di Francesca Piscioneri
ROMA (Reuters) - Arriverà probabilmente in serata il voto di fiducia del Senato sul Jobs act che Matteo Renzi ha voluto ottenere nella giornata della conferenza europea sul lavoro in corso a Milano con Angela Merkel e François Hollande.
L'iter del provvedimento è stato travagliato. Il voto di fiducia era atteso tra le 17 e le 18, ma l'esecutivo è riuscito a porre la questione di fiducia solo intorno alle 16 dopo l'interruzione determinata dalle contestazioni del Movimento 5 Stelle.
Nel prendere la parola intorno a ora di pranzo, il ministro del Welfare Giuliano Poletti è stato interrotto ripetutamente e contestato dai parlamentari pentastellati al punto che il presidente del Senato Pietro Grasso ne ha espulso il capogruppo interrompendo la seduta.
Vito Petrocelli si è barricato in aula, ritardando ulteriormente la ripresa dei lavori.
Alla ripresa, Poletti ha rinunciato a terminare il suo intervento, lasciando la parola al ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elena Boschi, che ha chiesto la fiducia.
La riunione dei capigruppo fisserà il timing dei lavori. Il via libera è possibile entro stasera.
Poletti ha fatto in tempo ad accennare alla spinosa questione dell'articolo 18, che non viene trattata nella delega nella quale, anche nella nuova formulazione, si fa riferimento al contratto a tutele crescenti come strada privilegiata per le nuove assunzioni a tempo indeterminato.
"Considero eccessive le aspettative sia positive che negative su questo argomento che è sicuramente rilevante ma meno decisivo di quanto si possa ritenere", ha detto il ministro tra le proteste.
SGRAVI PER CONTRATTI STABILI, GARANZIE SU DEMANSIONAMENTI
Le principali novità del maxi emendamento del governo sul quale è stato formalmente chiesto il voto di fiducia sono: il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti come forma privilegiata e "più conveniente" per le imprese attraverso agevolazioni fiscali o incentivi; criteri oggettivi per l'eventuale demansionamento del lavoratore in caso di crisi o ristrutturazione aziendale senza comunque riduzione del salario; tetto massimo di 5.000 euro per il ricorso ai voucher. Niente di rilevante dunque, rispetto al testo licenziato in commissione e caro agli alleati centristi dell'Ncd. Solo qualche precisazione per venire incontro ai mal di pancia della minoranza Pd.
E soprattutto nessun riferimento esplicito alle tutele per i licenziamenti ingiusti, nonostante fonti del governo abbiano avvisato stamani i senatori che il voto di fiducia riguarderà tutta la politica del governo in materia di lavoro, dunque anche l'intenzione di modificare l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
"Il voto di oggi sulla fiducia riguarda evidentemente l'articolo 18. Lo si è spiegato per mesi ovunque, persino nelle sedi di partito", riferiscono le fonti. "La delega attribuisce al governo il dovere di superare l'attuale sistema e il presidente del Consiglio ha indicato con chiarezza la direzione. Chi vota la fiducia vota la fiducia al presidente del Consiglio e al governo che sostengono la necessità di riformare l'intero mercato del lavoro, come esplicitato dalla delega. Che essendo delega non può che avere la portata definita dal testo normato", proseguono le fonti. Il sottosegretario al Welfare, Teresa Bellanova, lo ribadisce: su questo tema il governo interverrà nei decreti attuativi.
(Ha collaborato Giselda Vagnoni)