di Luca Trogni
MILANO (Reuters) - Il debito/pil che cala quest'anno e il deficit che nel 2018 scenderà più delle attese. Con questi numeri il governo si avvia a presentare a Bruxelles un pacchetto di nuove stime, che da un lato si poggia sui progressi economici di quest'anno, dall'altro su di un ottimismo programmatico.
Per il debito/pil di quest'anno, dopo la discesa del 2015 certificata ex-post dall'Istat, la stima diffusa con la nota di aggiornamento del Def si attesta al 131,6% dal 132,0% del 2016.
A fare la differenza tra una modesta riduzione di 0,4 punti percentuali e un limitato aumento è un artificio contabile: a fine dicembre sul conto corrente del Tesoro la liquidità sarà inferiore di 0,7 punti percentuali rispetto a fine 2016. Sul debito peseranno così circa 12 miliardi in meno.
Contributi, anche se più contenuti, arrivano però da miglioramenti reali: il fabbisogno statale sta crescendo meno del previsto, limitato soprattutto da un miglior andamento delle imposte indirette dopo le misure anti-elusione ed evasione del governo (-0,3 punti percentuali).
E il Tesoro, grazie alla politica ultraespansiva della Bce ma anche a un'economia nazionale migliore delle attese, sta collocando titoli di Stato a prezzi più alti del previsto, con un vantaggio per i conti pubblici (0,2 punti percentuali).
Si inaridisce invece nuovamente il canale 'privatizzazioni': l'obiettivo si riduce allo 0,2%, poco meno di 3,5 miliardi, sinora conseguito solo per 900 milioni grazie all'ennesima cessione sottotraccia di immobili pubblici.
La diversità tra rialzo e ribasso del rapporto debito/pil, va detto, ha un valore simbolico da spendere a Bruxelles più che una rilevanza numerica. Dal 2014, infatti, la tendenza a crescere del debito italiano in rapporto al Pil si è fermata poco sopra il 130% senza però dar vita a un trend di discesa.
CONTI PUBBLICI 2018
La nuova stima programmatica di crescita reale dell'economia è pari all'1,5% anche per il prossimo anno.
Lo stesso ministro Pier Carlo Padoan ha parlato di 'ottimismo' nel presentare la nota di aggiornamento.
Già l'1,2% tendenziale, la stima pre-manovra, è stato validato con qualche difficoltà dall'Upb (l'authority per i conti pubblici).
Il passaggio dal tendenziale all'1,5% programmatico, quindi post-manovra, appare piuttosto brusco: il governo stima che l'anno prossimo il mancato aumento delle imposte indirette previste della clausola di salvaguardia abbia un impatto positivo sul Pil di 0,3 punti percentuali, un valore inatteso nella sua dimensione.
L'altra voce che compone il Pil nominale, denominatore dei rapporti di finanza pubblica, è il deflatore del Pil stesso che il governo vede balzare all'1,6% dallo 0,6 di quest'anno. L'attesa è quella di un aumento dei prezzi interni che sostenga il deflatore, a differenza di quanto sta accadendo quest'anno (la stima 2017 è scesa allo 0,6% dall'1,2 del Def).
L'obiettivo di un Pil nominale, somma di Pil reale e deflatore, al 3,1% è di aiuto ai cali attesi di deficit e debito/pil, ma pare possibile solo a condizione che, come visto quest'anno, anche il 2018 abbia uno sviluppo migliore delle attese.
Per la discesa del deficit 2018 all'1,6% un sostegno giungerà inoltre dal protrarsi del programma di acquisti della Bce. La spesa per interessi del prossimo anno è vista in calo rispetto al 2017, nonostante il maggior debito a livello assoluto, grazie a tassi bassissimi, ancora oggi negativi sino alla scadenza a 2 anni.