L’escalation di tensione nell’Est ha conseguenze sia sull’aumento dei prezzi, dovuto al rincaro delle materie prime, sia sul rallentamento della crescita. Si stima che l’incremento del petrolio del 40% porterebbe a una riduzione della crescita dell’area euro di mezzo punto percentuale
L’invasione dell’Ucraina spinge la guerra alle porte dell’Ue e coinvolge i Paesi della Nato (Polonia, Slovacchia, Ungheria, Romania, ma anche i Paesi baltici se si considera la Bielorussia come facente parte del “nuovo blocco sovietico” in quanto alleata storica della Russia). I recenti sviluppi non escludono, però, del tutto la possibilità di una de-escalation futura. Andrea Delitala, Head of Euro Multi Asset e Marco Piersimoni, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management, analizzano l’attuale situazione geopolitica e gli impatti finanziari.
CRUCIALE LA POSIZIONE DELLA CINA
La posizione della Cina è cruciale, sottolineano gli analisti, in quanto il Paese asiatico sinora è rimasto sostanzialmente neutrale, nonostante il rifiuto da parte del Ministro degli Esteri di Pechino di definire “invasione” la manovra russa possa far sospettare un allineamento di interessi con i vicini di casa (un approccio simile a quello russo potrebbe essere usato per riportare Taiwan sotto il controllo diretto cinese). Tuttavia, la Cina ha anche un forte interesse a non danneggiare l’Ue, il suo principale partner commerciale, e potrebbe quindi decidere di non appoggiare ad oltranza l’iniziativa della Russia...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge