A cura di Ashok Bhatia, CIO Fixed Income di Neuberger Berman
Nell’attuale contesto di mercato, il 2025 si prospetta come un anno ricco di opportunità per gli investitori obbligazionari, anche se intravediamo all’orizzonte un possibile aumento della volatilità. Ormai, sono passati cinque anni dall'inizio della pandemia del 2020, e ognuno di questi cinque anni ha sorpreso gli esperti di mercato per diverse ragioni. Le previsioni per il 2020 sono state rapidamente spazzate via dagli effetti della pandemia. Successivamente, nel 2021, l'inflazione è risultata ben più alta di quanto molti analisti finanziari avessero immaginato, e in tanti, nel 2022, hanno sottovalutato con quanta determinazione la Federal Reserve l'abbia combattuta. Nei due anni successivi, nel 2023 e nel 2024, diverse analisi prevedevano che un regime di tassi di interesse più elevati avrebbe portato a una fase recessiva dell’economia, che però non si è concretizzata, mentre la persistenza dell'inflazione negli Stati Uniti è stata spesso sottovalutata. Guardando al futuro, ci sono molte incertezze per i prossimi 12 mesi, incluse quelle legate alla nuova amministrazione americana. Per questo motivo, nel nostro outlook "Soluzioni per il 2025", abbiamo delineato due view piuttosto audaci per il mercato obbligazionario. La prima riguarda la nuova amministrazione statunitense, che si prevede stimolerà una crescita economica superiore alla media, mantenendo l'inflazione sotto controllo. La seconda suggerisce che il mercato obbligazionario cambierà il suo focus da inflazione e politica monetaria a crescita economica e politica fiscale. Queste dinamiche potrebbero presentare nuove opportunità e sfide per gli investitori obbligazionari, rendendo il 2025 un anno fondamentale per le strategie di investimento in questo settore.
Le dinamiche fiscali e di crescita si fanno più complesse
Con solo due tagli dei tassi di interesse da parte della Fed prezzati dal mercato per il 2025, anche una pausa prolungata della banca centrale non dovrebbe destabilizzare eccessivamente i mercati. Secondo le nostre analisi, il rendimento dei titoli statunitensi a due anni dovrebbe rimanere intorno al 4,5%. Tuttavia, ci aspettiamo che la volatilità osservata negli ultimi due anni, nei tassi a breve termine, si sposti verso le scadenze più lunghe, a causa della crescente complessità delle dinamiche fiscali e di crescita. Il nostro outlook suggerisce un valore equo di mercato (fair value) per il rendimento dei titoli a 10 anni di circa 4,5%. Un valore che riflette la nostra tesi secondo la quale l'inflazione complessiva si stabilizzerà su una nuova media a lungo termine tra il 2,25 e il 2,50%, con una crescita del PIL reale tra il 2,50 e il 2,75%. Tuttavia, che cosa potrebbe accadere se la Fed dovesse reagire in modo più deciso, rispetto alle aspettative di mercato, al fine di contrastare un’inflazione strutturalmente più elevata? La Fed, incoraggiata da una crescita superiore alla media, potrebbe decidere di aumentare nuovamente i tassi di interesse per riportare saldamente l’inflazione al livello obiettivo? Anche se questo scenario non è centrale nella nostra analisi, se dovesse verificarsi, riteniamo che gli investitori lo interpreterebbero più come una minaccia per la crescita piuttosto che come un segnale di crescenti pressioni inflazionistiche. Questa sarebbe una dinamica positiva per le obbligazioni a lungo termine. Una delle principali preoccupazioni per il mercato dei Treasury, i titoli di Stato americani, riguarda le proposte economiche del nuovo Presidente eletto Donald Trump, che potrebbero aggravare il deficit di bilancio degli Stati Uniti. A nostro avviso, sebbene questo possa diventare un problema più rilevante nel 2026, potrebbe emergere già quest'anno. Gli investitori si troveranno a dover navigare tra segnali contrastanti, derivanti da prospettive su crescita economica e politiche fiscali particolarmente incerte. Pertanto, mentre prevediamo che il rendimento a 10 anni possa chiudere il 2025 vicino ai livelli attuali, il percorso potrebbe essere accidentato attorno al valore equo atteso del 4,5%.
Volatilità: opportunità di ingresso favorevoli
Nel mercato del credito, gli investitori devono affrontare il dilemma di rendimenti allettanti associati a spread storicamente contenuti. I livelli degli spread sono stretti in parte a causa della domanda per il rendimento offerto, ma anche perché i fondamentali dei bilanci aziendali rimangono solidi, specialmente tra le aziende di alto profilo che hanno beneficiato di capitali presi a prestito quando i tassi di interesse erano vicini allo zero. Tuttavia, in alcune aree del mercato delle obbligazioni high yield, abbiamo notato una riduzione degli spread nonostante una crescita dei ricavi in calo. Sebbene i fondamentali non siano particolarmente deboli, la combinazione con spread più stretti offre un valore relativo inferiore. In questo contesto, suggeriamo agli investitori di mantenere una posizione neutrale nelle allocazioni sul credito, riflettendo la domanda tecnica di rendimento, e di privilegiare emittenti di alta qualità, restando generalmente sottopesati in termini di spread duration. Mercati del credito meno liquidi, dove gli spread non sono così stretti, potrebbero rappresentare un'opzione interessante. In sintesi, il 2025 offre un quadro promettente per gli investitori obbligazionari. I mercati si sono adattati a un'inflazione strutturalmente più elevata; prevediamo che la domanda di rendimento continui a essere forte, e non ci aspettiamo un deterioramento significativo dei fondamentali del credito. Anche se la volatilità nei rendimenti a lungo termine potrebbe aumentare, riteniamo che sarà di breve durata, offrendo punti di ingresso favorevoli sia nel mercato dei tassi che in quello del credito, soprattutto tra gli emittenti di alta qualità.
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