Durante la seduta asiatica, l’USD ha ridotto le perdite, cedendo terreno contro le valute del G10 e dei paesi emergenti. Le divise dei mercati emergenti asiatici si sono rafforzate ulteriormente contro il biglietto verde, il baht tailandese e il dollaro di Taiwan hanno fatto registrare i rialzi maggiori, anche se le vendite dovrebbero iniziare a rallentare in vista della decisione sul tasso della Fed di domani.
I titoli azionari sono ancora sotto pressione, i mercati continuano a spingere al ribasso i prezzi del Petrolio Greggio; le vendite sono comunque più contenute di ieri. Il greggio WTI (West Texas Intermediate) ha resistito sopra la soglia dei 36 dollari, il suo omologo del Mar del Nord si è stabilizzato leggermente sotto i 38 USD. Per quanto riguarda le borse, quella giapponese e australiana hanno ridotto le perdite; N225, TOPX e AXJO hanno ceduto rispettivamente l’1,68%, l’1,66% e lo 0,39%.
Per quanto riguarda gli aspetti positivi, HK50, S&P/NZX, KS11, Taiex e SET di Bangkok sono positivi, in rialzo rispettivamente dello 0,07%, 0,09%, 0,27%, 0,41% e 1,51%. Le azioni della Cina continentale hanno inviato segnali contrastanti, dopo che la PBoC ha svalutato, per il settimo giorno consecutivo, lo yuan, fissando il cambio medio per l’USD/CNY a 6,4559 nella giornata di martedì, livello massimo dal giugno del 2011.
In Australia, la pubblicazione dei verbali non ha fornito nuove informazioni. La banca centrale australiana (Reserve Bank of Australia, RBA) ha ribadito la sua impostazione a favore di un tasso d’interesse basso, sostenendo che un AUD più debole aiuterebbe l’economia e consentirebbe all’inflazione di muoversi all’interno della fascia obiettivo, compresa fra il 2 e il 3%. L’AUD/USD non ha reagito alla notizia e continua a muoversi lateralmente fra 0,7160 e 0,7385.
Oggi sarà reso noto il dato definitivo sull’IPC di novembre, che dovrebbe rimanere grossomodo in linea con la stima preliminare. L’IPC core dovrebbe attestarsi allo 0,2% m/m o al 2% a/a, l’indice primario allo 0,0% m/m o allo 0,4% a/a. La pubblicazione del rapporto sull’inflazione dovrebbe avere un impatto limitato sulle coppie in USD, salvo che non arrivi un dato molto negativo, perché l’attenzione del mercato è puntata sulla decisione sul tasso di domani. L’EUR/USD continua a salire e ora sta testando, per la quarta volta in meno di una settimana, la resistenza a 1,1050, perché gli operatori scontano un rialzo accomodante.
In Europa, i future sugli indici azionari puntano a un’apertura in rialzo, con il FTSE 100 a +0,77%, il DE30 a +1,03%, l’SWI20 a +0,75% e il F40 a +1,06%. La sterlina annaspa intorno a 1,5150 in vista del rapporto sull’inflazione di novembre. L’IPC primario dovrebbe attestarsi allo 0,1% a/a, invece su base mensile dovrebbe scendere al -0,1% perché si fa sentire il crollo dei prezzi del greggio. La coppia GBP/USD al momento passa di mano a 1,5143 e l’inclinazione è rialzista vista la diffusa debolezza del dollaro.
Oggi gli operatori monitoreranno l’IPC, l’indice dei prezzi al dettaglio e l’IPP nel Regno Unito; il sondaggio ZEW in Germania; le vendite del settore manifatturiero e le vendite di case esistenti in Canada; l’indice Empire sul manifatturiero, l’IPC e l’indice NAHB sul mercato immobiliare negli USA; la produzione industriale in Russia.
Arnaud Masset, Market Strategist,
Swissquote Europe Ltd