Di Alessandro Albano
Investing.com - Con un debito considerato spazzatura e un rublo carta straccia, la Russia si trova davanti a 117 milioni di dollari di cedole obbligazionarie in scadenza mercoledì 16 marzo. L'incertezza non riguarda il pagamento di per sè, ma in quale valuta Mosca deciderà di rimborsare i creditori, una scelta che potrebbe far cadere il Paese in default tecnico.
Il Ministro delle finanze russo Anton Germanovič Siluanov ha fatto sapere nei giorni scorsi che la Russia "rispetterà gli impegni sul debito" ma in valuta locale, fatto che, secondo lui, "non vuol dire automaticamente default" visto che comunque gli oneri vengono saldati.
Tuttavia, vista la forte svalutazione del rublo, sono i veramente pochi i creditori internazionali che accetterebbero un rimborso simile. Inoltre, i due bond in scadenza domani non prevedono, da regolamento, pagamenti in valute che non siano quelle di emissione, ma permettono una finestra di 30 giorni entro cui saldare il conto ai creditori.
A complicare il quadro è l'inaccessibilità della Russia alle riserve estere, dato che le sanzioni occidentali hanno congelato circa 300 miliardi di dollari dei 640 miliardi di riserve in oro e monete Internationali (per la maggior parte yen, dollari ed euro). Fatto, questo, che secondo il titolare del tesoro russo, "può essere visto come il desiderio di diversi paesi occidentali di organizzare un default artificiale".
Già questa domenica, la direttrice del FMI Kristalina Georgieva ha avvertito che un ko russo "non è più improbabile". "In termini di servizio del debito - ha detto la numero uno del FMI - posso dire che non pensiamo più al default russo come a un evento improbabile. La Russia ha i soldi per onorare il proprio debito, ma non può accedervi. Quello che mi preoccupa di più è che ci sono conseguenze che vanno oltre l'Ucraina e la Russia"
Il mancato pagamento di questi oneri, sebbene scongiurato dal Ministero delle finanze di Mosca, potrebbe mettere a serio rischio i $150 miliardi di bond in valuta straniera detenuti dal governo di Mosca e da altre importanti società statali come Gazprom (MCX:GAZP), Lukoil (KZ:RU_LKOH) e Sberbank (LON:SBNCyq), per ora escluse dalle sanzioni occidentali.
A preoccupare gli investitori non è tanto il debito sovrano, dato che il totale (circa $ 70 miliardi detenuti da investitori stranieri per i conti di Capital Economics) è inferiore al debito argentino del 2020, ma i pericoli di spill-over del credito privato.
"Un default sovrano potrebbe essere un preludio alle insolvenze delle società russe", ha scritto in una nota William Jackson, chief emerging markets economist di Capital Economics, "i cui debiti esteri sono molto più grandi di quelli del governo".
Inoltre, come ricorda Bloomberg, fino a metà febbraio il debito russo era considerato in Investment grade da tutte le agenzie di rating, motivo per cui money manager come BlackRock (NYSE:BLK), benchmark, ed ETF hanno acquistato securities russe come diversificazione dei prodotti. Un collasso tecnico, quindi, potrebbe avere un effetto domino su fondi d'investimento e pensioni che hanno incluso i titoli di Mosca nei loro portafogli, ricorda l'agenzia britannica.
Il ko del debito russo sarebbe il primo dal 1998, quando la Federazione non è stata in grado di rimborsare un debito denominato, tuttavia, in rubli. L'ultima volta che Mosca non ha voluto, consciamente, rispettare gli oneri sul propri debito è stato nel 1917, quando all'alba della Rivoluzione d'ottobre, i bolscevichi guidati da Lenin hanno deciso di non pagare il debito creato dal precedente impero zarista.