraccolpo, soprattutto se Trump manterrà la sua promessa di produrre molto di più per soddisfare il fabbisogno interno americano, senza tenere in considerazione il limite delle quote OPEC, pensate per evitare un surplus. Credo che il range si manterrà tra 43 e 69 dollari circa per il 2017.

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La materia prima per eccellenza: l’Oro, si trova in un canale ribassista cominciato dai massimi del 2012. Con la visione di mercati rialzisti, andremo probabilmente a vedere area 1.000/1.050 sempre che non si decida a rompere al rialzo la resistenza dinamica.

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Una delle materie su cui punterei di più è il Rame: a mio avviso, in questa fase finale dell’anno ha dato prova di grande forza e potrebbe esser pronto per continuare il rally con target ambiziosi anche fino ad area 3.50 e oltre.

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L’altra commodity da tenere d’occhio è il Cacao, in quanto si trova ad un bivio; se dovesse chiudere l’anno sopra area 2.380 potrebbe essere un bello strumento sul quale puntare con target fino ad area 3.200/3.300 punti; in caso contrario, una chiusura annuale sotto tale soglia aprirebbe ampi spazi ribassisti con target addirittura in area 2.035 e a seguire 1.870.

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Ovviamente, ricordo che sono previsioni di lunghissimo periodo e quindi molto variabili in base alle modifiche sulla politica economica dei vari paesi mondiali.

LUDOVICO REALE
Sospriceaction

FTSE Italia Telecomunicazioni: interessante opportunità per il nuovo anno

Con l’esito del referendum del 4 dicembre, abbiamo visto molti settori dei nostri listini segnare performance positive.

Essendo i movimenti molto forti e direzionali, non ci sono state possibilità, su alcuni strumenti, di entrare a mercato con timing ottimale.

Quali sono quei settori che possono ancora presentare interessanti occasioni, anche per quello che sarà il
2017?

Uno di questi a mio parere è il settore riguardante le telecomunicazioni, dove attraverso il suo indice FTSE possiamo osservare una situazione molto più debole rispetto ad altri, ma che gestita con un buon controllo del rischio potrebbe portare ottimi rendimenti.

A conferma di questo viene in aiuto l’analisi tecnica, che fornisce con precisione i livelli chiave e mostra la fine di una forte tendenza ribassista iniziata negli ultimi mesi del 2015.

Abbiamo visto dal 30 ottobre 2015 una serie di massimi decrescenti, che hanno mostrato su grafico una chiara trend line ribassista, con un breakout avvenuto nella giornata del 17 ottobre di quest’anno.

Dobbiamo quindi pensare all’inizio di una nuova tendenza?

Sicuramente no, ma possiamo comunque capire che il mercato è indeciso per la sua continuazione ribassista.

Nell’ultimo semestre i prezzi si sono mossi all’interno di una compressione triangolare, dove la resistenza in area 15.000, si mostra fondamentale per delle vere ripartenze.

Questo livello, infatti, rappresenta un forte ostacolo per un ritorno dei tori sul mercato, che, se superato, potrebbe portare numerosi acquisti all’interno del settore.

Per i compratori aggressivi, le opportunità di acquisto si mostrano ogni qual volta il prezzo rimbalzi sul supporto dinamico della figura triangolare, i più conservativi potrebbero aspettare invece un break out dei 15.000 punti per entrare a mercato.

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© 2016 Ludovico Reale
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