Di Alessandro Albano
Investing.com - Con le elezioni turche che si avviano al ballottaggio, il Paese si trova davanti ad un percorso ad ostacoli: stabilizzare la lira, incoraggiare gli investimenti diretti esteri e sistemare la bilancia dei pagamenti sono tutti obiettivi che Ankara deve raggiungere se vuole rimettere in careggiata l'economia nazionale.
Su questi obiettivi, tuttavia, pesa la possibilità di rivedere il presidente Recep Tayyip Erdoğan di nuovo al potere, visto il testa a testa con il rivale dell'opposizione Kemal Kilicdaroglu nel ballottaggio del 28 maggio.
Scope Ratings scrive in un report dedicato alla questione che per cambiare effettivamente il percorso economico Erdogan dovrebbe "rivedere l'insieme di politiche dopo le elezioni", mentre "l'alleanza dell'opposizione, qualora riuscisse a vincere al secondo turno, dovrebbe parlare con una sola voce su politiche importanti".
"L'ampiezza delle sfide economiche e la complessità del riassetto politico richiederanno delicati compromessi per entrambi gli schieramenti", afferma Thomas Gillet, Sovereign Ratings Director di Scope.
Come infatti dimostrano le tensioni sui mercati finanziari per la chiusura del primo turno, con la lira che ha rivisto nuovi minimi storici contro il dollaro, sarà difficile vedere un miglioramento del contesto Paese nel breve o medio termine," indipendentemente dall'esito delle contestatissime elezioni presidenziali e legislative", spiegano da Scope.
"La pressione sulla lira turca (-34% rispetto al dollaro da gennaio 2022), il calo delle riserve valutarie nette (15,7 miliardi di dollari a fine febbraio 2023), l'ampio deficit delle partite correnti e l'inflazione elevata (43,7% annuo ad aprile 2023) persisteranno con o senza una nuova leadership politica, dato il tempo necessario per la normalizzazione delle politiche e la convalescenza economica", viene spiegato nel report.
Scope ritiene la permanenza di Erdoğan al potere come lo scenario di base, che però potrebbe tradursi "in una continuità politica e in una continua incertezza".
"Una politica monetaria allentata, una regolamentazione sempre più complessa e una politica di bilancio espansiva lascerebbero l'economia esposta in modo duraturo alla crisi valutaria e a problemi più profondi di bilancia dei pagamenti", aggiunte Gillet.
Per stabilizzare il sistema, e in assenza di un sostegno istituzionale multilaterale, la Turchia avrà bisogno "di accordi ad hoc a breve termine con partner bilaterali - che in passato hanno incluso il Consiglio di Cooperazione del Golfo e la Russia - per sostenere la valuta e soddisfare il continuo fabbisogno di finanziamento esterno".
"Qualunque sia la situazione politica della Turchia dopo le elezioni, i rischi di ribasso persisteranno nel breve termine, con lo scenario peggiore che prevede una sorta di stallo politico, senza risultati elettorali chiari o contestati e con una politica economica lasciata nel limbo", avverte infine l'agenzia di rating.
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