Investing.com - Il prezzo del greggio crolla questo lunedì, il dollaro forte e le poche speranze di un congelamento della produzione pesano sul sentimento.
Il greggio con consegna ad ottobre sul New York Mercantile Exchange crolla di 76 centesimi, o dell’1,6%, a 46,88 dollari al barile alle 3:57 ET (07:57 GMT).
Intanto, sull’ICE Futures Exchange di Londra, il greggio Brent con consegna a novembre segna un crollo di 79 centesimi, o dell’1,58%, a 49,36 dollari al barile.
Il calo del prezzo del greggio è dovuto al balzo del dollaro al massimo di due settimane in seguito ai commenti dei due maggiori esponenti della Federal Reserve, che hanno lasciato intendere la possibilità di un aumento dei tassi di interesse statunitensi già il mese prossimo.
La Presidente della Fed Janet Yellen venerdì, durante il vertice dei banchieri centrali a Jackson Hole, Wyoming, ha dichiarato che le probabilità di un aumento dei tassi sono salite, mentre il Vice Presidente Stanley Fischer ha affermato che a settembre è possibile un inasprimento.
Un aumento dei tassi di interesse USA farebbe salire il dollaro, rendendo il greggio più costoso per i titolari di altre valute.
L’Indice del Dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, schizza al massimo giornaliero di 95,69, il massimo dal 15 agosto. L’indice si è poi attestato a 95,65 questa mattina.
Intanto, si riducono le probabilità che il prossimo vertice tra i principali produttori di greggio in agenda a settembre possa portare ad un intervento per ridurre l’eccesso delle scorte globali, soprattutto dopo che l’Iran ha dichiarato che collaborerà nelle trattative per il congelamento della produzione solo se gli altri esportatori riconosceranno il diritto del paese di riprendersi interamente la partecipazione sul mercato.
La scorsa settimana, il Ministro per l’Energia saudita Khalid Al-Falih ha affermato che non crede che sia necessario un “intervento significativo” sul mercato.
I commenti sono stati resi in vista di un vertice informale dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio che si terrà in Algeria alla fine del mese prossimo, durante il quale i principali produttori della materia prima potrebbero discutere della possibilità di congelare la produzione.
Tuttavia, gli analisti e i traders restano scettici sul fatto che il vertice possa portare ad una qualche azione concreta per la riduzione delle scorte in esubero.
Il prezzo del greggio è schizzato di quasi 10 dollari al barile, quasi il 25%, nelle prime tre settimane di agosto, grazie alle aspettative di un congelamento della produzione da parte dei principali produttori in occasione di un vertice informale dell’OPEC che si terrà in Algeria il mese prossimo.
Il tentativo di congelamento della produzione all’inizio dell’anno è fallito quando l’Arabia Saudita si è tirata indietro dopo il rifiuto dell’Iran di prendere parte all’iniziativa, mettendo in evidenza la difficoltà di raggiungere un accordo da parte di paesi rivali dal punto di vista politico.