Di Peter Nurse
Investing.com - I prezzi del petrolio si indeboliscono questo giovedì, un report forte sull’inflazione USA ha spinto il dollaro, ma le perdite sono limitate dalla stima positiva sulla domanda globale data dall’OPEC.
Alle 9:15 ET (14:15 GMT), i future del greggio USA scendono dello 0,1% ad 89,57 dollari al barile, mentre il contratto del Brent va giù dello 0,1% a 91,44 dollari.
I future della benzina USA RBOB salgono dello 0,3% a 2,6612 dollari al gallone.
L’indice sui prezzi al consumo USA è salito dello 0,6% il mese scorso e del 7,5% sull’anno, l’incremento annuo maggiore dal febbraio 1982.
Questa impennata alimenta le speculazioni che la Federal Reserve alzerà i tassi di interesse di 50 punti base a marzo, facendo salire l’indice del dollaro dello 0,5% a 95,927. Un dollaro più forte rende i prezzi delle materie prime, greggio compreso, più costosi per i titolari di altre valute.
Tuttavia, le perdite restano limitate: l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio nel suo report mensile di questo giovedì ha stimato che la domanda petrolifera mondiale salirà di 4,15 milioni di barili al giorno quest’anno.
Sebbene la stima sia invariata rispetto al mese scorso, il cartello ha aggiunto che c’è un potenziale di rialzo delle sue previsioni sulla domanda mondiale nel 2022, con l’economia globale in forte ripresa dalla pandemia di coronavirus.
“Dal momento che la maggior parte delle economie mondiali dovrebbe rafforzarsi, le prospettive sul breve termine per la domanda petrolifera mondiale sono certamente positive”, ha dichiarato l’OPEC.
Il mercato era stato incoraggiato ieri dall’inatteso calo delle scorte petrolifere statunitensi, che suggerisce una domanda ancora forte nel principale consumatore mondiale di petrolio.
Le scorte di greggio USA sono scese di 4,8 milioni di barili nella settimana terminata il 4 febbraio, ha reso noto la Energy Information Administration, arrivando al minimo dall’ottobre 2018.
Restano alte le tensioni in Europa dell’Est: il Primo Ministro britannico Boris Johnson questo giovedì ha dichiarato che l’Occidente potrebbe vivere il “momento più pericoloso” nello stallo con Mosca nei prossimi giorni, mentre la Russia sta tenendo delle esercitazioni militari in Bielorussia e nel Mar Nero dopo aver ammassato le truppe vicino all’Ucraina.
Intanto, i trader continuano a seguire da vicino i negoziati nucleari tra l’Occidente e l’Iran, ripresi questa settimana. Un accordo potrebbe far cadere le sanzioni USA sul petrolio iraniano, facendo tornare sul mercato più di un milione di barili al giorno, equivalenti ad oltre l’1% delle scorte globali.
Goldman Sachs (NYSE:GS) stima che, se dovesse essere siglato un accordo con l’Iran il mese prossimo, ci vorrebbe fino al terzo trimestre prima che arrivi abbastanza petrolio iraniano sul mercato da influenzare i prezzi.