Di Geoffrey Smith
Investing.com - La crescita del credito in Cina è rallentata bruscamente ad aprile, con i prolungati lockdown per il COVID-19 che continuano a pesare sull’economia.
I nuovi prestiti netti sono scesi a 645,4 miliardi di yuan (95 miliardi di dollari) dai 3,130 miliardi di yuan di marzo, il minimo dal febbraio 2018, con i lockdown a Shanghai, nella provincia di Jiling ed altrove che hanno pesato sull’attività. Gli analisti di Nomura stimano che oltre 300 milioni di cinesi, compresi quelli intorno all’area chiave del porto di Shanghai, vivono con limitazioni di movimento.
La Banca Popolare cinese, inoltre, ritiene che il rallentamento sia dovuto alla carenza di scorte ed agli alti costi delle materie prime. La Cina è il maggiore importatore petrolifero mondiale e i prezzi del greggio sono alle stelle da quando la Russia ha invaso l’Ucraina.
Anche i finanziamenti sociali totali sono rallentati ad un livello che non si vedeva dal marzo 2020. A 910 miliardi di yuan, sono meno della metà dei 2,15 miliardi previsti e sono scesi dell’80% dai 4,65 miliardi di marzo.
I numeri evidenziano i problemi che le autorità cinesi stanno avendo nel reflazionare un’economia già in difficoltà per il collasso di una bolla immobiliare. Shimao questo venerdì ha reso noto che le sue vendite sono scese del 76% sull’anno ad aprile.
I dati sulle attività rivelano che sia manifattura che servizi sono andati in contrazione il mese scorso, e il Fondo Monetario Internazionale, nonché economisti del settore privato, hanno tagliato le stime sulla crescita cinese per quest’anno a molto meno dell’obiettivo ufficiale del 5,5% fissato da Pechino. Il FMI vede una crescita del 4,4%, mentre per gli analisti di Goldman Sachs crescerà solo del 4,5%.