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Dollaro giù, sale la propensione al rischio tra Powell e le speranze per la Cina

Pubblicato 07.01.2019, 09:21
Aggiornato 07.01.2019, 09:21
© Reuters.

Investing.com - Il dollaro perde terreno contro le altre principali valute questo lunedì, i commenti della Federal Reserve hanno fatto ridimensionare i timori per l’inasprimento della politica monetaria e l’inizio di un nuovo round di trattative commerciali tra USA e Cina ha alimentato la propensione al rischio.

I due giorni di trattative sono cominciati a Pechino questa mattina, in seguito all’annuncio di venerdì di nuove misure di stimolo da parte del governo cinese finalizzate a risolvere il brusco rallentamento economico.

Gli investitori sperano che Washington e Pechino possano raggiungere un accordo commerciale prima del termine dei 90 giorni di tregua dello scontro commerciale.

Le due parti hanno tempo fino al 1° marzo per trovare un’intesa, dopodiché il Presidente USA Donald Trump ha promesso di alzare i dazi dal 10% al 25% su 200 miliardi di dollari di importazioni cinesi.

L’indice del dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, scende dello 0,29% a 95,47 alle 03:19 ET (08:19 GMT).

Sul dollaro pesano le parole del presidente della Fed Jerome Powell, secondo cui la banca centrale potrebbe essere paziente sulla politica monetaria quest’anno.
Venerdì, Powell ha infatti affermato che la Fed non ha un piano prefissato sugli aumenti dei tassi e che sarà sensibile ai rischi ribassisti che i mercati stanno mettendo in conto.

Malgrado i dati migliori del previsto di venerdì sull’occupazione USA a dicembre, molti analisti ritengono che la principale economia mondiale stia perdendo lo slancio e che altri aumenti dei tassi siano l’ultima cosa di cui ha bisogno. I commenti di Powell secondo cui la banca centrale è “pronta a cambiare posizione sulla politica monetaria” hanno incoraggiato il sentimento degli investitori, facendo schizzare i titoli USA venerdì.

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Il dollaro ha avuto una perfomance migliore rispetto alle altre valute nel 2018 dal momento che la Fed è stata l’unica importante banca centrale ad alzare i tassi. Se la Fed dovesse mantenere i tassi invariati nel 2019, gli analisti vedono poche probabilità di un ulteriore apprezzamento del biglietto verde.

Il rendimento dei buoni del Tesoro USA a 2 anni e a 10 anni è crollato nelle ultime settimane, indicando che i trader dei bond si aspettano poche probabilità che la Fed alzi i tassi quest’anno vista la possibilità di un rallentamento della crescita della principale economia mondiale.

Tuttavia, alcuni analisti si aspettano ancora che la Fed alzi i tassi nel 2019.

“I dati positivi sull’occupazione USA di venerdì scorso suggeriscono che i timori di una recessione sono esagerati”, si legge in una nota di Philip Wee, esperto di strategie monetarie di DBS.

“Con la Fed che ha intenzione di mettere in pausa gli aumenti dei tassi, il mercato probabilmente ha corso un po’ troppo nello spingere il rendimento dei bond a 2 e a 10 anni sotto il tasso dei fondi Fed la scorsa settimana”, aggiunge.

Wee prevede che la Fed alzi i tassi due volte quest’anno.

L’euro guadagna terreno contro il dollaro, con il cambio EUR/USD su dello 0,37% a 1,1434.
Il dollaro scende contro lo yen, con la coppia USD/JPY giù dello 0,36% a 108,11.

Il dollaro australiano, spesso considerato indicativo della propensione al rischio globale, è in salita, con la coppia AUD/USD a 0,716, il massimo dal 20 dicembre.

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Il biglietto verde scende contro il dollaro canadese, legato all’oro nero, con il cambio USD/CAD giù dello 0,16% a 1,3350 per via della ripresa del prezzo del greggio.

In salita la sterlina, con il cambio GBP/USD su dello 0,13% a 1,2741.

-- Articolo realizzato con il contributo di Reuters

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