Market Brief
In mancanza di dati economici dagli USA, gli operatori tornano a concentrarsi sui fondamentali dei paesi asiatici. In Giappone, la revisione finale del PIL ha mostrato che, nel secondo trimestre, l’economia si è contratta solo del -0,3% t/t, in rialzo rispetto al -0,4% t/t della stima preliminare e meno del -0,5% previsto. Questa notizia positiva eviterà che la Banca del Giappone (BoJ) aumenti l’allentamento quantitativo alla riunione di settembre, soprattutto visto che qualche settimana fa il governatore Kuroda si era detto fiducioso sul raggiungimento dell’obiettivo d’inflazione al 2% entro la fine del 2016. L’USD/JPY è così sceso rapidamente sotto la soglia a 119 yen. La coppia USD/JPY non è riuscita a risalire sopra la media mobile a 200 giorni (120,81), il che fa propendere per un’ulteriore debolezza nel breve termine. La coppia avrà comunque bisogno di un nuovo slancio per violare il forte supporto a 118,18. In Cina continuano a susseguirsi le cattive notizie: ad agosto, infatti, sia la domanda esterna, sia quella interna sono rimaste deboli. Per il secondo mese consecutivo c’è stato un calo delle esportazioni, scese del 5,5% (in dollari), cifra tuttavia inferiore al -6,6% previsto dal mercato. Le importazioni hanno deluso le attese, facendo registrare una contrazione del 13,8% a/a (in dollari) rispetto al -7,9% stimato. Nel complesso, la bilancia commerciale si è attestata a 60,24 miliardi di USD rispetto ai 48 mld previsti e ai 43,93 mld del rilevamento precedente. Dai dati emerge che nei mesi estivi la domanda globale è stata debole e ciò fa aumentare le preoccupazioni sulla capacità della Cina di riorganizzare la sua economia verso una crescita generata dalla domanda interna. Tuttavia, possiamo presupporre con ragionevolezza che quest’anno il mese di agosto sia stato un po’ “particolare”. Settembre sarà quindi cruciale per capire se la debolezza estiva si protrarrà anche fino alla fine del 2015. L’andamento dei mercati azionari asiatici è stato molto instabile, le azioni della Cina continentale hanno cancellato le perdite d’inizio seduta. Il Composite di Shanghai guadagna l’1,075% mentre il listino dei titoli tecnologici, il Composite di Shenzhen, è in rialzo dello 0,77%. A Hong Kong l’Hang Seng guadagna l’1,09% e l’S&P/ASX australiano l’1,69%. Le azioni giapponesi sono quelle che perdono di più sui mercati asiatici, il Nikkei ha ceduto il 2,43% mentre il più ampio Topix ha perso il 2%, perché la Cina alimenta nuove preoccupazioni sulla crescita. In Europa, stamattina i futures sui listini azionari sono per lo più positivi, con il DAX tedesco in rialzo dello 0,11%, il CAC 40 dello 0,16%, l’Euro Stoxx 50 dello 0,06% e il Footsie dello 0,30%; in Svizzera, invece, l’SMI cede un esiguo 0,06%, dopo che ad agosto il tasso di disoccupazione è salito al 3,2% (dato non destagionalizzato) rispetto al 3,1% previsto. La moneta unica stamattina guadagna contro gran parte delle altre valute, perché la Germania ha pubblicato dati commerciali superiori alle attese. A luglio le esportazioni (dato destagionalizzato) sono cresciute del 2,4%, rispetto all’1% previsto, le importazioni sono cresciute del 2,2% rispetto allo 0,7% delle previsioni medie. Di conseguenza, l’EUR/USD è salito fino a 1,1229, per poi ritornare quasi sui livelli iniziali. La coppia GBP/USD ha guadagnato l’1,25% rispetto al minimo di ieri, portandosi a 1,5355, perché la sterlina era fortemente ipervenduta. Oggi gli operatori monitoreranno i dati sul PIL e sulla spesa per i consumi delle famiglie nel secondo trimestre nell’Eurozona; l’indice NFIB sull’ottimismo delle piccole imprese e il credito al consumo negli USA, inoltre Kocherlakota (Fed) stasera parlerà della politica monetaria a Evanston; l’indice Halifax sui prezzi delle abitazioni nel Regno Unito.
Arnaud Masset, Market Strategist,
Swissquote Europe Ltd