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I titoli del settore turismo risentiranno delle rinnovate apprensioni

Pubblicato 21.02.2020, 11:54
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Iniziano ad arrivare i primi dati negativi che ci danno una percezione migliore del vero impatto del coronavirus sull’economia globale. A questo proposito, i dati recenti indicano che, a febbraio, le vendite di nuove automobili in Cina sono crollate del 92% e il traffico aereo dovrebbe far registrare la prima flessione dal 2011; le pesanti misure di contenimento del virus in Cina e altrove hanno infatti avuto forti ripercussioni sul turismo a livello globale.

Gli indici azionari USA hanno archiviato la seduta di giovedì in negativo. Venerdì gran parte degli indici asiatici è scesa leggermente. I titoli coreani (1,49%) hanno registrato le perdite maggiori, sull’onda della notizia che in Corea del Sud le infezioni da coronavirus sono balzate da 52 a 156. Il Nikkei (-0,39%) e l’ASX 200 (-0,33%) sono calati, mentre a Shanghai (+0,31%) le azioni hanno guadagnato nella speranza che le discrete misure monetarie e fiscali intraprese dalla Cina possano contribuire a combattere l’impatto del virus sull’economia.

I future su FTSE (-0,47%) e DAX (-0,71%) suggeriscono che venerdì gli indici europei potrebbero ampliare le perdite in avvio di seduta. In seguito alle notizie sconfortanti sul settore del turismo, è lecito aspettarsi discrete pressioni a vendere sulle compagnie aeree e sui produttori di auto prima del campanello di chiusura settimanale.

Gli estrattori di oro britannici, invece, dovrebbero continuare a beneficiare dell’ascesa inarrestabile dei prezzi dell’oro. Il prezzo all’oncia del metallo prezioso è salito a $1268, il massimo da sette anni e, nonostante i prezzi alle stelle, non si vedono venditori all’orizzonte, nemmeno durante le sedute caratterizzate da una maggiore propensione al rischio.

Torniamo ai dati.

Le notizie sono sconfortanti, ma i sondaggi USA non mostrano ripercussioni dell’epidemia da coronavirus. Dai dati pubblicati ieri è emerso che l’indice manifatturiero di Philadelphia riferito a febbraio non è solo salito inaspettatamente, ma si è anche attestato sui massimi da tre anni, a 36,7 punti, a fronte dei 10,1 previsti dagli analisti e dei 17,0 registrati il mese precedente.

Il dollaro USA si è rafforzato sull’onda dei solidi dati economici, che divergono dai dati pubblicati in altre regioni del mondo.

Una delle spiegazioni è che, negli USA, potrebbe esserci un certo scollamento fra il sentiment e la realtà, per cui anche i dati reali USA potrebbero riservare delle brutte sorprese nelle prossime settimane e togliere un po’ di smalto alla tendenza positiva del dollaro USA. Al momento l’indice del dollaro USA sta sfidando il livello a 100.

In Europa, a gennaio i prezzi alla produzione tedeschi sono balzati dello 0,8%, rispetto allo 0,1% previsto dagli analisti e del rilevamento precedente, ma l’indice dei prezzi al consumo ha ricordato che il sentiment in Germania si è guastato, soprattutto a causa delle preoccupazioni per il coronavirus.

I dati PMI in uscita oggi dovrebbero confermare un ulteriore rallentamento del settore manifatturiero e dei servizi in Germania ed Europa. Se così fosse, la combinazione di dati deboli in Europa e di cifre forti negli USA dovrebbe costituire il fondamento per un’ulteriore ondata di vendite sull’euro contro l’USD e la sterlina. Gli investitori cercheranno sicuramente di rafforzare le loro posizioni corte di base sui progressi oltre la soglia a 1,08 contro il biglietto verde; la moneta unica potrebbe indebolirsi fino a 1,0750/1,0730 con il protrarsi del momentum negativo che si sta sviluppando. Nei verbali della riunione della Banca Centrale Europea (BCE) si trova un altro appello agli stimoli fiscali; la banca afferma che la politica monetaria “non è l’unica risorsa disponibile”, soprattutto considerando che le aziende europee sembrano essere piuttosto indifferenti ai tassi d’interesse bassissimi. Per fortuna della BCE, la banca centrale cinese (People’s Bank of China, PBoC) ha allentato i cordoni della borsa per dare alla sua economia il supporto necessario per combattere contro la debolezza provocata dal coronavirus. La PBoC colomba consentirà a molti banchieri centrali, non ultima Christine Lagarde, di riprendere fiato e sperare che gli stimoli cinesi abbiano un effetto positivo globale per risollevare l’attività.

Peraltro, gli utili del primo trimestre risentiranno verosimilmente dell’attività sottotono e potrebbero provocare, come minimo, una correzione ribassista temporanea e marcata, dei corsi azionari di breve termine in tutto il mondo.

Nel Regno Unito, gli investitori cercheranno di capire dai dati PMI quanto sia rimasto dell’ottimismo post-elettorale, alla luce delle attuali manovre per la Brexit e dell’avvio complicato dei negoziati commerciali bilaterali. Il PMI servizi dovrebbe scendere a 53,4 punti dai 53,9 del rilevamento precedente. La velocità e la dimensione della variazione nell’ottimismo delle aziende dovrebbero fornire un’indicazione sulla durata delle ripercussioni positive dell’entusiasmo post-elettorale e su quanto quella positività iniziale si tradurrà nei dati reali. Giovedì il cable è sceso a 1,2848 sull’onda della cavalcata brillante del dollaro USA. Dati incoraggianti e una correzione ribassista dell’USD potrebbero aiutare la sterlina a guadagnare un po’ di terreno sopra 1,29.

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