Di Senad Karaahmetovic
Le azioni Nike (NYSE:NKE) crollano di oltre il 2% negli scambi pre-apertura di questo martedì, in seguito ai risultati del quarto trimestre fiscale.
I ricavi sono risultati pari a 12,23 miliardi di dollari, in calo dello 0,9% sull’anno, superando i 12,13 miliardi attesi. Gli EPS di 0,90 dollari ad azione battono le stime di un dato di 0,81 dollari.
Per il Nord America, Nike ha riportato vendite di 5,12 miliardi, meno dei 5,23 previsti. I ricavi per le regioni EMEA e Grande Cina sono stati di 3,25 miliardi e 1,56 miliardi, rispettivamente, contro le attese di 3,01 e 1,74 miliardi.
Nike ha inoltre riportato un margine lordo del 45%, meno del 46,7% previsto. I livelli delle scorte sono ancora una volta sotto i riflettori perché continuano ad aumentare: 8,42 miliardi di dollari, su del 23% su base annua, più dei 7,03 miliardi attesi.
Il distributore ha anche annunciato un nuovo programma di riacquisto azioni da 18 miliardi di dollari.
L’analista di Morgan Stanley Alex Straton ha dichiarato che il trimestre è stato “quel reset in cui speravamo”, con gli investitori pronti a risultati difficili. L’analista ha tagliato il price target a 149,00 dollari ad azione, dai precedenti 159,00 dollari.
“Il reset degli EPS ‘23 potrebbe preparare NKE a dei successi nel corso dell’anno, con le azioni che potrebbero salire nel secondo semestre 2023 ed oltre”, scrive Straton in una nota ai clienti.
L’analista di Oppenheimer Brian Nagel dice che i risultati mostrano che il trend di base di Nike resta solido.
“Sebbene i recenti trend di Nike siano stati più altalenanti del previsto, crediamo che i dati suggeriscano chiaramente che la domanda soggiacente per i prodotti della società, nelle varie regioni del mondo, resti forte e che NKE sia posizionato ad emergere dall’attuale macro-malessere in modo persino migliore”, scrive Nagel in una nota.