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Il dollaro USA manda  GBP, AUD e CAD al minimo di un mese

Pubblicato 23.09.2020, 09:56
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

Rassegna giornaliera sul mercato forex, 22  settembre 2020

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management

Il dollaro USA è salito contro tutte le principali controparti questo martedì sulla scia delle dichiarazioni relativamente neutrali del Presidente della Federal Reserve Jerome Powell. Sebbene Powell abbia descritto le previsioni come molto incerte ed abbia dichiarato che “i prossimi passi dipenderanno dal mantenimento del virus sotto controllo e dalle azioni politiche intraprese dal governo”, nessuna di queste dichiarazioni è stata sorprendente. Powell parlerà diverse volte questa settimana sul coronavirus e l’economia, ma le dichiarazioni dei colleghi potrebbero essere più influenti sul mercato. Siamo stati sorpresi quando il Presidente della Fed Charles Evans ha dichiarato che l’economia è ritornata al 90% dei livelli pre-pandemia (perché ovviamente non sembra proprio che sia così) e che la Fed potrebbe alzare i tassi di interesse prima del raggiungimento dell’obiettivo di inflazione al 2%. Il Presidente della Fed Thomas Barkin è d’accordo con Powell sul fatto che l’economia sia “legata in modo critico” all’andamento del virus, ma ha anche notato che la “spesa sta ritornando più velocemente dell’occupazione”. Queste note di ottimismo hanno giocato un ruolo chiave nell’alimentare la domanda di dollari USA. L’attività del settore manifatturiero nell’area di Richmond è stata migliore del previsto, mentre le vendite di case esistenti sono aumentate del 2,4%, in linea con le aspettative. In mancanza di dati economici USA importanti nella giornata di mercoledì, l’attenzione sarà rivolta verso la Fed e le notizie provenienti da Washington.

Il rally del dollaro ha fatto schizzare la sterlina, il dollaro australiano e quello canadese al minimo di un mese e l’euro al minimo di due mesi. Su base percentuale, il dollaro australiano ha segnato il maggiore ribasso, ma è stato l’euro a superare un’importante pietra miliare. Con la seconda ondata in corso in Europa e la Presidente della BCE Christine Lagarde che cambia opinione sull’apprezzamento dell’euro il calo era inevitabile. Nella nota di ieri ha scritto che il cambio potrebbe scendere fino a 1,15 e quanto presto succederà lo si capirà dal report di domani sugli indici PMI della zona euro. Se l’attività del settore manifatturiero e dei servizi rallenterà nel mese di settembre, allora l’euro riceverà il colpo finale.

I timori sul virus hanno pesato duramente sulla sterlina dopo che il Primo Ministro Boris Johnson ha annunciato nuove restrizioni che potrebbero durare per sei mesi. Tra queste, la possibilità di svolgere i lavori d’ufficio da casa, multe per chi non indossa la mascherina o si riunisce in gruppi superiori a sei persone. Tutti i pub dovranno chiudere alle 10 p.m. e non si prevede che il pubblico potrà ritornare ad assistere alle manifestazioni sportive. Molte piccole imprese hanno sofferto durante la pandemia e la prospettiva di queste restrizioni in atto per i prossimi sei mesi potrebbero costringerle alla chiusura. Tra i problemi causati dal coronavirus e la prospettiva di una Brexit senza accordo la sterlina è destinata a scendere ancora. Come per la zona euro, questa settimana sono attesi i dati PMI del Regno Unito e il rilascio di dati deboli potrebbe aggravare il ribasso della valuta britannica.

Tutte e tre le valute legate alle materie prime hanno segnato dei ribassi, con il dollaro australiano in testa. Non sono stati rilasciati report economici importanti da Australia, Canada o Nuova Zelanda, ma le tensioni in corso tra Cina e Australia rendono il dollaro australiano meno attraente. La Reserve Bank of New Zealand si riunirà questa notte. Nonostante la Nuova Zelanda sia stata una delle nazioni più forti nella lotta al COVID-19, i dati economici sono peggiorati tra agosto e settembre. La spesa dei consumatori è scesa, la fiducia dei consumatori è scesa e l’attività manifatturiera è rallentata. La buona notizia è che la fiducia delle imprese è migliorata. Quando la RBNZ si è riunita l’ultima volta ha parlato dell’efficacia di tassi di interesse negativi, ma ha dichiarato che lo strumento più disponibile è il programma di acquisti ad ampia scala. Sebbene non siano previste variazioni alla politica monetaria, i dati interni e le previsioni detteranno l’andamento della banca centrale.New Zealand Economic Indicators.

 

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