OraFinanza - Oro un po’ meno brillante nelle ultime settimane, con il prezzo odierno a 2.658 dollari (gold futures) e a 2.642 dollari (spot XAU/USD) l’oncia, a circa 150 dollari (-4,7%) sotto il suo record di fine ottobre, quando sfondava quota 2.750 dollari (future). Resta ampiamente positivo il bilancio di questo 2024, con un +28% che sale fino a +35% (in euro) per effetto della rivalutazione del dollaro.
Proprio alla forte accelerazione del dollaro di queste settimane sembra dovuta la pausa delle quotazioni della materia prima, sostenuto dalle prospettive di tassi elevati per un periodo più lungo rispetto a quanto si aspettavano i mercati precedentemente. Oggi la Federal Reserve, seppure effettuando un taglio (25 punti base), dovrebbe lanciare segnali di cautela per i prossimi meeting, motivandoli con la resistenza dell’inflazione e la solidità del mercato del lavoro.
Nonostante l’appannamento dell’oro, gli analisti di Ubs mantengono una visione rialzista sulla materia prima per i prossimi 12 mesi, prevedendo il raggiungimento di quota 2.900 dollari l’oncia entro la fine del prossimo anno. La banca raccomanda un'allocazione di circa il 5% all'interno di un portafoglio bilanciato basato su dollaro USA come diversificatore.
Oltre all'oro, UBS vede opportunità a lungo termine anche nel rame e in altri metalli di transizione, in vista dell'aumento della domanda legata agli investimenti crescenti nella generazione di energia, nello stoccaggio e nel trasporto elettrico.
Tra gli elementi alla base dell’ottimismo di UBS ci sono diversi fattori. Il primo è rappresentato dall’accumulo da parte delle banche centrali: il broker prevede che le banche centrali continueranno ad accumulare oro per diversificare le riserve.
“I dati più recenti del Fondo Monetario Internazionale hanno mostrato che gli acquisti netti di oro da parte delle banche centrali globali in ottobre sono saliti al livello mensile più alto di quest'anno”, spiegano da UBS che ora prevede che il settore ufficiale acquisterà 982 tonnellate metriche di oro quest'anno, con un'aspettativa di almeno 900 tonnellate per il 2025.
Il secondo fattore è rappresentato dalla domanda come copertura di portafoglio. “Con le incertezze legate alle politiche del presidente eletto Donald Trump e le continue tensioni geopolitiche, la domanda di oro come copertura chiave del portafoglio dovrebbe aumentare”, prevedono gli esperti.
Inoltre, a sostenere le quotazioni dovrebbero essere anche i tassi di interesse più bassi: UBS prevede che la Fed taglierà i tassi di 25 punti base oggi, con ulteriori allentamenti previsti per il prossimo anno e questo dovrebbe ridurre il costo opportunità di detenere il metallo, che non genera interessi.
Infine, l’indebolimento del dollaro USA: “un biglietto verde più debole nel medio termine, dovuto a tassi più bassi e preoccupazioni sulla traiettoria del debito del governo statunitense, dovrebbe anche sostenere i prezzi dell'oro”, concludono da Ubs.