Investing.com – Domani la Banca centrale europea tornerà a riunirsi e anche se la decisione di lasciare i tassi d’interesse al livello più elevato nella storia dell’euro sembra scontata, i mercati attendono il discorso della presidente Christine Lagarde per carpire qualsiasi indizio sulla traiettoria futura della politica monetaria. Per capire cosa è lecito aspettarsi, Investing.com ha raccolto i commenti degli analisti in vista della riunione del 7 marzo.
Felix Feather, economista di abrdn
La zona euro ha evitato per un soffio una recessione tecnica e l'inflazione si sta riportando verso l'obiettivo del 2% fissato dalla BCE; i responsabili politici hanno quindi un'opportunità inaspettata di arrivare a un atterraggio morbido.
Anche se la riunione di questa settimana vedrà quasi certamente il mantenimento dei tassi attuali, un ciclo di tagli sembra essere dietro l'angolo.
Gli investitori cercheranno indizi nelle dichiarazioni che verranno rilasciate questa settimana per capire se il primo taglio avverrà in aprile, giugno o più tardi. Tali indizi potrebbero essere contenuti nella struttura retorica della decisione e negli aggiornamenti delle proiezioni della BCE. Occorre monitorare eventuali modifiche alle proiezioni sull'inflazione per il medio termine, che sono fondamentali per la funzione di reazione della banca, soprattutto nella congiuntura attuale.
Riteniamo che la disinflazione sarà sufficientemente avanzata da giustificare un taglio nella prima metà dell'anno. Ma le preoccupazioni relative alla pressione inflazionistica di medio termine e la scarsità di dati tempestivi sulla crescita dei salari potrebbero precludere un taglio ad aprile.
Gilles Moëc, AXA Group Chief Economist and Head of AXA IM Research
Questa settimana la BCE non potrà negare che si debba iniziare a parlare di tagli, ma per ora non ci aspettiamo tagli prima di giugno.
Potrebbero esserci dei germogli di ripresa nel settore manifatturiero globale, ma i segnali provenienti dalla Cina rimangono incerti.
Molti membri del Consiglio direttivo della Bce hanno già espresso a mezzo stampa la loro opinione sul taglio dei tassi, quindi a nostro avviso è improbabile che Christine Lagarde neghi questa settimana che la conversazione sia iniziata internamente. Tuttavia, il Consiglio è probabilmente troppo diviso - con diversi gradi di pazienza - perché si possa intraprendere una discussione precisa sulla tempistica. Il recente flusso di dati non ha inviato un segnale chiaro. L'inflazione core è scesa meno del previsto a febbraio e il momentum a tre e sei mesi suggerisce che potrebbe essere in corso una riaccelerazione. Tuttavia, le colombe possono trarre conforto dal fatto che i salari hanno subito una decelerazione nel quarto trimestre del 2023, per la prima volta dalla primavera del 2022, e possono facilmente puntare sulla debolezza dell'economia reale per sostenere che non bisogna perdere tempo. I falchi, invece, possono sostenere che ultimamente l'impulso del credito è migliorato. Ci aspettiamo che le nuove previsioni mantengano l'ambiguità e continuiamo a pensare che il primo taglio arriverà a giugno.
La mancanza di slancio dell'economia dell'area euro è in qualche misura il prodotto della debolezza del settore manifatturiero a livello globale. Anche nell'economia statunitense, altrimenti stellare, l'ultimo indice ISM nel settore manifatturiero era in territorio di contrazione. Tuttavia, guardiamo al recente rimbalzo degli ordini export a Taiwan - ancora il principale produttore di chip al mondo - per avere i primi segnali di un'inversione di tendenza nel settore manifatturiero globale.
Riteniamo però che per consolidare una vera e propria ripresa sia necessaria una maggiore trazione cinese. Il taglio del tasso LPR a cinque anni da parte della PBOC è stato un passo incoraggiante, ma il modo in cui i segnali della banca centrale saranno trasmessi rimane incerto.
Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm
Gli analisti si aspettano che sia la Bce che la Fed optino per un primo taglio dei tassi già il prossimo giugno, anche se è bene ricordare che le attese del mercato sono soggette a variazioni piuttosto repentine a seconda dell’andamento dei dati e dei commenti dei policymaker.
Sia negli Stati Uniti che in Area Euro, inflazione e salari raccontano una storia simile: entrambe le metriche sono ancora al di sopra dell'obiettivo, anche se potrebbero cominciare a muoversi nella giusta direzione. Il tasso di disoccupazione è ancora sotto controllo e il mercato del lavoro appare complessivamente in buona salute. La straordinaria performance degli Stati Uniti sul fronte della crescita economica rappresenta un’eccezione rispetto all'Eurozona e alla maggior parte dei mercati sviluppati. Non crediamo che la Bce si farebbe scrupoli a battere sul tempo la Fed, se ci fossero buone ragioni per procedere con un taglio dei tassi, ma, al momento, gli argomenti non sembrano essere troppo convincenti.
Il rischio è che entrambe le Banche Centrali temporeggino troppo, finendo per compromettere la crescita economica, ma, se si considera che l’alternativa è andare incontro a una nuova fiammata inflattiva, riteniamo che i policymaker siano disposti a correre il rischio di un rallentamento della crescita.
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Franck Dixmier, Global CIO Fixed Income di Allianz (ETR:ALVG) Global Investors
Per la Bce, la pazienza è una virtù. Ci aspettiamo che non venga annunciato nessun taglio dei tassi da parte della Bce nel meeting di politica monetaria del 7 marzo.
Considerando il calo dell’inflazione ancora fragile, per la Bce è più rischioso tagliare i tassi troppo presto che troppo tardi.
Gli investitori presteranno grande attenzione alle previsioni economiche della banca centrale, così come a qualsiasi indicazione relativa alle tempistiche del primo taglio dei tassi, che ci aspettiamo possa arrivare a giugno.
Patrick Barbe, Head of European Investment Grade Fixed Income di Neuberger Berman
Sembra la BCE voglia avere dei segnali più evidenti del percorso di discesa dell'inflazione verso l'obiettivo del 2% prima di tagliare i tassi di riferimento. Questa traiettoria dipende da alcuni indicatori che indirizzano l'inflazione come: la produttività (se migliorasse, le aziende potrebbero sostenere un aumento dei salari senza trasferirlo in maniera eccessiva sui prezzi di vendita) e il tasso di disoccupazione (se aumentasse, potrebbe allentare la pressione sui salari e smorzare la domanda delle famiglie). Queste due variabili economiche saranno decisive per confermare la sostenibilità dell'attuale calo del tasso d'inflazione, più rapido del previsto, che potrà essere verificato entro la fine di aprile.
Non si prevede che la BCE modifichi la propria politica monetaria o i programmi APP e PEPP. L'attenzione si concentrerà sulla pubblicazione delle previsioni riviste dagli esperti della BCE. Quest'ultima dovrebbe cambiare in modo significativo, in quanto tiene conto del calo più rapido del previsto dell'inflazione senza pressioni sui prezzi dell'energia durante l'inverno. Le prospettive economiche dovrebbero annunciare una fase di scarsa crescita persistente. Se consideriamo la debolezza nel segmento dei prestiti e la recessione nel contesto immobiliare, possiamo aspettarci che il tasso di inflazione previsto per il 2025 e il 2026 sia già molto vicino all'obiettivo del 2% della BCE.
L'obiettivo della policy di rialzo dei tassi è quello di pesare sulla domanda, che però è stata debole negli ultimi trimestri. La BCE temeva un aumento della spesa pubblica: quest'anno il deficit pubblico dell'Eurozona dovrebbe scendere sotto il -3%, il che implicherebbe che una politica monetaria restrittiva non sarebbe più necessaria. Inoltre, tale politica pesa sul settore immobiliare, ma soprattutto sugli investimenti e questo fatto dovrebbe ridurre l'offerta interna nel lungo periodo, aumentando il rischio di una maggiore inflazione strutturale. Riteniamo che la BCE dovrebbe iniziare a tagliare i tassi di riferimento prima, per portarli al di sotto del 3%, un livello ancora restrittivo ma in linea con il potenziale di crescita dell'euro.
Attendiamo i commenti della BCE sulla conferma di un più rapido calo del tasso d'inflazione e del protrarsi delle scarse prospettive per l'attività, in un contesto di limitate incertezze nonostante le minacce sul Mar Rosso.
David Chappell, Senior Fixed Income Portfolio Manager di Columbia Threadneedle Investments
I banchieri centrali invitano alla pazienza per quanto riguarda l'allentamento monetario, dopo che il forte rally dei mercati alla fine dello scorso anno ha anticipato le aspettative di taglio dei tassi. Un rally che è stato favorito anche dal riconoscimento da parte di Fed, BCE e BoE che il picco dei tassi fosse stato praticamente raggiunto; tuttavia, questa spinta al sollievo è andata ben oltre l’attuale zona di comfort delle banche centrali. Con un'inflazione che tende a diminuire, ma che non ha ancora raggiunto in modo sostenibile l'obiettivo del 2%, c'è il timore, per quanto fuorviante, che un allentamento prematuro delle condizioni finanziarie possa riaccendere il pricing power. I problemi di fine anno, con gli aggiustamenti stagionali, stanno incrementando l'incertezza su alcuni dati chiave che, a loro volta, aumentano le richieste di pazienza prima di dare il via ad un effettivo taglio dei tassi.
I membri del comitato della BCE vorrebbero idealmente assistere a un ciclo di negoziati salariali favorevole nel prossimo mese per rafforzare la loro convinzione che la politica eccezionalmente restrittiva possa iniziare a essere ridotta in maniera graduale.
Tomasz Wieladek, Chief European Economist, T. Rowe Price
La riunione della Bce di questa settimana sarà importante, dato che la banca centrale aggiornerà tutte le sue previsioni. Data l'evoluzione dei dati, è probabile che le previsioni sulla crescita della produzione scenderanno, condizionate da un ciclo di tagli più lento rispetto all'ultima previsione di dicembre, quando la Bce prevedeva un’inflazione HICP del 2,1% per il 2025 e del 2% per il 2026. Le previsioni per l’HICP core, escludendo gli effetti dell'energia e degli alimenti, erano del 2,3% e del 2,1% per il 2025 e il 2026 rispettivamente. Questa volta è probabile che le previsioni sull’HICP vengano riviste al ribasso al 2% per il 2025. I mercati finanziari potrebbero interpretarlo come un segnale che la Bce taglierà i tassi di interesse molto presto.
Tuttavia, ci aspettiamo che la Bce non modifichi in modo sostanziale la sua forward guidance sui tempi dei tagli. Ci sono diverse ragioni per cui il Consiglio direttivo continuerà a essere cauto nella comunicazione delle politiche future. Sebbene le previsioni sull'inflazione HICP nominale si attesteranno probabilmente al 2% nel 2025, le previsioni sull'HICP core rimarranno probabilmente al di sopra del 2% nel 2025. Inoltre, l’ultimo dato forte sull’inflazione dei servizi HICP è stato dello 0,5% su base mensile per febbraio, e dà l’impressione che finora la disinflazione nei servizi dell'area dell'euro sia stata al massimo marginale. Questo dato è stato pubblicato solo venerdì scorso e non sarebbe stato incluso nelle proiezioni. Il Consiglio direttivo sarà molto preoccupato per la persistenza dell'inflazione dei servizi ed è quindi improbabile che fornisca una forte forward guidance sull'imminenza di un taglio dei tassi.
Annalisa Piazza, Fixed Income Research Analyst di MFS IM
È improbabile che la BCE modifichi la politica monetaria nella prossima riunione del Consiglio direttivo di marzo, poiché è ancora prematuro dichiarare la vittoria sull'inflazione. Non è prevista alcuna modifica della forward guidance ed è probabile che il comunicato indichi che le mosse future continueranno a dipendere dai dati. I recenti commenti dei funzionari della BCE suggeriscono che i responsabili politici non sono abbastanza sicuri che il processo disinflazionistico in corso sia abbastanza forte da giustificare un taglio imminente. Accennare a qualche cambiamento durante la riunione di questa settimana sarebbe deleterio, in quanto potrebbe alimentare le aspettative di inflazione che attualmente sono ben " gestite".
La Lagarde potrebbe sostenere che la BCE sia prossima alla presentazione del nuovo quadro di riferimento operativo, atteso da tempo ma che difficilmente avrà un impatto sulle future decisioni politiche.
Con un quadro di crescita stabile e un'inflazione che dipende ancora dall'andamento dei salari nei prossimi mesi, la BCE non sembra avere fretta di annunciare l'imminente taglio dei tassi. Le aspettative del mercato attribuiscono attualmente circa il 20% di probabilità di un taglio ad aprile e circa l'85% a giugno. Per l'intero anno sono previsti tagli cumulativi di circa 100 pb. È da escludere che una comunicazione "neutrale" da parte della BCE questa settimana possa cambiare notevolmente le aspettative di tagli futuri secondo la prospettiva del mercato. Detto questo, se i dati futuri consentiranno un'inclinazione più espansiva in aprile (che è la nostra ipotesi di base), i mercati diventeranno più fiduciosi che la BCE possa arrivare al 2-2,5% più rapidamente di quanto attualmente previsto.
Ci aspettiamo che alla Lagarde vengano poste alcune domande "scomode" durante la conferenza stampa di questa settimana e che le sue risposte probabilmente evidenzieranno quanto il Consiglio direttivo sia diviso sulle azioni future. Se le verrà chiesto, ci aspettiamo che la Lagarde ribadisca l'indipendenza della BCE dalle decisioni politiche delle altre banche centrali. Non saremo sorpresi di vedere la BCE tagliare i tassi prima della Fed questa volta, poiché il quadro generale giustifica pienamente la mossa. Riteniamo che la Lagarde risponderà alle domande sulla tempistica esatta dei tagli e sull'entità delle mosse future. Con un'economia in stagnazione e un calo graduale dell'inflazione, una riduzione progressiva verso la "neutralità" sembra avere più senso, ma escludiamo che la BCE si impegni in anticipo, poiché le incertezze sono ancora elevate.
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