ROMA (Reuters) - La Corte costituzionale ha bocciato il meccanismo di attuazione della riforma della pubblica amministrazione voluta dal ministro Marianna Madia.
Nel mirino della Consulta sono finiti gli articoli 11, 17, 18 e 19 della legge 124 del 2015, nella parte in cui è previsto che i decreti legislativi di attuazione siano adottati previa acquisizione del parere della Conferenza unificata Stato Regioni.
La Corte ritiene invece che sia necessaria un'intesa preventiva, contestando quindi la procedura seguita dal governo più che il merito delle leggi.
La sentenza trae origine da un ricorso presentato dalla Regione Veneto.
"Quando non è possibile individuare una materia di competenza dello Stato cui ricondurre, in via prevalente, la normativa impugnata, perché vi è, invece, una concorrenza di competenze, statali e regionali (), è necessario che il legislatore statale rispetti il principio di leale collaborazione e preveda adeguati strumenti di coinvolgimento delle Regioni (e degli enti locali)", spiega la Corte.
Gli articoli su cui i giudici si sono pronunciati riguardano la dirigenza, le partecipate, i servizi pubblici locali e il pubblico impiego.
Bisogna ora vedere cosa accadrà ai cinque decreti approvati ieri in via definitiva dal consiglio dei ministri.
Su questo aspetto arriva l'affondo del presidente dei deputati di Forza Italia ed ex ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta: "Alcuni decreti sono stati già emanati (società partecipate e servizi pubblici locali), mentre quello più discusso della dirigenza dovrebbe essere promulgato domani, altrimenti la delega scade. Che fa ora il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella? Firma un decreto legislativo con una legge delega dichiarata incostituzionale?".
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