Lunedì il dollaro USA ha continuato ad apprezzarsi in modo generalizzato, dopo che, durante il simposio di due giorni tenutosi a Jackson Hole, i funzionari della Federal Reserve hanno espresso la loro diffidenza verso tassi d’interesse negativi. Nelle due giornate di lavori, i presidenti di varie Fed hanno continuato a porre le basi per un rialzo del tasso d’interesse alla riunione di settembre o di dicembre, sostenendo che il mercato del lavoro e tutta l’economia USA sono in via di miglioramento. Tutta la curva dei rendimenti dei titoli del Tesoro USA è salita, i rendimenti dei titoli a due anni, sensibili alla politica monetaria, sono saliti di 7 punti base, attestandosi allo 0,84%, quelli dei decennali di 8 punti base, salendo all’1,62%, livello massimo dal voto sulla Brexit. Di conseguenza, l’USD si è rafforzato contro tutte le altre valute, l’indice del dollaro è lievitato di più dell’1%, portandosi a 95,55.
Fra le valute G10, lo JPY ha fatto registrare le perdite più marcate, in calo dell’1,80% contro il biglietto verde perché Kuroda (BoJ) ha ribadito il suo impegno a fornire più stimoli monetari, sottolineando, allo stesso tempo, la necessità di un intervento congiunto sul fronte fiscale e monetario. L’USD/JPY si è impennato fino a raggiungere quota 102,37, rispetto al livello a 100,40 di venerdì. Ci aspettiamo che lo yen giapponese continui a indebolirsi contro il biglietto verde, perché cresce la divergenza fra le politiche monetarie delle due banche centrali. Tuttavia, poiché la probabilità di un rialzo del tasso a settembre – ricavata dai future sui fondi federali – si attesta al 42%, abbiamo la sensazione che il mercato sia troppo ottimista nell’interpretare i commenti dei membri della Fed. Quasi tutti, infatti, hanno accennato alla necessità di un miglioramento continuo dei dati economici, mentre i banchieri centrali hanno chiesto aiuto ai governi negli sforzi volti a scuotere l’economia.
Al secondo posto nella classifica delle valute con l’andamento peggiore troviamo il franco svizzero, che ha ceduto più dell’1% contro il biglietto verde; l’USD/JPY è balzato a 0,9775 perché, dopo il simposio di Jackson Hole, gli operatori hanno venduto i lunghi in CHF. In una prospettiva di medio periodo, la coppia di valute rimane all’interno del suo canale discendente, ma nelle ultime due settimana ha testato insistentemente il massimo della fascia. La settimana scorsa, l’USD/CHF ha sfondato al rialzo la sua media mobile a 50 giorni, inviando un segnale per l’acquisto. Al momento la coppia testa di nuovo il massimo del canale a 0,9750 e molto probabilmente reggerà fintantoché andranno per la maggiore le operazioni lunghe in USD.
Le borse sono negative, fatta eccezione per le piazze giapponesi, che hanno tratto vantaggio dallo yen più debole. Il Nikkei ha guadagnato il 2,30%, il Topix l’1,97%. In Cina, l’indice CSI 300 ha ceduto un marginale 0,08%; sulle piazze offshore, l’Hang Seng è sceso dello 0,46%, il Taiex è scivolato dello 0,24%. In Europa, i future sui listini azionari si muovono in territorio negativo, puntando a un’apertura in ribasso.