Investing.com - “Nel primo trimestre 2019 l’indebitamento netto delle AP in rapporto al Pil è stato pari al 4,1% (4,2% nello stesso trimestre del 2018)”, si legge nella nota rilasciato dall'istat relativamente al deficit pubblico italiano.
L’aumento del debito pubblico, però, è accompagnato anche da un aumento della pressione fiscale, che arriva al 38%, segnando un +0,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si tratta del dato più alto dal 2015 e la pressione fiscale nel primo trimestre solitamente mostra un livello più basso rispetto al resto dell’anno, quindi destianta ad aumentare.
Si complicano, dunque, le prospettive per il governo che puntava ad un deficit al 2,1%, mentre sono in corso le trattative con l’Unione europea.
La Commisione europea ha deciso che la decisione sull’avvio della procera verrà presa la prossima settimana, quando i commissari si riuniranno il 2 luglio a Strasburgo.
"Per un'economia a zero crescita, un deficit al 2,1% per l'anno in corso rappresenta una politica fiscale più che prudente", ha spiegato il Ministro dell’Economia Giovanni Tria, dicendosi "ottimista".
Per il futuro l'idea è di mantenere il deficit basso e continuare con l'obiettivo di ridurre il debito non attraverso aumenti delle tasse, ma attraverso la riduzione della spesa corrente: "questo è l'impegno con il Parlamento e stiamo lavorando per mantenerlo nella prossima Legge di bilancio".
Tria ha poi rivendicato "una gestione prudente della finanza pubblica. Su queste basi riteniamo di essere sostanzialmente con linea con le regole fiscali europee". Per fortuna, ha precisato, che la politica monetaria sta ritornando più accomodante. "Ma anche la politica europea dovrebbe essere di sostegno alla crescita coerentemente con la Bce", ha concluso, Tria affrontando il nodo della necessità di "un coordinamento tra politica monetaria e politica fiscale europea".