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Voto, tempi lunghi per soluzione Quirinale in caso di stallo

Pubblicato 02.03.2018, 14:56
Aggiornato 02.03.2018, 15:14
© Reuters. Il palazzo del Quirinale, sede del presidente della Repubblica
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di Massimiliano Di Giorgio

ROMA (Reuters) - Nell'ultimo giorno di campagna elettorale gli occhi sono già puntati sul Quirinale che sarà chiamato a trovare una mediazione per dotare l'Italia di un nuovo governo se, come ci si attende, non emergerà una maggioranza certa dal voto di domenica 4 marzo.

Se questo scenario si realizzasse, la soluzione non sarà però immediata.

Una fonte vicina al presidente della Repubblica Sergio Mattarella dice che "fino a che non si vedono i seggi e non si capiscono le vere intenzioni dei partiti in caso di pareggio, non c'è piano o strategia che tenga".

"In caso di stallo, le decisioni matureranno con estrema lentezza. Sempre che maturino".

I circa 50 milioni di italiani chiamati alle urne voteranno con un nuovo sistema elettorale, prevalentemente proporzionale.

La fonte non esclude che in caso di pareggio il capo dello Stato dia un incarico esclusivamente esplorativo al presidente di una delle due Camere, oppure scelga "una personalità che dovrà cercarsi i voti in Parlamento".

L'elezione dei presidenti di Camera e Senato sarà la prima tappa che dovrà affrontare il nuovo Parlamento, che si riunisce il 23 marzo, e una possibile cartina di tornasole per le mosse successive, poiché è un voto che avviene a maggioranza assoluta.

GLI SCENARI E LA REAZIONE DEI MERCATI

Prima del silenzio imposto a 15 giorni dal voto, i sondaggi non indicavano nessuna coalizione o partito al 40%, aprendo la strada a coalizioni tra avversari per formare il governo.

Centrodestra e Pd hanno escluso la possibilità di "larghe intese", preferendo tornare subito al voto, ma il Colle è cauto su elezioni anticipate con la stessa legge.

Il Movimento Cinque Stelle ha annunciato che, se non avesse la maggioranza ma risultasse primo per numero di eletti, chiederebbe agli avversari di sostenere il proprio esecutivo.

Negli ultimi giorni alcuni media hanno parlato di una possibile coalizione tra M5s e centrosinistra (allargata a LeU), che insieme potrebbero avere i numeri per governare.

Ieri il capo politico grillino Luigi Di Maio ha presentato la lista dei suoi candidati ministri, tra cui spuntano molti nomi vicini alla sinistra, anche nei dicasteri economici.

Il leader Pd Matteo Renzi ha sempre escluso alleanze con i pentastellati e con i "populisti" in genere, e ha impostato la campagna elettorale come una gara con il M5s a chi prende più seggi.

L'ex premier di centrodestra Silvio Berlusconi ha definito il movimento un "pericolo per l'Italia" ma si è detto pronto ad accoglierne i "fuoriusciti", espulsi dopo lo scandalo dei mancati rimborsi.

Si tratta di una pattuglia di una decina di possibili eletti, che in Parlamento potrebbero essere utili al centrodestra per formare la maggioranza.

I mercati al momento non sembrano preoccupati dal voto, con lo spread tra Btp e Bund decennali titoli sui 140 punti.

Anche Il Pil, indicato dal governo a +1,5% nel 2018, aiuta.

Gli analisti di Banca Akros scrivono che "il forte miglioramento nell'attuale contesto macro in Italia è potenzialmente un fattore sufficientemente significativo per contrastare un contesto politico altamente incerto".

© Reuters. Il palazzo del Quirinale, sede del presidente della Repubblica

Il quadro però potrebbe cambiare, inquietando i mercati, se gli italiani votassero in maggioranza per i cosiddetti partiti "populisti", cioè M5s, Lega e Fratelli d'Italia, anche se i diretti interessati escludono la possibilità di una alleanza.

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