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La Fed dovish vuole tagliare i tassi prima del previsto. I commenti degli analisti

Pubblicato 14.12.2023, 11:56
© Reuters

Investing.com – La Federal Reserve ieri ha deciso di mantenere i tassi invariati tra il 5,25 e il 5,50% per la terza volta di fila. Si tratta pur sempre del livello più alto raggiunto dalla stretta monetaria negli ultimi 22 anni, tuttavia la retorica è cambiata. Per la prima volta il presidente, Jerome Powell, ha apertamente parlato di picco e nel prossimo anno i membri del board si sono spinti a prevedere più tagli di quanto pronosticato in precedenza. Quali sono i motivi che hanno causato la decisione della Fed e quali conseguenze possono derivarne? Per capire come la pensano i mercati, Investing.com ha raccolto i commenti degli analisti sull’ultimo meeting della Fed.

Álvaro Sanmartín, chief economist di Amchor IS

L’ultima riunione della Fed è stata molto dovish. Vediamo i motivi: la banca centrale americana ha segnalato ancora più chiaramente di prima che il piano centrale non prevede un nuovo aumento dei tassi di interesse in questo ciclo. Inoltre, apre chiaramente la porta a diversi tagli dei tassi nel corso del prossimo anno. Da un lato, Powell ammette che i membri del FOMC hanno iniziato a discutere la questione. Dall'altro, ora prevedono tre tagli dei tassi entro il 2024, più di quanto molti economisti si aspettassero (io, per esempio, pensavo che ne prevedessero solo due).

Powell giustifica questo atteggiamento più incline a segnalare diversi tagli dei tassi con il fatto che l'inflazione è diminuita sensibilmente, in un contesto in cui anche la crescita si sta moderando e la domanda e l'offerta aggregate sembrano avvicinarsi all'equilibrio. Allo stesso tempo, il fatto che le aspettative di inflazione a medio termine rimangano ben ancorate è un fattore che ci permette di essere fiduciosi sul proseguimento del processo di disinflazione.

A conferma di ciò, le aspettative di inflazione per i prossimi 12 mesi da parte dei consumatori statunitensi sono diminuite sensibilmente nelle ultime settimane. Per quanto riguarda la crescita economica, la Fed scommette chiaramente sullo scenario di atterraggio morbido: in prospettiva, si prevede una crescita abbastanza vicina al potenziale e si segnala che la disoccupazione non salirà oltre il 4,1%, un tasso basso, che implica sostanzialmente la piena occupazione.

Lo scenario di atterraggio morbido e disinflazione prospettato dalla Fed mi sembra ragionevole. In questo senso, sembra chiaro che l'economia statunitense non ha bisogno di ulteriori rialzi dei tassi. Ma, allo stesso tempo, ho l'impressione che il tono della dichiarazione e della conferenza stampa di Powell sia stato troppo dovish e che sarebbe stato più prudente prevedere solo due tagli dei tassi invece di tre per il prossimo anno.

Perché? Perché, con il tono usato nella riunione odierna, a mio avviso la Fed sta aprendo la porta a un ulteriore allentamento delle condizioni finanziarie, che potrebbe riattivare le pressioni inflazionistiche nel corso del 2024, nella misura in cui la domanda aggregata potrebbe tornare a crescere al di sopra dell'offerta potenziale. In ogni caso, finché non arriverà quel momento, tutto lascia pensare che gli asset rischiosi continueranno a fare festa.

Bill Papadakis, senior macro strategist di Lombard Odier

La riunione di dicembre non ha portato alcun cambiamento nella politica monetaria della Federal Reserve, ma è stata comunque un evento importante. Le nuove proiezioni economiche hanno mostrato numeri di inflazione significativamente più bassi, un ulteriore taglio dei tassi incluso nel dot plot dei partecipanti per il 2024, e nessuna mossa al rialzo nella stima del tasso di equilibrio di lungo periodo.

Il Presidente della Fed Jerome Powell non si è limitato a riconoscere i progressi compiuti finora, ma ha anche espresso ottimismo sul percorso futuro. Soprattutto, non ha cercato di contrastare le attuali aspettative del mercato di un sostanziale taglio dei tassi l'anno prossimo. A nostro avviso, questo è un segnale forte del fatto che la Federal Reserve sarà pronta a passare ai tagli dei tassi prima di quanto ci aspettassimo.

Insieme ai dati incoraggianti emersi questa settimana dall'indice dei prezzi al consumo e dall'indice dei prezzi alla produzione, questi sviluppi ci hanno indotto a rivedere le nostre aspettative sul percorso politico della Fed nel 2024. Ora ci aspettiamo quattro tagli dei tassi di 25 punti base, rispetto ai due precedenti.

Martina Daga, macro economist di AcomeA SGR

Durante il meeting di politica monetaria di ieri la Fed ha deciso all’unanimità di mantenere il target range dei Fed funds fermo, pari al 5.25% - 5.50%

Era nelle attese del mercato che il FOMC decidesse di tenesse fermi i tassi di riferimento, il ciclo dei rialzi iniziato a marzo 2022 e finora pari complessivamente a 525 bp è, infatti, in pausa ormai per il terzo meeting di politica monetaria consecutivo e l’attenzione si sta spostando verso i primi tagli dei tassi di riferimento.

Infatti, il valore dell’inflazione è notevolmente sceso rispetto ai massimi raggiunti a giugno 2022 intorno al 9.1%, a novembre il valore totale dell’inflazione è stato pari a 3.10%, nonostante ancora la componente core rimanga più sostenuta e stenti a scendere dall’intorno del 4%. La Fed riconosce che, nonostante l’inflazione rimanga elevata, durante l’ultimo anno è rallentata e che la crescita economica inizia a mostrare segni di indebolimento rispetto alla sorprendente crescita del terzo trimestre di quest’anno. Tuttavia, il mercato del lavoro rimane forte, con la domanda di lavoratori ancora in eccesso rispetto all’offerta, ma in ribilanciamento anche grazie a un incremento nella partecipazione alla forza lavoro. Le pressioni salariali sono ancora particolarmente evidenti nel valore dell’inflazione supercore, ovvero i servizi core escludendo la componente backward-looking di shelter. Ulteriori rialzi non sono più nello scenario base del FOMC, non si vuole rimuovere completamente la possibilità, ma in questo momento sarebbero necessari solo nel caso in cui le previsioni economiche dovessero mostrarsi erronee.

Dall’aggiornamento delle proiezioni macroeconomiche emerge uno scenario compatibile con un soft landing, in cui l’inflazione scende verso il target, più velocemente di quanto si pensasse a settembre di quest’anno, senza un consistente indebolimento della crescita economica e del mercato del lavoro. Il punto principale di differenza rispetto alle stime di settembre è infatti un valore di inflazione più basso, sia headline che core principalmente per il 2023, ma anche per i prossimi anni.

Di fronte a questo, i dot plot, le proiezioni dei membri del FOMC del Fed Fund rate, oltre ad eliminare il rialzo che era previsto a settembre per l’anno corrente, alla fine del 2024 si aspettano ora che i Fed Funds siano al 4.6% (con 75 bp di tagli durante il 2024), mentre a settembre si aspettavano un altro rialzo quest’anno e solo 50 bp di tagli il prossimo. La crescita del Pil per questo anno è stata rivista leggermente al rialzo, incorporando il dato di crescita del terzo trimestre, che a settembre non era disponibile; mentre le stime di crescita per i prossimi sono rimaste sostanzialmente invariate.

L’economia statunitense si sta mostrando molto resiliente di fronte al ciclo di politica monetaria restrittiva, le stime sulla crescita del Pil mostrano infatti solo per il prossimo anno un valore di crescita solo marginalmente inferiore rispetto al livello di lungo termine. Anche le stime sul tasso di disoccupazione sono rimaste sostanzialmente invariate, con solo il tasso di equilibrio di lungo periodo rivisto marginalmente al rialzo dal 4% al 4.1%, e si stima che dal prossimo anno il tasso di disoccupazione cresca rispetto al livello attuale, ma non ecceda il livello di lungo periodo.

Mark Sherlock, head of US equities di Federated Hermes

Ieri la Federal Reserve ha tenuto l'ultima riunione sui tassi d'interesse del 2023, dove ha fatto una pausa per la terza volta consecutiva, lasciando che in molti si chiedessero se le tre pause significassero la fine del ciclo di rialzo dei tassi.

La Fed è consapevole che le recenti e considerevoli oscillazioni delle aspettative di mercato sui tagli dei tassi nel 2024 e 2025 non possono essere passate inosservate. Le sfumature relative alle prospettive per il 2024 nel messaggio di accompagnamento alla riunione di ieri sono state particolarmente interessanti; la disinflazione si è mossa più rapidamente del previsto e mostra progressi verso gli impegni dichiarati di raggiungere un obiettivo del 2% (o almeno la visibilità di un percorso di ritorno al 2% di inflazione).

Alla luce dei commenti di Janet Yellen, secondo la quale l'inflazione sta gradualmente scendendo verso l'obiettivo, ci auguriamo che siano chiariti alcuni fattori relativi al futuro quadro decisionale del Fomc. Forse un calendario o il riconoscimento di ulteriori fattori come il continuo allentamento delle condizioni finanziarie, l'evidenza del raffreddamento del mercato del lavoro e la conferma della traiettoria dell'inflazione.

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