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Torna la propensione al rischio per effetto della scarsità di notizie

Pubblicato 20.05.2016, 10:35
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Durante la seduta asiatica è tornata la propensione al rischio, perché è rientrato il clamore per un potenziale rialzo del tasso a giugno dalla Fed. Tuttavia, sull’onda dei verbali della riunione del FOMC più aggressivi, i membri della Fed hanno continuato a fornire messaggi a favore di un rialzo. Il presidente della Fed di New York William Dudley ieri ha detto che “l’economia USA potrebbe essere abbastanza forte da sostenere un rialzo del tasso d’interesse a giugno o luglio”. Il presidente della Fed di Richmond Jeffrey Lacker ha confermato che gli USA sono in salute, affermando che le ragioni a favore di un rialzo sono “forti”. Ciò nonostante, il sondaggio sul manifatturiero della Fed di Philadelphia e le domande iniziali di disoccupazione sono risultati più debole del previsto, evidenziando l’instabilità dei dati economici di recente pubblicazione. L’indice VIX è sceso di nuovo a 16,33 dai massimi di ieri a 17,65, mentre l’indice DXY è calato dal massimo a 95,90 a 95,28. Gli indici regionali asiatici sono cresciuti diffusamente, l’Hang Seng ha fatto segnare i rialzi maggiori, a +1,13%. Il greggio si è stabilizzato intorno ai livelli a 48,65 USD sull’onda delle preoccupazioni per gli incendi in Canada e le interruzioni alla produzione in Nigeria, che hanno dato alle valute legate alla materie prime un po’ di respiro dalle recenti pressioni a vendere. La debolezza dei prezzi dell’oro e del rame suggerisce, però, che la ripresa sarà passeggera. I rendimenti dei titoli USA a scadenza breve sono scesi dai massimi recenti, i rendimenti dei titoli a due anni hanno ceduto 3 punti base, attestandosi allo 0,88%. L’USD si è indebolito contro le valute G10 e dei mercati emergenti, ma i volumi sono stati scarsi. Poiché nel calendario degli appuntamenti economici di venerdì non c’è quasi nulla, è improbabile un’operatività direzionale basata sul breakout (rottura di livelli critici). Nonostante il calo dei rendimenti USA, lo yen è stato interessato da nuove vendite perché Kuroda ha fornite le minacce ormai note e perché ci si aspetta una divergenza fra le politiche. L’USD/JPY è salito gradualmente da 109,85 a 110,26, gli operatori mirano alla resistenza a 110,21, costituita dalla media mobile a 55 giorni.

Gli operatori rimangono scettici sull’opportunità di tornare sulle valute dei mercati emergenti, perché gli eventi politici negativi e l’incertezza sul corso dei tassi della Fed fa passare in secondo piano la propensione al rischio. La riunione del finesettimana dei ministri delle Finanze e dei banchieri centrali dei paesi del G7 a Sendai, in Giappone, verterà sulla politica valutaria e sulla Brexit. Cionondimeno, come negli innumerevoli vertici precedenti, non ci aspettiamo iniziative incisive. Anche se alla vigilia del vertice si è parlato molto di potenziali interventi sul forex e sulla politica dei tassi negativi del Giappone, è improbabile che arrivi una decisione che toglie al Giappone la flessibilità per difendere il tasso d’interesse prefissato. Altrove, si ipotizza che l’inabissamento dell’aereo dell’EgyptAir, con 66 passeggeri e membri dell’equipaggio a bordo, possa essere stato causato da un attacco terroristico. Infine, si prevede che nel fine-settimana l’Austria eleggerà un presidente euroscettico, a conferma delle significative forze anti-europee che si stanno formando, oltre al referendum nel Regno Unito.

Oggi il Canada sarà in primo piano, perché il calendario dei paesi G10 è scarno di appuntamenti. Gli operatori monitoreranno le vendite al dettaglio e il dato sull’inflazione. Ci aspettiamo debolezza da entrambi i rilevamenti. Forse l’unica nota positiva per il CAD è il recupero dei prezzi del petrolio. La debolezza delle esportazioni, le interruzioni delle forniture a causa degli incendi, gli scandali politici in Canada e il calo generale della fiducia nelle azioni di riequilibrio hanno smorzato le prospettive. Restiamo ribassisti sul CAD, ci concentriamo sul proseguimento del rally rialzista dell’USD/CAD fino a 1,3160. Negli USA, la settimana di contrattazioni si chiuderà con il dato sulle vendite di case esistenti di aprile, per cui si prevede un’accelerazione marginale, pari al 3,1% dal 5,1% precedente.

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