Investing.com - I futures dell’oro segnano un’impennata per la quarta seduta consecutiva questo mercoledì e toccano il massimo di tre mesi dal momento che il dollaro debole e le aspettative che la Federal Reserve possa aspettare il 2016 per alzare i tassi di interesse continuano a sostenere l’appeal del metallo prezioso.
Sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange, l’oro con consegna a dicembre tocca il massimo intraday di 1.174,50 dollari l’oncia troy, il massimo dal 30 giugno, prima di attestarsi a 1.173,00 dollari negli scambi europei del mattino, su di 7,60 dollari, o dello 0,65%. Ieri, l’oro è salito di 90 centesimi, o dello 0,08%.
Nelle ultime sedute il prezzo del metallo prezioso è stato supportato dalla riduzione delle aspettative di un aumento dei tassi di interesse entro la fine dell’anno da parte della Federal Reserve.
Un eventuale rinvio dell’aumento dei tassi di interesse sarebbe rialzista per l’oro, dal momento che diminuirebbero i costi di gestione del metallo, che non offre agli investitori un ritorno assicurato.
L’Indice del Dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, è pressoché invariato vicino al minimo di tre settimane e mezzo.
Gli investitori attendono i report economici USA sulle vendite al dettaglio e sull’indice dei prezzi alla produzione nel corso della giornata per avere maggiori informazioni sull’andamento futuro dei tassi di interesse.
Negli ultimi mesi, la tempistica dell’aumento dei tassi da parte della Fed è stata un costante oggetto di discussione sui mercati.
Sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange, il rame con consegna a dicembre sale di 0,1 centesimi, o dello 0,03%, a 2,389 dollari la libbra negli scambi della mattinata londinese.
I dati governativi rilasciati stamane hanno rivelato che i prezzi alla produzione in Cina sono scesi del 5,9% a settembre; si tratta del quarantatreesimo calo mensile consecutivo e della lettura peggiore dall’ottobre del 2009.
I prezzi al consumo sono saliti dell’1,6% il mese scorso, al di sotto dell’1,8% previsto ed in calo dal 2,0% di agosto.
I dati deludenti hanno alimentato le speculazioni che i legislatori di Pechino dovranno introdurre ulteriori stimoli per incoraggiare la crescita.
I dati commerciali pubblicati ieri hanno indicato che le importazioni cinesi sono crollate più del previsto a settembre, segnando un calo per l’undicesimo mese consecutivo. Un calo della domanda nazionale indica che la ripresa economica resta debole e che potrebbe necessitare di ulteriori stimoli da parte del governo.
Col 40% della richiesta globale di rame lo scorso anno, la nazione asiatica è considerata il principale consumatore mondiale del metallo rosso.