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Utili, banche centrali e incertezza spingono la volatilità

Pubblicato 31.01.2022, 12:04
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  • “Comprare al ribasso" funzionerà anche dopo che la Fed più accomodante della storia inizierà con l’inasprimento?
  • BCE, BOE, RBA nella prossima settimana prenderanno le decisioni di politica monetaria
  • I dati sull’occupazione NFP statunitensi verranno rilasciati venerdì
  • Sebbene la maggior parte delle azioni abbia registrato un rimbalzo venerdì prima di chiudere la settimana di scambi e l’S&P 500 ed il Dow Jones abbiano arrestato la corsa su base settimanale per la prima volta in tre settimane, l’attività giornaliera è stata spesso intensa e, in qualche caso, ci ha offerto delle inversioni inattese.

    Ci aspettiamo un’ulteriore importante volatilità nelle prossime settimane, in quanto i tori e gli orsi continuano a cercare di capire la direzione che seguirà il mercato, dopo il brusco selloff di questo gennaio.

    Alcuni investitori potrebbero vedere questa decelerazione come un’opportunità di acquisto. Altri, potrebbero esserne spaventati temendo un meltdown.

    Comprare sul calo continuerà a ripagare dopo l’inizio degli aumenti dei tassi?

    Nel corso dell’ultima settimana, l’SPX ha perso il 4%, ma ha chiuso in salita del 2,43% sulla giornata di venerdì ed ha chiuso la settimana in salita dello 0,77% sulla settimana. Dopo essere crollato del 9,8% dalla chiusura record del 3 gennaio, a pochissimo dal 10% che indica territorio di correzione, l’indice di riferimento ha chiuso la settimana in calo del 7,01% dal massimo storico.

    L’indice mega cap Dow ha guadagnato l’1,65% nell’ultimo giorno di scambi della settimana, per salire dell’1,34% su base settimanale. A metà settimana era stato registrato un crollo del 3,14%. L’indice composto da 30 blue chip ha superato gli indici omologhi statunitensi sia su base settimanale che giornaliera. Il Dow è sceso del 7,17% dalla chiusura record del 4 gennaio, ma ora si trova al 5,63% al di sotto di tale picco.

    Il NASDAQ ha chiuso la giornata in salita del 3,13% e in salita dello 0,11% sulla settimana. Potrebbe sembrare un movimento trascurabile in termini assoluti, ma considerando il crollo del 4,91% registrato dal settore tech la settimana scorsa, si tratta di un andamento entusiasmante. L’indice ha perso il 15,51% dalla chiusura del 19 novembre, ma alla chiusura di venerdì il livello era del 12,71% da quel record. L’indice tech ha registrato una underperformance su base settimanale.

    Il Russell 2000 ha chiuso in salita dell’1,26% questo venerdì, su dello 0,98% sulla settimana, dopo il rimbalzo dal crollo del 4,35% della settimana. Rispetto alla chiusura record dell’8 novembre 2021, la chiusura di giovedì scorso dell’indice small cap index era in calo del 20,94%, mentre venerdì la chiusura è stata del 19,41% inferiore rispetto a quella chiusura record.

    Ecco ciò che si evince dall’analisi della relazione tra le performance dei principali indici:

    1. I due indici che hanno guadagnato di più nell’ultimo anno, il 2000 ed il NASDAQ, rappresentano entrambi i lati del Reflation Trade, il che vuol dire che hanno molto da restituire ora.
    2. Il Dow rappresenta le azioni value che hanno patito molto durante i lockdown, come per il Russell 2000. Ma il DJIA offre accesso alle azioni di aziende a mega capitalizzazione, che non hanno avuto le stesse limitazioni durante le restrizioni sociali rispetto alle aziende minori presenti sull’indice Russell 2000.

    La domanda che dovranno porsi ora gli investitori è se i ribassi continueranno a ripagare offrendo opportunità di acquisto così come è successo durante il periodo di allentamento della Fed, il momento con la politica più allentata della storia. Ora che il mercato sta considerando la possibilità di quattro o cinque aumenti dei tassi entro la fine del 2022, c’è motivo di credere che il mercato equity potrebbe non comportarsi necessariamente come ha fatto in precedenza, quando la liquidità era abbondante.

    Questa quasi infinita massa monetaria ha limitato il suo valore, in più, con i tassi di interesse più bassi della storia, che si spera non rivedremo più, ha portato l’azionario a massimi mai registrati prima. Ora la massa monetaria ridotta aumenterà i costi di prestito anche se l’aumento dei tassi di interesse rende ancora più alto il loro costo.

    Alcuni analisti, compresi quelli di Barclays (LON:BARC), non credono che il selloff abbia già presentato un’opportunità di acquisto. Si aspettano un ulteriore calo dell’8% dai livelli attuali.

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