ROMA (Reuters) - Gli italiani sono un po' meno sfiduciati per il loro personale futuro ma ancora vedono il Paese in una crisi lunga e profonda, che li induce a mantenere una strategia difensiva negli investimenti e sempre più attenta ai consumi.
È ancora un anno di crisi quello descritto dalla ormai tradizionale indagine che Ipsos ha realizzato per l'Acri alla vigilia della 90° Giornata del Risparmio che si terrà domani a Roma, con la presenza, tra gli altri, del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e del governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco.
Mentre quasi tutti (87%) gli intervistati descrivono la crisi come "molto grave" e lunga con un orizzonte che arriva al 2020, cresce la quota di ottimisti sul proprio futuro, specie tra i più giovani (fino a 30 anni) e il saldo tra fiduciosi e sfiduciati si sposta, anche se per poco, a favore dei primi, ribaltando la situazione dello scorso anno. Resta però l'idea di un Paese in crisi.
"Preoccupate restano invece le attese circa le sorti del Paese: solo 1 italiano su 4 è fiducioso sul futuro dell'Italia (28%), mentre il 43% è sfiduciato".
Gli italiani, si legge nella nota di sintesi dell'indagine dell'Ipsos, esprimono delusione per l'Unione Europea e sono delusi dall'euro (74%), anche se su un orizzonte più lungo non viene messa in dubbio la tenuta e l'utilità dell'Unione.
Inoltre "gli italiani non pensano che l'Europa sia l'origine dei mali: il 56% ritiene che la situazione attuale sia causata dal malgoverno del Paese negli ultimi anni e dalle mancate riforme; solo il 5% dei cittadini imputa ogni responsabilità all'Europa".
Pochi sanno cosa sia l'Unione bancaria (il 32% la conosce a grandi linee), ma più di 6 italiani su dieci la ritengono una cosa buona per grandi banche, imprese e consumatori.
In questo scenario di crisi e perdurante incertezza sul futuro, gli italiani sono sempre più cauti sui consumi, con una crescente parsimonia. Del resto la crisi ha inciso sulle riserve delle famiglie.
"Oggi 1 famiglia su 4 (il 25%, in crescita rispetto al 2013) dice che non riuscirebbe a far fronte a una spesa imprevista di 1.000 euro con risorse proprie" e se la spesa imprevista fosse di 10.000 euro (un furto d'auto, una complessa operazione dentistica, la sistemazione di un tetto o una cartella esattoriale non attesa), potrebbe farvi fronte con le sole proprie forze poco più di 1 famiglia su 3, rileva l'indagine, con un dato del 37% in crescita di 6 punti percentuali rispetto al 2013.
Quindi è cresciuta, anche in tempi di crisi, la quota di famiglie che è comunque riuscita a mettere da parte qualcosa e resta massima cautela negli investimenti.
Due italiani su tre preferiscono la liquidità, il mattone ha una preferenza al minimo storico: dall'essere un investimento ideale per il 70% degli italiani nel 2006 si è passati a una quota del 24% quest'anno. E' invece al massimo storico, al 36%, la preferenza per strumenti ritenuti più sicuri (risparmio postale, obbligazioni e titoli di Stato).
E quasi un terzo degli italiani dice che non c'è investimento ideale e che sarebeb meglio proprio non investire.
(Stefano Bernabei)