- Pierre Debru, Head of Quantitative Research & Multi Asset Solutions, Europe Research WisdomTree
Investire o non investire in asset digitali, questo è il dilemma!
O, per lo meno, si potrebbe pensare che sia il dilemma per eccellenza dopo aver letto qualcosa di quanto scritto sul recente ribasso che ha interessato questo comparto. La domanda pone la scelta in termini netti, che non ammettono sfumature, come se le uniche due scelte a disposizione fossero la fiducia cieca o la totale diffidenza, senza vie di mezzo. C'è una domanda ben più pertinente da porre, ma che richiede una prospettiva più ricca di sfumature.
Fanno da contraltare a questa posizione le recenti discussioni sulle attuali flessioni del mercato azionario e sul potenziale rischio di recessione, che non sono mai strutturate in termini così netti. Non si fa menzione della possibilità di una cessione completa di titoli azionari. Nelle loro previsioni o nei commenti sugli investimenti, i gestori patrimoniali si focalizzano su sottoponderazione dei titoli, rotazione al di fuori dei titoli ciclici per privilegiare quelli difensivi, attenzione riservata ad aziende di alta qualità. Tutte strategie articolate e ponderate che consentono di cogliere la situazione e le sue numerose incertezze.
Investire o non investire in asset digitali, o in altri asset, non è un dilemma da opera shakespeariana. Gli investitori non ragionano mai in termini assoluti. Tutto ruota intorno a scenari e calcoli delle probabilità.
Per quale motivo un investimento in asset digitali dovrebbe essere diverso? Per quale motivo gli investitori non dovrebbero applicare lo stesso approccio articolato alle loro operazioni nel segmento degli asset digitali? Sia che si adotti un approccio di portafoglio di mercato, rispecchiando la ponderazione dell'1% degli asset digitali tra tutte le classi di asset, sia che si prediliga un approccio a più lungo termine per beneficiare degli effetti degli asset digitali sull'indice di Sharpe, ci sono molti modi per procedere a un'allocazione che equilibri i rischi e le opportunità di questa classe emergente di asset.
1% in asset digitali: la scelta razionale?
Non investire in asset digitali è, di fatto, una decisione attiva, che può rispecchiare la convinzione che lo spazio degli asset digitali sia destinato a scomparire del tutto, che sia solo una questione di tempo. Questa prospettiva potrebbe essere una posizione ambiziosa da assumere. Nel novembre 2021 la capitalizzazione di mercato degli asset digitali ha registrato i 3.000 miliardi di dollari[1]. Nonostante l'attuale flessione dei mesi recenti, l'ecosistema e il numero di casi d'uso ha evidenziato una crescita costante per oltre un decennio. Le dimensioni degli asset digitali sono ancora in linea con le small cap dei mercati emergenti, le società di investimento immobiliare quotate (REITS) o le obbligazioni high yield globali: asset che fanno parte della maggior parte delle asset allocation e dei portafogli.
La figura 1 evidenzia l'attuale portafoglio di mercato, ossia i diversi asset quotati a disposizione degli investitori, ponderati dalla loro capitalizzazione di mercato totale. Il mercato totale rappresenta circa 160.000 miliardi di dollari dopo il recente ribasso negli asset rischiosi e gli asset digitali costituiscono circa l'1% di tale segmento. Per ridurre al minimo questa deviazione rispetto all'ipotetico portafoglio di mercato, un investitore passivo o non informato dovrebbe in teoria detenere un 1% in asset digitali. È la scelta razionale in mancanza di una visione o di ulteriori informazioni. È la posizione sicura che consente a un soggetto di approfittare della crescita continuativa dello spazio in scenari positivi nonché di limitare le perdite (all'1%) negli scenari più avversi.
Le capitalizzazioni di mercato sono espresse in miliardi di dollari USA. Non è possibile investire direttamente in un indice.
Perché il 6% annuo è sufficiente per giustificare un investimento in asset digitali?
La principale resistenza degli investitori sul fronte degli asset digitali è riconducibile di norma alla volatilità e al rischio di ribasso. Simili preoccupazioni tendono, tuttavia, a sottovalutare due aspetti importanti:
- a prescindere dalla volatilità degli asset digitali, se un investitore detiene solo l'1% in asset digitali, la perdita massima sarà pari all'1%. Nel contesto di un portafoglio diversificato su più asset, la perdita dell'1% si verifica più volte nell'arco di un mese, a causa dei titoli azionari o di qualsiasi altro asset rischioso;
- il ritorno necessario per giustificare la volatilità come quella degli asset digitali non è così elevato come si attenderebbero gli investitori. Una crescita degli asset digitali superiore al 6% annuo sarebbe sufficiente per giustificare gli investimenti nell'ipotetico portafoglio.
Nella tassonomia di recente pubblicata "WisdomTree Insights - A New Asset Class: Investing in the Digital Asset Ecosystem", ricorriamo a diverse tecniche di assegnazione per delineare l'equilibrio rischi/benefici offerto a un investitore a lungo termine di asset digitali. La figura 2, ad esempio, mostra la differenza nell'indice di Sharpe tra un portafoglio che investe l'1% in asset digitali rispetto a un portafoglio che ne è privo. Gli investimenti coerenti del portafoglio dell'esempio sono così strutturati:
- 59% in MSCI All Country World
- 40% in Bloomberg EUR Agg
- 1% in asset digitali
Le prestazioni e il rischio dei titoli azionari e di quelli a reddito fisso sono valutati applicando le Long-Term Capital Market Assumptions (LTCMA) 2022 di J.P. Morgan Asset Management, previsioni che mirano a valutare i ritorni, la volatilità e la correlazione nei prossimi dieci anni. Si ricorre alla correlazione storica tra asset digitali e titoli azionari e reddito fisso. Variamo le prestazioni annualizzate e la volatilità degli asset digitali da 0 a 100% per analizzare l'impatto del portafoglio dell'esempio.
Figura 2: La volatilità e i ritorni futuri degli asset digitali dovrebbero cambiare drasticamente per non apportare vantaggi a un portafoglio diversificato su più asset
Fonte: Bloomberg, WisdomTree, Dal 31 dicembre 2014 al 31 maggio 2022. Calcolo in EUR su ritorni mensili. Non è possibile investire direttamente in un indice. La prestazione storica non è un’indicazione della prestazione futura e qualsiasi investimento può perdere di valore. A scopo puramente illustrativo.
È evidente che per la maggior parte dei livelli di volatilità e ritorni degli asset digitali, l'indice di Sharpe del portafoglio beneficia della loro inclusione ("verde" nellafigura 2). Gli asset digitali hanno fornito un ritorno del 99,2% all'anno con il 97% di volatilità negli ultimi sette anni circa. Non si ha alcuna certezza sul fatto che gli asset digitali possano fornire rendimenti di questo tenore nel prossimo decennio, tuttavia, partendo dal presupposto che la volatilità non subisca alcuna variazione (99%), l'indice di Sharpe di un portafoglio 60/40 trae beneficio dall'inserimento degli asset digitali fino a quando generano un ritorno pari ad almeno il 6% annuo.
Sulla base di questa analisi, gli investitori potrebbero infine ritenere che sia tardivo investire in asset digitali e che la crescita esponenziale sia decisamente rallentata. Tuttavia, da un punto di vista delle assegnazioni degli asset, questo aspetto non è molto pertinente. Se si osserva la figura 2, anziché arrovellarsi con il dilemma shakespeariano "investire o non investire in asset digitali?" la sola domanda davvero pertinente è: Gli asset digitali cresceranno in futuro più del 6 o 7%?
Se la risposta è affermativa, allora meritano di essere presi in considerazione per una possibile allocazione.
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