Investing.com -- Mentre i mercati brindano a un 2023 fino ad ora sopra le righe, tra inflazione, mosse delle banche centrali e tensioni geopolitiche, sono diverse le incognite che rischiano di far saltare il banco l’anno prossimo. Che 2024 sarà per i mercati? È la domanda che si è posto Stefan Rondorf, senior investment strategist, global economics & strategy di Allianz (ETR:ALVG) Global Investors. Per rispondere, l’esperto ha passato al setaccio alcuni settori in cui poter andare a caccia di opportunità.
Titoli di Stato
Per quanto riguarda il reddito fisso, “nel corso dell’anno le obbligazioni governative potrebbero beneficiare delle speranze di un calo dei tassi di interesse”, immagina Rondorf. “Al principio sarà indifferente se le banche centrali prenderanno in considerazione un’eventuale riduzione dei tassi in ragione di sviluppi favorevoli dell’inflazione e/o di un consistente rallentamento dell’economia. Per gli investitori in euro che scelgono i Bund a 10 anni non vi è alcuna garanzia di preservazione del capitale reale in caso di detenzione dei titoli sino a scadenza”. Gli investitori in dollari statunitensi invece, secondo il gestore potrebbero “ottenere rendimenti reali positivi tramite i titoli governativi USA a 10 anni, mentre gli investitori internazionali dovrebbero fare attenzione al rischio di cambio. Soprattutto in uno scenario di recessione occorre mettere in conto la possibilità di un calo dei rendimenti a breve termine e di un irripidimento della curva”.
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Azioni
Per Rondorf nel 2024 i mercati azionari, soprattutto negli Stati Uniti, saranno influenzati principalmente dall’andamento della crescita. “Un atterraggio morbido dell’economia USA potrebbe spingere le azioni verso nuovi massimi”, spiega. “Il mercato potrebbe così crescere in ampiezza, a vantaggio in particolare di segmenti trascurati come i titoli delle società a piccola capitalizzazione (small cap). In caso di recessione, invece, eventuali correzioni nel corso dell’anno potrebbero offrire dei buoni punti di ingresso. In entrambi gli scenari le società di consolidata qualità con potere di determinazione dei prezzi potrebbero contribuire alla stabilità del portafoglio”.
Nello specifico, rispetto ad altri mercati, l’analista vede prospettive migliori per l’azionario giapponese, “poiché – osserva -, almeno all’inizio dell’anno, godrà di una politica monetaria ancora molto espansiva e di tassi reali negativi. Nel lungo periodo le azioni, miglior esempio di asset reali, potrebbero essere la scelta migliore per la preservazione del capitale reale”.
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I mercati obbligazionari asiatici
Ora che i tassi sono aumentati, si può tornare a parlare di costo del denaro. “Coloro che investono in obbligazioni societarie dovranno quindi operare un’attenta selezione tra “buoni” e “cattivi” emittenti”, precisa Rondorf che di conseguenza vede buone opportunità per i gestori attivi in questo segmento.
I più interessanti per l’esperto sono i mercati obbligazionari asiatici, “in particolare al di fuori di quello cinese”. Infatti, argomenta, “dovrebbero essere favoriti dalla prospettiva che i tassi della Federal Reserve statunitense abbiano raggiunto il picco. Diversi Paesi asiatici che gravitano attorno alla Cina possono contare su solide prospettive di crescita, poiché beneficiano della diversificazione e della regionalizzazione delle filiere, nonché di una popolazione attiva giovane”.
Più in generale, conclude Rondorf, “L’aumento dei rendimenti obbligazionari rivitalizza i portafogli multi asset e le prospettive di rendimento delle diverse asset class sono nuovamente simili. La carta vincente resta quella della diversificazione. Si raccomanda tuttora di privilegiare gli investimenti sostenibili, dato che possono contribuire a migliorare il profilo di rischio/rendimento dei portafogli”.