ROMA (Reuters) - La direzione del Pd ha confermato questa sera all'unanimità la fiducia al segretario reggente Maurizio Martina, che oggi è stato duro con l'ex leader Matteo Renzi ma ha sostanzialmente preso atto della chiusura al M5s, pur ribadendo il no anche al centrodestra.
La conclusione unitaria appare abbastanza scontata, secondo diversi membri della direzione, sia vicini a Martina che a Renzi. Ma le divisioni nel partito non sembrano composte, nonostante la richiesta di unità e di un sostegno "non di facciata" da parte del reggente.
"Martina ha fatto una buona relazione. La riconferma passerà, ma con una tregua armata all'insegna dell'ipocrisia", dice ad esempio un membro della direzione vicino al ministro della Giustizia Andrea Orlando.
Martina aveva chiesto la riconferma fino alla prossima Assemblea nazionale, che dovrà aprire la strada al Congresso, ma di cui non è stata fissata la data.
Martina ha detto che il Pd deve "supportare l'operato del Presidente (della Repubblica Sergio) Mattarella a cui vanno anche da qui i nostri sentimenti di stima e fiducia".
Lunedì si terranno nuove consultazioni e noi certamente dovremo avere un atteggiamento costruttivo verso la presidenza", ha aggiunto l'ex ministro dell'Agricoltura.
Oggi il Quirinale ha fatto sapere che considera fallita la possibile trattativa tra Pd e M5s, dopo l'uscita di domenica scorsa dell'ex segretario dem Renzi e la richiesta del M5s di voto anticipato a giugno.
Il Colle, che vuole far approvare la manovra finanziaria per il 2019 prima di tornare alle urne, ha annunciato per lunedì 7 maggio una nuova tornata di consultazioni, di un solo giorno, per provare a verificare altre possibili intese di governo [nL8N1SA51N].
Martina avrebbe voluto tentare una trattativa con il M5s, pur riconoscendo che sarebbe stato un percorso molto difficile. Renzi invece ha insistito sulla necessità di un'intesa M5s-Lega, o in alternativa su un governo per fare le riforme costituzionali.
Oggi Martina ha ammesso che il rischio di nuove elezioni è forte, ma ha chiarito non c'è spazio per il sostegno a un governo del centrodestra, sia pure per fare le riforme costituzionali ed elettorali proposte da Renzi.
"Per noi il tema non è mai stato votare (il leader della Lega) Salvini o Di Maio Premier. Ma per noi il tema non potrà mai essere nemmeno sostenere un qualsivoglia percorso con Salvini, (Silvio) Berlusconi e (Giorgia) Meloni come soci di riferimento. Tanto più impossibile chiaramente per noi un governo a trazione leghista".
Un messaggio che sembra rivolto soprattutto a una parte del partito che sarebbe disponibile a una maggioranza, pur se a tempo, con il centrodestra.
Nel suo intervento, Martina ha abbozzato un'analisi sulla sconfitta del Pd, a due mesi dalle elezioni, e ha chiesto una rifondazione del partito.
"Siamo apparsi come soggetto elitario, come soggetto del potere per il potere", ha detto, aggiungendo che i risultati positivi dell'azione di governo del centrosinistra non sono bastati.
(Massimiliano Di Giorgio)