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Le cinque cose da seguire sui mercati questo martedì

Pubblicato 15.11.2016, 11:56
Aggiornato 15.11.2016, 11:56
© Reuters.  Le cinque cose da seguire oggi sui mercati finanziari

Investing.com - Ecco le cinque principali notizie da seguire questo martedì 15 novembre sui mercati finanziari:

1. Dollaro in calo dopo l’impennata al massimo di 11 mesi

Il dollaro si indebolisce contro il paniere delle altre principali valute questo martedì, con gli investitori che bloccano i profitti dopo l’impennata che ha spinto il biglietto verde al massimo dal dicembre del 2015.

L’indice del dollaro scende dello 0,35% a 99,67 alle 5:55 a New York (10:55 GMT). Ieri, l’indice ha toccato il massimo di 11 mesi di 100,24, tra le aspettative di un aumento dei tassi il mese prossimo e di un incremento della spesa pubblica sotto l’amministrazione Trump.

Contro lo yen, il dollaro scende dello 0,2% a 108,23, staccandosi dal massimo di cinque mesi di ieri di 108,53.

Anche l’euro è in salita, con il cambio EUR/USD che va su dello 0,5% a 1,0793, allontanandosi dal minimo di otto mesi di 1,0708 registrato ieri.

Intanto, lo yuan cinese continua a scendere, segnando il minimo di quasi otto anni.

2. Si ferma il sell-off dei bond, in ripresa Buoni del Tesoro USA e Bund

Il prezzo globale dei bond sale per la prima volta in quasi una settimana questo martedì, facendo staccare il rendimento dal massimo plurimensile mentre iniziano a diminuire gli effetti della cosiddetta “Trumpflation”.

Il rendimento dei dei Buoni del Tesoro a 10 Anni USA scende di 3,5 punti base al 2,187% a New York, dopo essere schizzato al 2,302% ieri, il massimo dal 6 gennaio.

Il rendimento dei buoni del Tesoro a 10 anni era al di sotto dell’1,8% prima delle elezioni. Il rimbalzo di 41 punti base registrato nelle ultime tre sedute è stata l’impennata maggiore in più di sette anni.

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Intanto, il rendimento dei buoni a 30 anni scende di 5,1 punti base al 2,932%, dopo aver segnato il 3,080% nella seduta precedente.

Il rendimento dei buoni USA è schizzato dopo la vittoria di Donald Trump la settimana scorsa, con i traders che hanno rivalutato le implicazioni di una presidenza Trump che per molti porterà ad un aumento della crescita economica e dell’inflazione.

Intanto, in Europea, il rendimento dei Bund tedeschi a 10 anni scende di 3,2 punti base allo 0,300%. Ieri, il rendimento è balzato allo 0,397%, il massimo da fine gennaio.

3. Attesi dati sulle vendite al dettaglio USA e interventi dei funzionari della Fed

L’attenzione degli investitori è rivolta ai dati statunitensi che potrebbero alimentare le aspettative di un aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve entro fine anno.

I riflettori saranno puntati in particolare sui dati sulle vendite al dettaglio relativi al mese di ottobre, attesi alle 8:30 ET (13:30 GMT). Il report dovrebbe mostrare un aumento dello 0,6% delle vendite al dettaglio il mese scorso. Le vendite core dovrebbero invece registrare un aumento dello 0,5%.

Oltre al report sulle vendite al dettaglio, oggi sono attesi i prezzi all’importazione ed i dati Empire State alle 8:30 ET (13:30 GMT), mentre quelli sulle scorte delle imprese sono previsti alle 10:00 ET (15:00 GMT).

Inoltre per oggi sono in agenda numerosi interventi dei funzionari della Fed, in vista della testimonianza davanti al Congresso da parte della Presidente della Fed Janet Yellen in programma giovedì.

L’intervento del Presidente della Fed di Boston Eric Rosengren è previsto alle 8:00 ET (13:00 GMT), il Governatore della Fed Daniel Tarullo terrà un discorso alle 9:05 ET (14:05 GMT), il Vice Presidente della Fed Stanley Fischer interverrà alle 13:30 ET (18:30 GMT) così come il Presidente della Fed di Dallas Rob Kaplan.

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Secondo lo Strumento di Controllo dei Tassi della Fed di Investing.com, la possibilità di un aumento dei tassi in occasione del vertice del 13 e 14 dicembre della banca centrale USA è pari all’81,1%.

4. Il prezzo del greggio schizza tra le speranze di un accordo OPEC dell’ultimo minuto

Il prezzo del greggio sale questo martedì, staccandosi dal minimo di tre mesi con i traders che sperano che i principali produttori globali della materia prima possano raggiungere un accordo per ridurne la produzione.

Il greggio USA balza di 1,14 dollari, o del 2,63%, a 44,46 dollari al barile, mentre il Brent schizza di 98 centesimi, o del 2,21%, a 45,41 dollari.

Bloomberg ha riportato che molti membri dell’OPEC starebbero facendo un tentativo dell’ultimo minuto per superare le divisioni tra i principali produttori del cartello, notizia che secondo alcuni analisti ha contribuito all’impennata di oggi.

Secondo un delegato vicino alle discussioni, Qatar, Algeria e Venezuela starebbero facendo pressioni per finalizzare l’accordo, mentre Arabia Saudita, Iraq ed Iran sarebbero in disaccordo circa le modalità della riduzione della produzione discusse in occasione del vertice di Algeri.

5. Crollo dei metalli comuni, si riducono gli effetti della vittoria di Trump

I metalli comuni come rame, minerale di ferro, zinco e nichel crollano questo martedì, dopo l’impennata delle ultime sedute sulla scia delle aspettative che la presidenza di Donald Trump possa portare ad un aumento della spesa nelle infrastrutture.

Il rame registra un crollo del 2,3% a 2,463 dollari la libbra, staccandosi dal massimo di 17 mesi di 2,734 dollari.

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Il minerale di ferro crolla del 9% a Singapore a 68,58 dollari la tonnellata cubica, continuando ad allontanarsi dal massimo di due anni di oltre 80,00 dollari. Il prezzo è andato alle stelle con +27% la scorsa settimana.

Intanto, lo zinco segna -1,9% a Londra, cancellando i guadagni precedenti e staccandosi dal massimo di quasi sette anni.

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