Investing.com – “Monitorare attentamente le proprie entrate e spese; accantonare mensilmente una quota di risparmio, anche minima; utilizzare correttamente le carte di pagamento e in genere gli strumenti digitali, molto comodi ma smaterializzati rispetto al contante, cosa che impedisce un controllo immediato sulle spese; non eccedere con l'indebitamento; confrontare più offerte tra i vari strumenti finanziari proposti; imparare ad evitare comportamenti eccessivamente istintivi nelle decisioni finanziarie, di cui potremmo pentirci poi a lungo”. Secondo il senatore Dario Damiani, sono queste le 5 regole fondamentali dell’educazione finanziaria. In politica dai primi anni Novanta, Damiani, dopo essere entrato in Senato per la prima volta nel 2018 tra le fila di Forza Italia, ha da subito promosso l'insegnamento obbligatorio dell’educazione finanziaria nelle scuole primarie e secondarie.
Dario Damiani, senatore della Repubblica italiana
L’obiettivo è stato centrato con il disegno di legge Capitali, approvato dal Senato il 24 ottobre scorso e in attesa del via libera della Camera. In particolare, l'art. 25 introduce l'Educazione finanziaria come materia obbligatoria nelle scuole di ogni ordine e grado, nell'ambito dell'insegnamento dell'Educazione civica. La norma, punta a promuovere “risparmio e all’investimento, all’educazione finanziaria e assicurativa e alla pianificazione previdenziale, anche con riferimento all’utilizzo delle nuove tecnologie digitali di gestione del denaro, alle nuove forme di economia e finanza sostenibile e alla cultura d’impresa”, spiega il senatore a Investing.com.
“Per questo insegnamento il Ministero dell’istruzione e del merito determinerà i contenuti d’intesa con la Banca d’Italia, la Commissione nazionale per le società e la borsa, l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni e la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, sentito il Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria e sentite le associazioni maggiormente rappresentative degli operatori e degli utenti bancari, finanziari e assicurativi”, aggiunge Damiani che già nella passata legislatura aveva presentato due distinti ddl sull'educazione finanziaria, uno che la prevedeva come materia autonoma e l'altro come parte dell'Educazione civica.
“Il Governo, anche per accelerare i tempi della sua introduzione, ha preferito questa seconda alternativa, includendo l'Educazione Finanziaria in una materia già curriculare. Non escludo perciò che in futuro possa diventare un insegnamento a sé stante”.
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Gli italiani bocciati in Educazione finanziaria
Un’evoluzione auspicabile visto che il livello dell’educazione finanziaria in Italia è nettamente insufficiente.
“Di recente la Banca d’Italia ha pubblicato una ricerca, condotta su base triennale dal 2020 al 2023, che ha confermato il basso livello di conoscenze, competenze e abilità degli italiani nel gestire il proprio patrimonio”, racconta il politico. “In una scala da 0 a 20, nel 2023 il punteggio medio è 10,6, quindi c’è ancora molta strada da fare. Gli italiani sono stati “bocciati” in materia di finanza digitale e di awareness sul tema di sicurezza e gestione degli acquisti online. Su una scala da 0 a 10 l’indicatore si colloca a 4,4. E ciò rappresenta un problema serio, perché l'assenza di cultura finanziaria è un ostacolo alla piena partecipazione dei cittadini alla vita economica del Paese, limita la cittadinanza attiva”.
Ragion per cui, conclude Damiani, “dare ai nostri ragazzi, fin dalla scuola primaria, gli strumenti necessari per acquisire pieno controllo e consapevolezza sulle proprie scelte finanziarie è un'opportunità di crescita non solo individuale ma di tutto il sistema Paese”.
E il tema dell’istruzione è molto caro anche a Pasquale Battaglia, imprenditore che da oltre vent’anni si occupa di educazione e innovazione e che nel 2018 ha fondato VIK School, una start up impegnata ad aiutare i ragazzi ad affrontare le sfide del futuro.
Pasquale Battaglia, ceo e fondatore Vik School
Cosa c'entra Pasquale Battaglia con l'educazione finanziaria?
Mi occupo di educazione e innovazione da sempre. Nel 1999 collaboravo con il Comune di Roma per introdurre l'informatica e le nuove tecnologie nelle scuole, consapevole che il mondo stava cambiando rapidamente, e i giovani dovevano essere preparati per affrontare le sfide del futuro. La stessa passione guida, negli ultimi tempi, la mia collaborazione con il Senato della Repubblica per introdurre l'educazione finanziaria nelle scuole. Questo impegno, allora come oggi, si basa sulla convinzione che le nuove generazioni sono la chiave per risolvere i problemi della nostra società.
Nel 2018 ho fondato VIK School, una società Ed Tech accelerata da Cassa Depositi e Prestiti, con il preciso intento di fornire alle nuove generazioni gli strumenti necessari per costruire un futuro migliore, partendo dal loro impegno. Non a caso, VIK è l'acronimo di Very Important Kids.
Be Money Smart, giunto alla sua III edizione quest'anno, è il progetto rock star di VIK School. Ad oggi sono state coinvolte più di 100 scuole primarie e secondarie di primo grado sul territorio nazionale con una ricaduta su oltre 10.000 studenti. Entro il 2025 vogliamo alfabetizzare 250.000 studenti. Il progetto, finanziato da istituzioni, aziende, associazioni e privati cittadini, si propone di aiutare i docenti ad introdurre strutturalmente l'educazione finanziaria nelle ore di Educazione Civica. Qui troverete approfondimenti sul progetto e la mia relazione completa alla VII Commissione del Senato relativa all'introduzione dell'Educazione Finanziaria tra le materie obbligatorie nelle scuole di ogni ordine e grado.
Qual è il livello di educazione finanziaria nel nostro Paese?
L’Italia ha il più basso tasso di alfabetizzazione tra i paesi sviluppati. La causa di questo problema è principalmente culturale. In casa non si parla di denaro. La finanza è un tabù. È un mondo poco etico dal quale bisogna tenersi lontani. A scuola l’educazione finanziaria non si insegna. E questo non va bene perché è in gioco il futuro dei nostri figli.
Le nuove generazioni dovranno affrontare sfide molto più complesse rispetto a quelle che hanno riguardato i loro genitori. Se a questo si aggiunge che i genitori sono cresciuti a loro volta in un contesto in cui l'educazione finanziaria non era una priorità, l’insegnamento dell’educazione finanziaria a scuola diventa INDISPENSABILE per fornire ai giovani gli strumenti e le conoscenze necessarie per navigare con successo in un mondo finanziario in costante cambiamento.
L’educazione finanziaria nelle scuole può diventare un elemento di sviluppo e crescita sociale?
L'insegnamento dell'educazione finanziaria nelle scuole non è solo un elemento di crescita sociale, è il carburante senza il quale non potrà esserci nessuna crescita sociale.
Quando i giovani acquisiscono competenze finanziarie solide, diventano cittadini consapevoli e responsabili. Questa consapevolezza si riflette su diversi aspetti della società.
Innanzitutto, l'educazione finanziaria aiuta a ridurre il debito e l'indebitamento e promuove il risparmio. Questo, a sua volta, può portare a una maggiore stabilità finanziaria a livello familiare.
Le famiglie finanziariamente istruite sono meno inclini a situazioni di difficoltà economica, il che riduce il carico sui servizi sociali e i sistemi di assistenza. Inoltre, gli individui istruiti finanziariamente sono più propensi a prendere decisioni finanziarie informate e ad investire saggiamente.
Ciò contribuisce a stimolare l'attività economica, creare posti di lavoro e sostenere la crescita economica a livello locale e nazionale.
L'educazione finanziaria promuove anche una maggiore partecipazione alla comunità. Quando le persone sono finanziariamente sicure, sono più propense a essere attive in organizzazioni sociali e a contribuire al benessere della comunità.
Come si colma la distanza apparente tra il mondo della finanza e le scuole?
Negli ultimi cinque anni abbiamo studiato ogni soluzione didattica proposta alle scuole di ogni ordine e grado in ambito economico- finanziario.
La maggior parte dei progetti tratta del “cosa”, di argomenti come inflazione, tassi di interesse, carte di credito, ma dimentica il background dei destinatari (docenti, studenti e genitori) e, soprattutto, non dice agli “studenti” perché è importante oggi più che mai conoscere le basi, per cominciare, della finanza.
Spesso la soluzione è calata dall’alto, con l’intervento di esperti in classe, in sostituzione dei docenti; in alcuni casi gli insegnanti ricevono materiali didattici difficili da assimilare e “trasmettere” in autonomia. La soluzione dimentica i docenti. Eppure i docenti e non gli esperti, rappresentano la chiave di volta se vogliamo risolvere il problema dell’analfabetismo finanziario delle nuove generazioni.
Senza il coinvolgimento diretto degli insegnanti, che vanno formati e tutelati, continueremo a perpetuare gli errori del passato. Attenzione: coinvolgere e formare i docenti non significa proporre loro l’ennesima formazione certificata e punti per le graduatorie. Il diploma, gli attestati, sono iper-inflazionati e raramente corrispondono alle reali competenze-capacità dei possessori.
Significa renderli protagonisti di un progetto che richiede il raggiungimento di traguardi ambiziosi e risultati "misurabili", come auspicato dalle indicazioni del Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria.
Ci sono le risorse per colmare il gap?
In questa delicata fase della storia italiana, la congiuntura di tre fattori che seguiamo con grande interesse, ha creato una finestra di opportunità che dobbiamo assolutamente cogliere se vogliamo riuscire dove altri in passato non sono riusciti:
Fattore sociale. Il problema dell’analfabetismo finanziario non è mai stato così popolare e dibattuto. L’urgenza di educare i ragazzi fin dai primi anni di scuola non ha mai goduto della risonanza di questi ultimi anni grazie soprattutto al grande lavoro di sensibilizzazione portato avanti dal Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria.
Fattore economico. Grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) italiano, nella scuola c’è un’abbondanza di risorse finanziarie senza precedenti: sono in arrivo 4,9 miliardi extra budget, 800 milioni dei quali andranno a finanziare la formazione digitale del personale scolastico.
Fattore tecnologico. Per la prima volta nella storia, la tecnologia necessaria per usufruire dei migliori servizi di istruzione è nelle mani di tutti gli italiani e, ovviamente, di tutti i cittadini del Pianeta, sotto forma di "smartphone". Fermo restando che ogni scuola, nell’ambito della sua autonomia, decida di vietare o meno l’uso del cellulare in classe, riteniamo che incentivare l’uso dello smartphone per apprendere, oltre che per giocare, sia un dovere e una grande opportunità da cogliere per ogni docente e genitore.
Questi tre fattori, se agiremo nei tempi giusti, ci permetteranno colmare più velocemente il gap tra il mondo della finanza e le scuole anche se, non possiamo dimenticare che si tratta pur sempre di un problema culturale che richiederà tempo e dedizione da parte di tutte le componenti sociali, dalla famiglia alle istituzioni.
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