LONDRA (Reuters) - I prezzi del petrolio sono poco mossi, resistendo alla pressione di un dollaro forte e rimanendo sui massimi da metà ottobre, con il clima più freddo che spinge agli acquisti mentre ulteriore sostegno arriva dalle aspettative di un inasprimento delle sanzioni sulle esportazioni di petrolio iraniano e russo.
Intorno alle 12,00, i futures sul Brent perdono 4 centesimi, o lo 0,05%, a 76,47 dollari al barile, ai massimi dal 14 ottobre.
Il greggio statunitense West Texas Intermediate è in calo di 3 centesimi, o dello 0,04%, a 73,93 dollari, il livello più alto dal 14 ottobre.
In precedenza il petrolio aveva messo a segno cinque sedute di rialzi, sostenuto dalle speranze di un aumento della domanda grazie a un clima più freddo nell'emisfero settentrionale e da maggiori stimoli fiscali per rivitalizzare la vacillante economia cinese.
Anche la forza del dollaro è monitorata dagli investitori, sottolinea Priyanka Sachdeva, analista di mercato senior di Phillip Nova.
Il dollaro si mantiene vicino ai massimi di due anni, rendendo più costoso l'acquisto di materie prime come il petrolio.
Sul fronte dell'offerta, c'è una possibilità concreta di un inasprimento delle sanzioni occidentali sulle spedizioni di petrolio iraniano e russo.
L'amministrazione Biden intende imporre ulteriori sanzioni alla Russia per la guerra contro l'Ucraina, prendendo di mira le entrate petrolifere con azioni contro le petroliere che trasportano greggio russo, hanno detto ieri due fonti a conoscenza dei piani.
Goldman Sachs (NYSE:GS) prevede che la produzione e le esportazioni di petrolio iraniano caleranno entro il secondo trimestre a causa dei cambiamenti politici previsti e dell'imposizione di sanzioni più severe da parte dell'amministrazione del prossimo presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
La produzione del produttore Opec potrebbe scendere di 300.000 barili al giorno (bpd) a 3,25 milioni di bpd entro il secondo trimestre, ha detto la banca.
(Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Sabina Suzzi)