La media a breve termine dell’indice Russell 2000 delle small cap USA è vicina a quello a 200 giorni: se lo perfora all’ingiù per l’analisi tecnica c’è il rischio di una tendenza al ribasso a lungo termine
Venerdì scorso il Dipartimento del Lavoro statunitense ha annunciato che l’indice dei prezzi alla produzione (PPI) è salito nel mese di ottobre dello 0,6% su base mensile, in netto aumento rispetto allo 0,2% di settembre e, soprattutto ben al di sopra delle stime di consenso (+0,2%). Stesso discorso su base annuale con il PPI di ottobre a quota +2,9%, contro il +2,6% di settembre e il +2,5% del consenso. Da segnalare che pure l’indice PPI core (che non considera né gli energetici e neppure gli alimentari) ha mostrato una dinamica più aggressiva (+0,5% su base mensile), sia rispetto a consenso (+0,2%) e sia rispetto al dato di settembre (+0,2%): su base annuale, l’indice PPI core si è attestato al 2,6%, superiore sia al consenso (2,3%) e sia al dato del mese di settembre (2,5%).
PERICOLO DI SPINTE INFLAZIONISTICHE
Si tratta di dati che potrebbero influire sull’inflazione che, a sua volta, potrebbe spingere la Fed ad una rialzo dei tassi meno graduale e, nell’immediato, ad un aumento dei rendimenti del mercato obbligazionario statunitense che al momento stazionano vicino ai massimi degli ultimi anni con il Treasury a 10 anni al 3,2% e quello a due anni al 2,9%. Se quest’ultimo passaggio si concretizzasse significherebbe più interessi da pagare per le aziende e meno profitti, soprattutto per le piccole e medie aziende che traggono i loro ricavi in prevalenza dal mercato nazionale...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge