Di Alessandro Albano
Investing.com - Senza fornire ulteriori dettagli, mercoledì la Banca centrale europea ha annunciato di "aver dato mandato" ai comitati competenti per la progettazione di un nuovo strumento anti-frammentazione e di applicare "maggior flessibilità nel reinvestimento dei rimborsi in scadenza nel portafoglio PEPP". Ma basterà tutto questo per evitare una spaccatura tra gli spread dell'area valutaria?
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Per ora il mercato non sembra credere più di tanto alle misure di Christine Lagarde. Dopo una reazione iniziale che ha visto il Btp a 10 anni scendere fino al 3,8% con spread sul Bund a 220 punti base, oggi i mercati stanno tornando alla realtà: il decennale italiano rende di nuovo oltre il 4,03% e il differenziale con il titolo teutonico segna +235 punti base.
Quello che preoccupa i mercati, a detta di diversi operatori con cui abbiamo parlato, è l'insufficienza dei rimborsi dei titoli in scadenza (tra i 3 e 7 miliardi di euro a settimana) rispetto agli acquisti netti di APP e PEPP ma, sopratutto, la mancanza di fiducia nei confronti di una banca centrale spaccata al suo interno e costantemente in ritardo sull'inflazione, contrariamente ai tempi delle Outright Monetary Transactions e del "whatever it takes" di Mario Draghi nella crisi dell'euro.
Secondo Jason Simpson, SPDR ETF - State Street Global Advisors, "la BCE ha guadagnato tempo promettendo un nuovo strumento anti-frammentazione. Nella sua modulazione iniziale, sembra che questo strumento consentirà alla BCE di distribuire i proventi del reinvestimento del Pandemic Purchase Programme verso i mercati obbligazionari sovrani che sono maggiormente sotto stress".
"Ma a questo - ha aggiunto Simposon - dovranno seguire azioni concrete, altrimenti la BCE rischia di minare la propria credibilità. Dopotutto, l'unica ragione per cui il "Whatever it takes" del presidente della BCE Draghi del luglio 2012 ha funzionato nel risollevare i mercati è che gli operatori gli hanno creduto".
Per Frederik Ducrozet, economista di Pictect Wealth Management, "la BCE deve iniziare a pubblicare una ripartizione più dettagliata dei rimborsi e dei reinvestimenti di PEPP con l'obiettivo di fornire maggiore chiarezza ai mercati".
Gli importi che verranno reindirizzati all'Italia "saranno molto inferiori" rispetto ai programmi di questi anni anche perché gli importi "dovranno essere distribuiti anche agli altri mercati periferici, compresa la Grecia", per garantire la tenuta degli spread periferici ed evitare le speculazioni su specifici Stati.
L'economista stima che la BCE potrebbe anticipare "fino a 10 miliardi di euro di reinvestimenti in PEPP al mese inizialmente che potrebbero essere reindirizzati ai mercati periferici, in caso di grave stress del mercato". Questo, ha aggiunto, "potrebbe accadere nei primi mesi di interventi, prima che ulteriori acquisti di BTP possano essere ridimensionati una volta implementato un nuovo strumento".
Per dare una prospettiva al contesto, il Tesoro italiano deve far fronte a circa 120 miliardi di euro di redemprions di BTP per il resto del 2022, e circa 270 miliardi di euro nel 2023, "di cui fino al 20% sono detenuti dalla Banca d'Italia e che sarà reinvestito meccanicamente", ha precisato Ducrozet.
"La capacità della BCE in termini di reinvestimento flessibile del PEPP non è insignificante, ma probabilmente non è all'altezza del supporto necessario in caso di grave frammentazione e distorsioni del mercato prolungate", ha avvertito.
La vera svolta, secondo l'esperto, sarebbe l'abbandono degli obiettivi di capital key sui titoli PEPP a medio termine, che andrebbe a liberare "la capacità aggiuntiva per i rimborsi delle obbligazioni dei mercati core da reinvestire nei mercati periferici".