WASHINGTON (Reuters) - Crescita bassa, debito elevato ed escalation delle guerre hanno dominato l'agenda ufficiale degli incontri annuali del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale, ma i leader finanziari hanno impiegato gran parte delle loro energie a preoccuparsi dei potenziali effetti di un ritorno di Donald Trump al potere nelle elezioni presidenziali statunitensi di novembre.
L'avanzata del candidato repubblicano Trump nei recenti sondaggi, che ha cancellato gran parte del vantaggio iniziale dell'avversaria democratica, la vicepresidente Kamala Harris, è stata oggetto di quasi tutte le discussioni tra i responsabili finanziari, i banchieri centrali e i gruppi della società civile presenti agli incontri di Washington la scorsa settimana.
Tra i timori dei leader, il potenziale di Trump di sconvolgere il sistema finanziario globale con massicci aumenti delle tariffe, l'emissione di altri migliaia di miliardi di dollari di debito e un'inversione degli sforzi impiegati nella lotta al cambiamento climatico a favore di una maggiore produzione di energia da combustibili fossili.
"Tutti sembravano preoccupati per l'elevata incertezza su chi diventerà il prossimo presidente e su quali politiche verrebbero adottate con il nuovo presidente", ha detto il governatore della Banca del Giappone Kazuo Ueda.
Un altro banchiere centrale, parlando a condizione di anonimato, ha descritto i timori in modo più diretto: "Si comincia a pensare che Trump vincerà".
Trump ha promesso di imporre una tariffa del 10% sulle importazioni da tutti i Paesi e dazi del 60% sulle importazioni dalla Cina. Queste misure colpirebbero le catene di approvvigionamento di tutto il mondo, innescando probabilmente ritorsioni e aumentando i costi.
Venerdì il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner ha detto a Reuters che una guerra commerciale tra Stati Uniti e Unione europea creerebbe solo sconfitti.
(Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Sabina Suzzi)