Di Johanna Kyrklund, group chief investment officer e co-head of investment di Schroders (LON:SDR).
Negli ultimi mesi i mercati sono stati influenzati da forze ed eventi diversi che non hanno permesso di evidenziare un trend specifico. In effetti, il Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha paragonato l’attuale processo decisionale a quello di una “navigazione che segue le stelle con il cielo nuvoloso”.
Se da un lato l’inflazione si è mossa nella giusta direzione, dall’altro una crescita sostenuta fa temere che il ciclo di rialzi dei tassi non sia ancora finito. Inoltre, si è registrata una significativa divergenza a livello regionale. Si tratta di un trend che ci aspettavamo di vedere con il riemergere dei cicli dei tassi d’interesse, ma è stato interessante vedere le correnti incrociate che si sono fatte sentire dopo un periodo così lungo in cui le varie regioni si erano mosse all’unisono.
Le “3D”: demografia, deglobalizzazione e decarbonizzazione
L’economia statunitense è ancora un po’ troppo surriscaldata, mentre la Cina è alle prese con un settore immobiliare debole. Il Giappone ha registrato un’impennata grazie alla posizione presa dalla banca centrale, mentre l’Europa ha vissuto un’estate decisamente fiacca dal punto di vista della crescita.
Come abbiamo delineato nella nostra roadmap di medio termine negli ultimi due anni, ci aspettiamo un’inflazione più elevata rispetto a un determinato livello di crescita, a causa di una serie di trend strutturali come la scarsità di manodopera, l’accorciamento delle catene di approvvigionamento e la transizione energetica. Abbiamo classificato queste tendenze come le “3D” – demografia, deglobalizzazione e decarbonizzazione.
A questa roadmap sovrapponiamo una visione più ciclica, basata sulla fase del ciclo dei tassi d’interesse. A tal proposito, riteniamo di essere sul punto di raggiungere un plateau, via via che le banche centrali osservano l’impatto dei rialzi dei tassi effettuati finora e vedono i segnali del fatto che l’inflazione si sta muovendo nella giusta direzione.
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Dove puntare
A giugno l’economia statunitense si è dimostrata più solida di quanto ci aspettassimo. Di conseguenza, abbiamo chiuso la nostra posizione di sottopeso sull’azionario e siamo passati a una visione tatticamente positiva in vista della fine dell’anno.
Dato che ci aspettiamo una stabilizzazione della volatilità obbligazionaria e considerando che l’economia statunitense continua a generare una crescita positiva, riteniamo che la narrativa dell’atterraggio morbido possa consentire all’S&P 500 di realizzare ulteriori guadagni.
Rimaniamo positivi sull’azionario giapponese, visto l’atteggiamento accomodante della Bank of Japan, mentre siamo negativi sull’azionario tedesco, dove il rallentamento economico sta prendendo slancio. In sintesi, stiamo sfruttando le divergenze regionali nelle nostre view azionarie.
Gli stili azionari sono più difficili da distinguere: da un lato, un contesto di tassi d’interesse più elevati dovrebbe sostenere i titoli value, in quanto gli utili a breve termine tendono a diventare più preziosi in questi momenti. Dall’altro, la disruption tecnologica continua a essere una forza potente che sostiene i titoli growth.
Per quanto riguarda il fixed income, ci aspettiamo che i rendimenti si stabilizzino con l’attenuarsi dell’inflazione, ma dato che non ci aspettiamo una recessione imminente o un cambio di rotta della Fed, preferiamo detenere debito europeo investment grade per aumentare la nostra sensibilità ai tassi d’interesse ottenendo un rendimento interessante.
L’esposizione alle materie prime in un mondo caratterizzato da un’offerta più limitata e da un aumento del rischio geopolitico offre vantaggi a lungo termine. Le consideriamo inoltre una buona fonte di diversificazione nel caso in cui la crescita e l’inflazione rimangano più elevate del previsto.
In sintesi, ci concentriamo sulle opportunità regionali nell’ambito dell’azionario, del debito europeo investment grade e delle materie prime, ma terremo d’occhio la direzione in cui soffia il vento.