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Pd, Renzi favorito nei sondaggi, ma alleanze restano incerte

Pubblicato 13.03.2017, 14:22
© Reuters. Former PM  Renzi gestures during Democratic Party meeting in Turin

di Massimiliano Di Giorgio

ROMA (Reuters) - Matteo Renzi si avvia con tutta probabilità a essere rieletto segretario del Pd il 30 aprile, stando ai sondaggi che hanno accompagnato il suo ritorno sulle scene con la manifestazione del fine settimana al Lingotto di Torino.

Più incerto lo scenario delle alleanze dei democratici, oggi al governo con Angelino Alfano, ma tirati a sinistra da Giuliano Pisapia. A pesare, la legge elettorale ancora in alto mare e lo stacco del M5s che, secondo alcune rilevazioni, sarebbe il primo partito.

Secondo alcuni poll dei giorni scorsi, alle primarie di fine aprile Renzi raccoglierebbe tra il 53% (Ipsos) e addirittura il 64% (WinPoll), con gli avversari Michele Emiliano e Andrea Orlando nettamente distanziati (due sondaggi danno Emiliano sotto il 10%, uno quasi al 20%, mentre Orlando è dato intorno al 20%).

A votare alle primarie andrebbe, secondo Ipsos, il 2,9% degli elettori, mentre un altro 3,8% potrebbe partecipare ma non ha ancora deciso. Considerato che per la Camera, nel 2013, votarono poco più di 34 milioni di persone, questo significherebbe una partecipazione alle primarie del Pd da un minimo di 1 milione a un massimo di circa 2,3 milioni di persone (nel 2013 votarono oltre 2,8 milioni).

Nonostante Renzi abbia puntato per parecchio tempo al voto anticipato a giugno, sembra ormai scontato che il governo di Paolo Gentiloni, salvo incidenti, arrivi fino a fine legislatura, ovvero a inizio 2018.

L'ex ministro degli Esteri è, stando a un sondaggio Ixé, il leader che gode maggiormente della fiducia degli italiani con il 28% contro il 25% di Renzi (e il 20% dei leader di Lega Nord e Fratelli D'Italia, Matteo Salvini e Giorgia Meloni).

Per un sondaggio Demopolis il 65% degli elettori pensa che sul consenso del Pd potrebbe pesare la sconfitta al referendum costituzionale - voluto da Renzi - mentre il 43% indica tra le criticità l'inchiesta sulla Consip, che vede tra gli indagati il padre dell'ex premier, Tiziano Renzi, e il ministro dello Sport Luca Lotti.

Renzi dunque è ancora forte nel Pd e tra i suoi elettori, ma sembra aver perso consenso fuori. E lo scenario che si presenterà dopo la sua rielezione, a maggio, non sarà probabilmente molto diverso.

© Reuters. Former PM  Renzi gestures during Democratic Party meeting in Turin

Anche se da Torino Renzi e i suoi hanno attaccato con durezza gli scissionisti, il peso dei movimenti alla sinistra del Pd oggi non è trascurabile. Secondo Ixé, Mdp, Sinistra Italiana e Campo Progressista raccolgono complessivamente il 10% circa. In presenza di una legge elettorale proporzionale o di un recupero del cosiddetto Mattarellum (che incoraggia le coalizioni) sarebbe difficile evitare un accordo, che forse non basterebbe neanche per governare.

In quel caso, il Pd dovrebbe provare a costruire un'alleanza che vada dalla sinistra agli ex Forza Italia di Alfano.

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