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Tassi, Fed verso un taglio da 25 punti base. Le previsioni degli analisti

Pubblicato 17.12.2024, 15:00
© Reuters

Investing,com – Dopo la Bce, il 18 dicembre tocca alla Fed prendere una decisione sui tassi d’interesse. Jerome Powell e colleghi sono pronti a continuare l’allentamento della stretta monetaria? Ecco quali sono le previsioni degli analisti.

Blerina Uruçi, Chief U.S. Economist, T. Rowe Price

Mi aspetto che durante la riunione e la conferenza stampa del FOMC di dicembre, Powell punterà a non agitare troppo le acque rispetto alle aspettative di consenso e a quanto prezzato dal mercato.

Durante il meeting di dicembre il FOMC aggiornerà le sue previsioni economiche rispetto a quelle di settembre. Inoltre, avrà in mano i risultati completi delle elezioni e maggiori dettagli sulle selezioni di gabinetto delle nuove amministrazioni repubblicane. Il meeting di novembre si è tenuto infatti solo due giorni dopo le elezioni.

Di norma, il FOMC non prende in considerazione le politiche fiscali o di altro tipo fino a quando non diventano leggi, il che significa che le revisioni delle previsioni rifletteranno molto probabilmente le recenti sorprese al rialzo per i dati sulla crescita e sull'inflazione. Le ricadute delle nuove politiche potrebbero manifestarsi come una maggiore incertezza sulla gamma di previsioni, che Powell potrebbe comunicare durante la conferenza stampa.

In merito alle nuove previsioni della Fed, mi aspetto che mostrino una crescita più elevata, un'inflazione più elevata e un tasso di disoccupazione più basso per il 4° trimestre 2024 e il 1° trimestre 2025 (le revisioni saranno di entità inferiore per il prossimo anno). Sulla base di questa serie di revisioni da falco, anche l'andamento dei tassi di interesse e il tasso neutrale a lungo termine saranno rivisti al rialzo. Ad esempio, le previsioni di dicembre potrebbero mostrare che per il 2025 saranno appropriati tre tagli, rispetto ai quattro tagli delle previsioni di settembre. Allo stesso modo, il dot plot di lungo periodo potrebbe essere rivisto al rialzo al 3,0% dal precedente 2,9%.

Secondo il mio scenario di base, il FOMC taglierà i tassi di 25 pb questa settimana e di 50 pb nel 2025 per un tasso terminale del 4,0% (limite superiore). Queste aspettative sono ora completamente prezzate e ben comprese dal mercato. Mi aspetto che Powell segnali che il ritmo dei tagli rallenterà l'anno prossimo, il che potrebbe implicare che la Fed si prenderà una pausa a gennaio. Il rischio è che questa situazione possa trasformarsi in una pausa prolungata, se l'economia rimarrà resiliente e il processo disinflazionistico si bloccherà completamente, o se le pressioni sui prezzi accelereranno nel 1° trimestre 2025. Questo non è il mio scenario di base, ma ritengo che sia più probabile di una serie di tagli aggressivi da parte della Fed il prossimo anno.

Michele Sansone, country manager di iBanFirst Italia

Non ci si aspettano grosse sorprese dalla Fed. Un taglio dei tassi di 25 punti base è previsto dal 94% degli operatori di mercato. Tuttavia, la grande incognita è il ritmo dei tagli dei tassi l’anno prossimo. Da settembre, si sta verificando un fenomeno insolito nel mercato del debito degli Stati Uniti.

Tipicamente, quando la Fed abbassa i tassi d’interesse, i rendimenti obbligazionari scendono di conseguenza. Ma sta accadendo l'opposto: i rendimenti stanno aumentando. Ad esempio, i rendimenti delle obbligazioni a 30 anni sono aumentati di 40 punti base dal primo taglio dei tassi della Fed. Normalmente, questi rendimenti scendono tra i 10 e i 50 punti base nei due o tre mesi successivi a un taglio.

Perché sta accadendo questo? Alcuni analisti indicano la possibilità di una reflazione scatenata dal possibile ritorno di Trump alla Casa Bianca il mese prossimo. Sebbene questo possa essere un fattore, non è l’unico. Secondo la nostra analisi, l’aumento continuo dei rendimenti da settembre, ben prima delle elezioni presidenziali, indica che il mercato ritiene che la Fed stia rimanendo indietro rispetto al ciclo economico. Questo suggerisce che la Fed potrebbe essere costretta a ridurre i tassi in modo più aggressivo l’anno prossimo a causa di un indebolimento del mercato del lavoro.

Perché non accelerare i tagli dei tassi adesso? È molto improbabile che ciò accada questa settimana. Sebbene i tassi a lungo termine siano aumentati drasticamente, non hanno raggiunto livelli di stress significativi. Inoltre, in questo periodo dell’anno, il mercato è tranquillo e la volatilità è diminuita. Non c’è una ragione convincente per cui la Fed debba agire in anticipo.

Tuttavia, la Fed potrebbe dover accelerare i tagli dei tassi nel primo trimestre dell’anno prossimo se le tensioni nel mercato obbligazionario dovessero persistere. Questo non è attualmente riflesso nel mercato valutario. Se tale scenario dovesse verificarsi, potrebbe portare a un calo imprevisto del dollaro, poiché la maggior parte degli operatori scommette su un dollaro forte e sopravvalutato l’anno prossimo.

Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer di UBS WM in Italia

Per quanto riguarda le politiche monetarie, la Banca nazionale svizzera ha nuovamente sorpreso i mercati con un taglio dei tassi di 50 punti base (pb), mentre la Banca centrale europea (BCE) ha effettuato una riduzione di un quarto di punto, come previsto. Questa settimana sarà il turno della Federal Reserve (Fed), che ci aspettiamo diminuisca i tassi di 25 pb.

Entro la fine del 2025 prevediamo ulteriori tagli per un totale di un punto percentuale da parte della Fed e della BCE, seppur in contesti molto diversi: gli Stati Uniti dovrebbero continuare a crescere a un ritmo di oltre il 2%, mentre la zona euro rischia di rimanere in stagnazione.

Gilles Moëc, AXA Group Chief Economist and Head of AXA IM Research

Più che sul taglio di 25 pb ampiamente previsto, l'attenzione si concentrerà sul nuovo “dot plot”. Pensiamo che la Fed indicherà un ritmo più lento di ritorno alla neutralità, al di là del “taglio per trimestre” implicito nelle stime di settembre, avallando l'opinione del mercato che “salterà” almeno uno di questi tagli trimestrali (ci aspettiamo un solo taglio nel 2025, a marzo). Sotto i riflettori ci sarà anche il modo in cui Powell commenterà la “Trumpnomics”. Sebbene non sia necessario che il Presidente si esprima esplicitamente sulle politiche di Trump, è possibile che riutilizzi l'approccio della Fed del dicembre 2016 e indichi una politica fiscale più espansiva come input delle nuove previsioni, come ipotizzato da Bill Dudley.

Michael Krautzberger, Global CIO Fixed Income di Allianz (ETR:ALVG) Global Investors

Ci aspettiamo che la Fed riduca i tassi di interesse di 25 punti base nella riunione di politica monetaria del 18 dicembre, portando l'intervallo target per i Fed funds al 4,25-4,50%.

Tuttavia, i dati economici degli Stati Uniti sono rimasti relativamente positivi dall'ultima riunione della Fed a novembre, con anche il risultato delle elezioni statunitensi che implica un orientamento politico favorevole alla crescita nel 2025.

Guardando all'inizio del 2025, riteniamo che la Fed applicherà maggiore cautela nell'avvicinare la politica monetaria a un livello neutrale, evitando probabilmente un ulteriore taglio a gennaio intanto che valuta i dati in arrivo.

Il pricing del mercato è cambiato riflettendo una prospettiva meno accomodante per la politica della Fed, con il tasso sui Fed funds ora previsto leggermente al di sotto del 4% a giugno 2025. Pensiamo che questa aspettativa sia ragionevole in questo momento, dato il contesto economico statunitense attuale.

Dal punto di vista strategico, preferiamo un approccio tattico alla duration, favorendo attualmente una posizione short sulla duration statunitense rispetto ai mercati obbligazionari europei. Siamo anche favorevoli a strategie di steepening della curva statunitense, data l'elevata offerta prevista, siamo positivi sugli strumenti di protezione dall'inflazione, considerando i potenziali rischi inflazionistici negli Stati Uniti nel 2025.

David Chappell, Senior Fixed Income Portfolio Manager di Columbia Threadneedle Investments

C'è il rischio che i tassi statunitensi possano tornare a crescere, in particolare quelli dei Treasury a più lunga scadenza. Negli ultimi mesi la Federal Reserve si è concentrata sull'andamento dell'occupazione e dell'inflazione, ma dovrà necessariamente iniziare a considerare l’impatto che verrà generato dalle politiche di Trump non appena diventeranno legge. Riteniamo che la situazione fiscale non sia destinata a migliorare nei prossimi anni e questo potrebbe influenzare negativamente i titoli a lunga durata, mantenendo alto il loro rendimento. Sebbene l'inflazione sia al momento vicina al target, l'introduzione di tariffe sui beni importati da tutti i Paesi avrebbe l'effetto immediato di aumentare i prezzi, anche se l'entità dipenderà dalla capacità delle aziende di trasferire i costi aggiuntivi ai consumatori finali. Se le tariffe dovessero avere un impatto negativo sui consumi, è possibile che l'occupazione si indebolisca, ponendo la Fed di fronte al poco invidiabile binomio di un aumento dei prezzi e della disoccupazione. Al momento, i rischi per l'inflazione e l'occupazione vengono descritti dal Comitato come equilibrati, rendendo possibile un'altra riduzione dei tassi durante la riunione di questa settimana. Tuttavia, questa decisione sarà probabilmente accompagnata da un annuncio di pausa, guardando alle previsioni "dot", in quanto verranno stimate le ripercussioni dei cambiamenti imminenti e potenzialmente importanti in materia di politica interna.

Riteniamo che la piena attuazione delle politiche proposte da Trump potrebbe portare ad un aumento degli spread tra i tassi di interesse a breve e quelli a lungo termine negli Stati Uniti ed in Europa. Ci sono aree dell'Eurozona che stanno incontrando qualche difficoltà nella crescita e alcune politiche di Trump potrebbero avere un ulteriore effetto negativo su questi Paesi. Ciò dovrebbe spingere la BCE ad essere più attiva della Fed nel ridurre i tassi.

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