di Massimiliano Di Giorgio
ROMA (Reuters) - A meno di 24 ore dall'avvio delle consultazioni al Quirinale, il leader politico di M5s, Luigi Di Maio, si dice disponibile a un governo con il Pd oppure con la Lega, ma senza Forza Italia.
La posizione di Di Maio, che guida il primo partito italiano, è stata riferita da due fonti pentastellate, anticipando il contenuto di una intervista a Di Martedì su La7.
"Faremo ciò che abbiamo detto in campagna elettorale: proporremo un contratto di governo come si fa in Germania, si fa ciò che c’è scritto, quello che non c’è scritto non si fa", ha ancora detto Di Maio durante l'assemblea dei parlamentari, parlando di dialogo sui temi o con un Pd in cui Renzi non è più segretario o con la Lega.
Il Pd ha respinto l'offerta definendola "irricevibile" mentre il leader della Lega, Matteo Salvini, apre al dialogo con i 5 stelle ma partendo dalla coalizione di centrodestra "che ha preso più voti" e "senza subire veti o imposizioni".
Porta chiusa di Salvini a una alleanza con il Pd e possibile ritorno alle urne "senza accordi chiari".
PD ALLA FINESTRA, MOSSA M5S MINA UNITA' CENTRODESTRA
"Coerentemente con le decisioni assunte in direzione, il Pd dirà al presidente Mattarella che non siamo disponibili ad alcun governo che abbia Di Maio o Salvini come premier", ha twittato il capogruppo dem al Senato, Andrea Marcucci.
Già stamattina, il segretario reggente Maurizio Martina aveva detto che "tocca alle altre forze politiche" provare a governare, ma il Pd ascolterà il presidente Mattarella e "vedremo se ci saranno indicazioni".
L'asse tra Lega e M5s, i due partiti vincitori delle elezioni, è stato essenziale per eleggere i presidenti delle Camere, ma il dialogo si è incagliato perché Di Maio non vuole sedersi al tavolo con Berlusconi - condannato per frode fiscale - e soprattutto perché rivendica per sé Palazzo Chigi.
Salvini e Di Maio dovrebbero incontrarsi nei prossimi giorni, ma non si sa ancora quando.
La posizione della Lega è delicata perché accettare l'offerta di Di Maio significherebbe rompere l'asse del centrodestra.
In questa situazione, mercoledì e giovedì Mattarella ascolterà i presidenti delle Camere, l'ex capo dello Stato Giorgio Napolitano e i partiti, ma sarà un primo giro di valzer, ed è probabile che nessun leader politico lasci il Colle con un incarico esplorativo in tasca.
Il Quirinale non è disturbato dal confronto diretto tra i partiti, data l'impasse parlamentare seguita al voto del 4 marzo. "È bene che i partiti parlino", dice una fonte vicina al capo dello Stato.
-- Hanno collaborato Giuseppe Fonte, Francesca Piscioneri