Di Senad Karaahmetovic
Seduta post-festiva in calo per gli indici di Wall Street, con NASDAQ Composite in calo dello 0,5%, S&P 500 in ribasso dello 0,6% e Dow Jones al -0,7%. I ribassi arrivano in scia ai rialzi settimanali maggiori in quasi due anni per gli indici DJIA e S&P 500: il primo ha chiuso la settimana a +6,2%, dopo otto settimane in discesa, lo S&P 500 è salito del 6,5% sulla settimana, mentre il Nasdaq ha guadagnato il 6,8% dopo essere stato in rosso per settimane.
La ripresa è arrivata dopo i risultati migliori del previsto dei distributori. Gran parte dei guadagni della scorsa settimana sono avvenuti venerdì, con il DJIA salito di oltre 550 punti e l’S&P balzato del 2,5%. Il Nasdaq ha segnato +3,3% venerdì, grazie ai report finanziari delle società tech ed al ribasso del rendimento dei Treasury decennali.
Investitori ed analisti si chiedono ora se il rally della scorsa settimana indichi un bottom per i titoli Usa, o se si tratti solo di un mini-rally all'intento di un profondo mercato orso. Ecco cosa ne pensano importanti esperti di strategie di Wall Street:
Michael Wilson di Morgan Stanley (NYSE:MS): “L’inflazione più alta e la crescita più lenta sono ora l’opinione dominante ma ciò non significa che siano pienamente scontate. Più salgono i prezzi azionari, più sarà aggressiva la Fed. Intanto, il calo degli indici PMI suggerisce un ribasso di almeno il 10% mentre una recessione potrebbe implicare un rischio persino maggiore. Dei rally sostenibili richiederanno un bottom dei tassi di crescita, qualcosa che non ci aspettiamo prima della fine dell’anno”.
Keith Parker di UBS: “La nostra analisi supporta le nostre opinioni core: 1) il rapporto rischio/ricompensa azionario sta migliorando, con l’S&P 500 oversold di 4 punti mentre sale la paura di una recessione, 2) le maggiori opportunità sono nei ciclici rispetto ai difensivi dove la dislocazione dai fondamentali è al livello più estremo dal 2012, 3) la qualità resta allettante, dal momento che offre importante protezione dal ribasso e le valutazioni sono economiche, rispetto alle precedenti medie di fine ciclo, e 4) cerchiamo titoli con allettanti rialzi piuttosto che ribassi sui mercati volatili”.
Jonathan Krinsky di BTIG: “Infine, continuiamo a pensare che 3.400-3.500 sia probabile, ma forse sarà un evento di fine estate/inizio autunno. Nel 2000 e nel 2008, ci erano voluti 18 ed 11 mesi, rispettivamente, di mercati deboli e poi un evento sconvolgente come l’11 settembre o i Lehman per avere un’impennata sopra 40. Il più importante evento sul breve termine che vediamo è un’inversione dello slancio nella performance del settore. La strategia di comprare i winner e vendere i loser si sta allontanando dal livello più estremo in oltre 13 anni. Ciò significa che gli energetici dovrebbero essere vulnerabili in un periodo dell’anno stagionalmente debole, mentre i tech/growth/a lunga durata dovrebbero essere in grado di rimbalzare ancora”.
Scott Chronert di Citi: “Sul breve periodo, la nostra idea è che i mercati azionari abbiano raggiunto un picco del ribassismo in relazione alle aspettative della Fed ed al rischio di recessione. Da qui, sospettiamo che la volatilità si muoverà più nel sentiero dei singoli titoli. Con l’arrivo dei report del Q2, ci aspettiamo ulteriori prove di questo”.
Brian Belski, a capo delle strategie di investimento di BMO: “I recenti trend di prezzo ci suggeriscono che il settore [dei servizi di comunicazione] potrebbe essere destinato ad invertire la rotta. Inoltre, questi recenti problemi di performance hanno comportato una significativa contrazione delle valutazioni nel settore, con alcuni dei maggiori titoli per market cap che hanno visto i loro multipli P/E forward tornare ai livelli del marzo 2020, insieme alla valutazione del settore in generale. Sebbene ammettiamo che la crescita degli utili, complessivamente, sia stata un peso, è anche importante notare che gli attributi di qualità, come il ritorno sul capitale ed il rendimento dei flussi di cassa disponibili sono saliti a massimi pluriennali. Di conseguenza, crediamo che gli investitori dovrebbero scegliere l’investimento per eccellenza rappresentato dai servizi di comunicazione. In effetti, consigliamo agli investitori di mantenere le posizioni su nomi growth secolari, inclinando i portafogli verso le aree del settore orientate al valore ed al pagamento dei dividendi”.