La propensione al rischio è diventata da discreta a debole sull’onda dei fiacchi dati economici dalla Cina.
In Asia, gli indici azionari regionali si muovono in territorio negativo, con il Nikkei a -0,39%, l’Hang Seng a -1,41% e l’indice composito di Shanghai a -0,05% (anche se quest’ultimo ora ha virato in positivo). I rendimenti globali sono in calo perché la debolezza delle esportazioni cinesi solleva dubbi sulla forza della domanda globale (permane la correlazione fra mercati valutari e rendimenti).
Sui mercati forex, l’USD è stato contrastato perché i verbali del FOMC hanno lasciato molti punti in sospeso, soprattutto la tempistica del prossimo rialzo del tasso d’interesse.
Le pressioni a vendere sul baht tailandese (THB) sono scese lievemente, intorno a 35,72, tuttavia, poiché la salute del Re sta peggiorando, gli investitori monitoreranno con attenzione l’andamento della divisa. Il rapporto dell’OPEC, secondo cui la produzione di greggio ha raggiunto i massimi da 8 anni, ha fatto calare i prezzi del Petrolio Greggio.
Un articolo apparso sul FT sui costi della Brexit, che includerebbero anche 20 miliardi di euro di esborsi per regolare gli obblighi finanziari esistenti, ha ispirato gli orsi della sterlina, che hanno venduto GBP/USD fino a far scendere la coppia a 1,2143.
La serie infinita di lanci d’agenzia, le congetture e le voci di corridoio, manterranno elevata la volatilità della GBP.
Sempre rimanendo nel Regno Unito, l’inasprimento del contenzioso fra Tesco (LON:TSCO) e Unilever (LON:ULVR) ha indotto alla rimozione dei beni di prima necessita dal sito del dettagliante. Ciò mostra come dettaglianti e fornitori stiano bilanciando l’aumento dei costi dei beni importanti sulla scia dell’indebolimento della GBP.
Dai verbali della riunione del FOMC emerge una divergenza significativa fra i membri: tre membri hanno votato contro un rialzo del tasso di 25 punti base.
La maggioranza, però, ha affermato che “si sono rafforzate le ragioni per un rialzo del tasso sui fondi federali, anche se per ora si è deciso di aspettare ulteriori prove dei progressi compiuti verso gli obiettivi prefissati”.
Nel complesso, i verbali non hanno fornito novità e continuiamo a prevedere che la Fed tergiverserà prima di alzare i tassi d’interesse.
Prevediamo che i dati economici USA continueranno a essere poco convincenti; tuttavia, se arrivassero sorprese positive dai dati, vedrete che la Fed darà la colpa a qualsiasi cosa, l’aumento del petrolio, la forza dell’USD o il prezzo del tè in Cina, per evitare di restringere la politica.
Rimaniamo negativi sull’USD perché crediamo che l’attuale rally dei rendimenti non sia giustificato, le probabilità di un rialzo del tasso a dicembre hanno raggiunto un picco pari al 67%, e vediamo nei recuperi un’opportunità per ricaricare i corti in USD. Siamo costruttivi sui mercati emergenti, sui titoli con dividendi e sul credito “investment grade”.
I dati deboli dalla Cina hanno fatto aumentare le speculazioni sull’instabilità della crescita globale.
A settembre, il surplus commerciale cinese è calato a 41,99 mld di USD contro i 53 mld previsti; le esportazioni sono diminuite del -10% a/a, le importazioni del -1,9%, mentre per entrambi si prevedevano cifre positive. Sono aumentate, invece, le importazioni cinesi di materie prime.
In Nuova Zelanda, a ottobre la fiducia dei consumatori è lievitata da 121,0 a 122,9 punti, livello più elevato da metà del 2015. Il PMI è salito di 2,5 punti, a 57,7, livello più alto da gennaio. L’indice REINZ sul prezzo medio delle abitazioni riferito a settembre è cresciuto del 3% m/m e del 7% a/a.
I dati positivi non sono riusciti a dare una spinta sostenibile alla coppia NZD/USD, gli operatori hanno ricaricato i corti a 0,7080 e ora l’obiettivo nel mirino è 0,6960.
Un’altra giornata caratterizzata dalla pubblicazione di pochi dati economici indurrà gli operatori a concentrarsi sulle notizie macroeconomiche, che possono arrivare da ogni dove.
Previste condizioni di trading instabile.